Articolo di Luca Franceschini, immagini sonore di Andrea Caristo

Il tempo passa in maniera strana. O meglio, è la nostra percezione del tempo che passa, ad essere strana. Ieri sera, verso la fine del concerto di Fabrizio Pollio alla Salumeria della Musica, lo stesso Fabrizio ricordava che “Humus”, il suo disco di debutto come solista, usciva quattro mesi fa. Ecco, viviamo in un’epoca di frenesia in cui una settimana lavorativa, per quanto mi riguarda, sembra durare un battito di ciglia. Eppure, allo stesso modo, un disco uscito quattro mesi fa sembra già vecchio di un secolo. Ci sono troppe cose da ascoltare, troppe sollecitazioni da cogliere al volo, troppi articoli da scrivere, troppi link da postare.
Così, mentre provo a scrivere qualche riflessione sul bellissimo concerto dell’altra sera, mi torna alla mente che le canzoni di “Humus” le ho riascoltate proprio in quell’occasione, visto che il disco, che pure mi era piaciuto molto, lo avevo rigorosamente riposto nello scaffale per passare ad altra roba.
È il tempo in cui viviamo, dobbiamo rassegnarci: o segui l’hype o guardi indietro. Sono due operazioni entrambe dignitose, devo solo capire come fare per trovare una via di mezzo…
Ma per fortuna ci sono i concerti. Perché quando vai a vedere un artista, di fatto, vieni ributtato nel suo presente, non importa se non ti ricordavi più da quanto tempo esattamente non mettevi un suo cd nel lettore (sì, ho ancora un lettore cd).
Il concerto alla Salumeria, al di là della bellezza delle cose ascoltate, dell’intensità delle emozioni provate, mi ha chiarito più di ogni altra cosa che Fabrizio è incamminato sulla strada giusta.

Il congelamento degli Io?Drama è stato duro da digerire. Per me che ho scoperto questo gruppo sette anni fa e me ne sono perdutamente innamorato, andandoli a vedere tutte le volte che passavano dalle mie parti e non stancandomi mai di sentire e risentire le stesse canzoni ogni volta (caso unico che raro, per me che sono un maniaco delle scalette). Ma anche per tutta una fan base numerosa e affezionata, che seguiva il gruppo per ogni dove e che però, lo dico con la morte nel cuore, non è bastata per farle compiere il salto nello showbiz che avrebbe decisamente meritato.
Gli Io?Drama sono dunque in congedo fino a data da destinarsi e l’avvio della carriera solista del loro cantante, leader e principale compositore, poteva essere una cosa bella ma poteva anche avere il sapore della sconfitta, per chi avesse creduto fortemente nella sua band principale.
“Humus” è un bel disco. Ha messo in primo piano la componente più Pop e accattivante del songwriting di Pollio e l’ha rivestita con arrangiamenti inediti, anche grazie al contributo di una produzione eccellente. Un disco fresco, dal potenziale commerciale elevato, l’ideale punto di partenza per un nuovo cammino.
Lo avevamo visto a dicembre, quando al Serraglio suonò per la prima volta quelle canzoni e due cover (tra cui una “Magic Shop” di Battiato da pelle d’oca). Fu un concerto breve e intenso, dove i pezzi degli Io?Drama erano probabilmente uno spettro che aleggiava nella venue, ma che in ogni caso non si materializzarono mai.
Era nervoso, Fabrizio, me lo ricordo abbastanza bene. Ma piano piano riuscì a sciogliersi e tutto andò bene, davvero bene. La gente era venuta (il Serraglio era strapieno) e il concerto fu bellissimo.

Quattro mesi dopo si ritorna a Milano. Questa volta nella splendida cornice de La Salumeria della Musica, che forse è oggi il posto più bello in città, per ascoltare buona musica. In questo lasso di tempo Pollio e la sua band sono stati in giro per tutta Italia e pare che i consensi siano stati ottimi. Adesso l’inverno è finito, è iniziata la primavera ed è il momento migliore per chiudere il cerchio nella propria città, lì dov’era cominciato tutto, prima di lanciarsi verso nuove sfide.
Ancora una volta, la risposta del pubblico è stata enorme. Locale bello stipato, zona sottostante il palco invasa da fan, amici e parenti. C’è aria di celebrazione, di ritorno a casa… è bello, insomma.
Apre Luca Milani, in arte Qualunque, artista del prolifico roster della Costello’s Records. Un disco all’attivo (“Mafalda, il meteo e tutto il resto”, ne abbiamo parlato qui) e un altro già registrato di prossima uscita.
Il set di questa sera è acustico e in solitaria anche se, da qualche battuta scambiata con lui qualche tempo fa, ho saputo che le nuove canzoni avranno un sound di ben maggiore potenza.
Si alternano brani vecchi e nuovi per una mezz’ora scarsa e il risultato, come ogni volta che mi è capitato di vederlo, è piacevole. Il repertorio è abbastanza forte ed è efficace nel raccontare le paure e le insicurezze delle attuali giovani generazioni. Lui stesso sembra un po’ incarnare le storie che canta e quell’aria umile e leggermente dimessa che indossa può sembrare un punto debole ma, in fin dei conti, è quel che meglio lo definisce e lo caratterizza.
Aspettiamo il nuovo disco nella speranza di poterne parlare bene come e più del primo.

Pollio e la sua band fanno il loro ingresso poco dopo. La formazione presenta il nucleo stabile di tutto questo tour, vale a dire Giuseppe Magnelli alla chitarra, Mamo alla batteria (entrambi provenienti dagli Io?Drama), Jacopo Federici al basso e alle tastiere (che a questo giro può utilizzare un bellissimo pianoforte a coda messo a disposizione dal locale) ma questa è una data speciale e dunque è presente il gruppo allargato delle grandi occasioni: Silvia Cosmo al violoncello (che si occuperà del basso in quelle canzoni in cui Jacopo starà al pianoforte) ed Emanuele Dau alla tromba e al flicorno. Il musicista di Sassari (che avevamo già ammirato in azione al Serraglio) è un tassello importantissimo nella realizzazione di “Humus”, dato che oltre ad avere suonato su alcune delle canzoni si è anche occupato in prima persona della produzione (alcune delle session di registrazione si sono svolte a casa sua, in Sardegna).
Si parte in quarta con “Oggi è domenica” e si rimane subito colpiti dal sound, potente e nitido e dal tiro pazzesco che questa band è in grado di dare ai brani. L’atmosfera si scalda immediatamente, tutti cantano a squarciagola e l’impressione è che questo lavoro sia ormai diventato un classico.
La successiva “Nessun dogma” rivela un dato importante: questa sera basi e campionamenti vari se ne sono stati a casa. Fatta eccezione per qualche orchestrazione sulla chitarra di Giuseppe, il resto degli arrangiamenti sarà rigorosamente analogico. Una scelta interessante, che ha chiarito, se mai ce ne fosse stato bisogno, che i pezzi di “Humus”, pur prodotti e arrangiati magnificamente, sono belli in sé e funzionano con addosso qualunque vestito.
In effetti “Nessun dogma”, spogliata dal suo esplicito carattere EDM, mantiene intatta la sua carica Pop e scuote i presenti come avrebbe fatto la versione originale.

Stessa potenza, stessa intensità per “Le vite degli altri”, anch’essa accompagnata da un enorme singalong e nella quale si è avvertito un certo senso di liberazione: oggi, quei giorni bui durante i quali maturavano le amare riflessioni del testo, sembrano passati. Oggi si può fare festa, consapevoli che il presente nel quale si è immersi è anche l’unico luogo dove si vuole veramente stare.
Sintesi di questo mood prevalente è probabilmente “Angelus”, che prende una circostanza tragica come la scomparsa del padre di Fabrizio e la trasforma in una marcia trionfale dove l’amore può vincere sul dolore e far trovare in qualche modo la forza di andare avanti.
L’esecuzione dei brani di “Humus” prosegue con “La comparsa” e “Il figlio malpensante”, con la band che tira dritta senza sbavature e un Fabrizio molto affabile ma anche molto concentrato, consapevole dell’importanza dell’occasione e dunque teso a dare al pubblico uno show di livello, senza perdersi troppo in gigionerie o discorsi.
Anche l’incursione nel territorio degli Io?Drama viene affrontata così, senza troppe spiegazioni e giustificazioni. Non aveva voluto tornarci sopra a disco appena uscito, lo fa adesso, che sono passati quattro mesi e che ha potuto verificare come il pubblico lo segua anche per il suo presente, non solo per il suo passato. Ma sono idee mie; lui, giustamente, non dice nulla e si limita a suonare quei pezzi che così tanto amiamo. “Nel naufragio” è come sempre intensissima, impreziosita dal violoncello di Silvia e l’emozione del pubblico mentre canta ogni singola parola è palpabile.
“Vergani Marelli 1” e “L’amore ai tempi del precario” infiammano l’atmosfera nonostante vengano proposte in un’inedita veste acustica; sono dedicate ad un periodo in cui le cose non andavano bene come adesso, parafrasando quel che il loro autore ha detto dal palco per introdurle.
E poi arriva “Non resta che perdersi”, che in acustico assume nuove dimensioni e sembra aver acquisito un non so che di più sereno, lontano dalle inquietudini di quando era stata composta.

Si ritorna ai pezzi di “Humus” con una toccante “Sospesa”, momento dove l’intensità lirica la fa da padrona. Poi arriva “Incompiuta”, sempre all’interno della canzone d’amore ma con la carica sfrenata dei migliori brani Pop. Siamo agli sgoccioli, la gente lo capisce e quindi ne approfitta per ballare e cantare il più possibile, come del resto aveva fatto anche sulla precedente “Generico”, altro grande momento, uno dei pezzi più riusciti del disco.
I bis cominciano con una nuova esecuzione de “Le vite degli altri”: è una scelta che non apprezzo mai, quando gli artisti rifanno nello stesso concerto canzoni già suonate in precedenza (soprattutto quando avrebbero abbondanza di repertorio a cui attingere) ma devo dire che in questo caso, l’urgenza che Pollio aveva di cantare di nuovo questo brano, è stata avvertita dal pubblico che l’ha conseguentemente riconosciuta come sua. Nessuna stanchezza, quindi ma rinnovate manifestazioni di entusiasmo; stesso discorso per “Oggi è domenica”, che ha chiuso quindi il concerto nello stesso modo in cui era iniziato.
Tra i due pezzi, da solo sul palco con la chitarra acustica, Fabrizio è sembrato pensare per qualche istante al da farsi e ha poi attaccato “Musabella”, probabilmente il suo brano di maggior successo con gli Io?Drama. Gliel’hanno chiesta per un po’, quando la band era uscita prima dei bis, e non sapremo mai se sia stata dettata dalla decisione di accontentare i fan o, piuttosto, dalla consapevolezza che quello poteva essere un buon momento per quel pezzo.
In ogni caso, ne è uscita un’ottima versione, che ha impreziosito ancora di più un concerto quasi perfetto.
Cosa succederà adesso al progetto Pollio? Probabilmente continuerà a girare in lungo e in largo per l’Italia, tutt’al più che con l’estate in arrivo non mancheranno i posti piacevoli da visitare. È evidente però che alla Salumeria è accaduto qualcosa che non si può ignorare: abbiamo, forse più di quattro mesi fa, assistito alla nascita di un nuovo artista, un artista che si farà conoscere per i dischi che realizzerà da questo momento in avanti.
Se poi gli Io?Drama torneranno a lavorare insieme, non potremo che esserne contenti; ma questa sera Fabrizio Pollio ha chiarito che del suo passato, almeno per ora, non ha bisogno.