R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

La manifestazione di un ricordo. Siamo nel 2000 e un Fabio Fazio neutrale quanto solo la Svizzera sa esserlo, annuncia all’interno di un suo programma di successo sul calcio, una promettente band francese. In studio compaiono i Phoenix e la loro sintetica If I Ever Feel Better. L’esibizione è, come di consueto in Italia, in playback e si conclude con il conduttore che mostra la copertina iconica di United che riporta un poster della band applicato a un muro da due mani femminili con dita affusolate e uno smalto rosso fuoco. Perché è importante questo momento banale? Semplice. Si trattava della consacrazione definitiva del ‘French Touch’, che, come il Brit Pop inglese non contraddistingue un vero e proprio movimento musicale, ma una comunione d’intenti e la voglia di far emergere a livello internazionale la musica francese di solito relegata ai confini patri, con i Noir Desir come unica eccezione. Dopo gli Air, i Daft Punk, i Cassius, Bob Sinclair, Stardust e anche in un certo senso i Modjo (la loro Lady (Hear Me Tonight), è nel suo piccolo qualcosa di clamoroso), ecco giungere questi quattro ragazzi con l’offerta più rock del lotto. La band di Thomas Mars (leader del gruppo, voce e percussioni), Deck d’Arcy (basso e tastiere), Laurent Brancowitz (chiarre e tastiere) e Christian Mazzalai (chitarra ritmica), riuscì con quel disco nell’intento di combinare il matrimonio perfetto tra musica disco e pop rock raffinato. Oltre vent’anni dopo, questo nuovo Alpha Zulu sembra volere riesplorare i vecchi fasti e far tesoro delle lezioni precedenti per comprendere cosa non ha funzionato nei dischi passati e ripartire al meglio.

E la partenza è di fatto col botto. La title track ci accoglie con Take a moment to decide to compromise / Prenditi un momento per decidere di scendere a compromessi e loro sembrano tornati giovani, spensierati ma con molta esperienza dalla loro. Il brano è un ottimo biglietto da visita per questo nuovo viaggio dall’Alpha (per l’appunto United, il disco del 2000), all’OmegaZulu (il disco Ti Amo del 2017). La successiva Tonight vede la collaborazione di lusso di Ezra Michael Koenig, cantante, chitarrista e songwriter della band di culto Vampire Weekend e si tratta di un manifesto: il perfetto stile Phoenix. Per chi scrive, questo stile si mostra con un mood sereno e spensierato come l’uscire a fare compere in una giornata che si apre al bel tempo dopo un mattino uggioso. The Only One è la perfetta sintesi di come la band riesca a ‘farla semplice’, di come la musica pop deve suonare semplice, seppur complessa e mai scontata nella sua struttura. La pulizia dei suoni, gli intrecci di tastiere con la drum machine sono perfetti, essenziali e si adagiano alla perfezione alla voce cristallina di Thomas Mars. After Midnight è forse la traccia più bella e più sentita del disco. Un ritmo serrato à la The Strokes supporta il cantato perfetto di Mars, mentre dietro le pelli a picchiare troviamo Thomas Hedlund, musicista svedese che dal 2003 suona la batteria nei Cult Of Luna, band metal tanto pesante quanto raffinata. Ricco di suoni e atmosfera anche Winter Solstice, uno dei quattro singoli usciti per promozione. L’essenzialità della canzone mi fa pensare alla band alle prese col nuovo disco durante il periodo di pandemia al Musée des Arts décoratifs, che si trova all’interno del Palazzo del Louvre a Parigi. A tal proposito, Laurent Brancowitz, il chitarrista ha dichiarato che la band si era resa conto del fatto che quelle sessioni sarebbero state un’avventura fantastica perché avrebbero avuto la possibilità di creare qualcosa dal nulla nella cornice di un museo vuoto. Christian Mazzalai, l’altro chitarrista ha aggiunto che nonostante le preoccupazioni iniziali nel riuscire a fare qualcosa nonostante fosse circondato (e quindi distratto), da troppa bellezza, il gruppo ha prodotto incessantemente musica nei primi dieci giorni. L’ispirazione si sente e, come per altri artisti importanti, quali Bloc Party e ultimamente Arctic Monkeys, tornare col pensiero ai primi giorni di vita della band è servito per poter ritrovare la retta via. Il disco suona quindi fresco e immediato dall’inizio fino alla conclusiva Identical, primo singolo della band e probabilmente la canzone meno rappresentativa del disco. Lo stesso Thomas Mars l’ha definita una sorta di ‘Frankenstein dell’album’, una traccia che va in una direzione sonora diversa da tutto il resto dell’opera e che ricorda in questo la ‘confusione’ presente ai tempi dell’uscita di United. La canzone è comunque valida e questo non solo per il fatto che sia stata inserita nella colonna sonora del film On The Rocks, diretto da Sofia Coppola, moglie del leader e cantante.

L’album è stato ispirato da Philippe Zdar dei Cassius, scomparso in un tragico incidente nel 2019. Zdar ha prodotto tre album della band e oltre ad essere un punto di riferimento era anche un loro caro amico. Forse il ritorno al passato è dovuto in parte a questo triste episodio e l’opera risulta ispirata e non manieristica. In questo disco c’è molta più riconoscenza rispetto alla malinconia e questo ha fatto la differenza. Promosso a pieni voti.

      

Tracklist:
01. Alpha Zulu
02. Tonight (feat. Ezra Koenig)
03. The Only One
04. After Midnight
05. Winter Solstice
06. Season 2
07. Artefact
08. All Eyes on Me
09. My Elixir
10. Identical