Articolo di James Cook

Nel periodo che va da fine maggio alla prima decade di giugno, ogni anno idealmente sposto il mio domicilio per seguire la fase conclusiva di Novara Jazz. La rassegna, quest’anno giunta alla sua 15ma edizione, si distingue per originalità, qualità e varietà delle proposte, nonché per la capacità di parlare diversi linguaggi, creando al contempo un dialogo fra culture e generazioni differenti.
Per tre weekend la città e le aree limitrofe si vestono di jazz, con oltre 90 eventi tra le piazze, le strade, le vigne, le chiese, i musei, i parchi e i cortili. Ci sono poi appuntamenti per i più piccoli, residenze d’artista, una mostra fotografica, una fiera del disco usato e da collezione, etc.
Un fine settimana ha anche ospitato la quarta edizione di Street Jazz (concerti contemporanei acustici in postazioni dislocate per le strade e le piazze del centro con allievi provenienti da 13 conservatori e scuole di musica del nord Italia).
Pur spaziando a 360 gradi l’evento si esprime costantemente al meglio grazie all’organizzazione pressoché perfetta guidata dai direttori artistici Corrado Beldì e Riccardo Cigolotti. Un impegno culturale e sociale quello di Novara Jazz che ha contribuito al raggiungimento di un traguardo prestigioso: la città infatti, l’anno prossimo, sarà sede della “European Jazz Conference 2019”, divenendo, nel mese di settembre, il punto d’incontro e confronto di circa 350 delegati che lavorano in ambito jazz e provengono da varie parti d’Europa.

Per me è stato un vero piacere percorrere le strade e visitare i luoghi in cui si sono svolti i concerti, respirando così fino in fondo l’essenza di un genere di musica che prediligo e che qui ho avuto modo di sperimentare in tutte le sue declinazioni. Alla fine i volti che ho incontrato sono diventati familiari, si sono instaurate nuove conoscenze, ci si è ritrovati come un gruppo di amici, per assistere ad esibizioni che ogni volta sono riuscite nell’intento di incuriosire ed emozionare.
Il palco principale quest’anno è parso più importante e tecnologico, arricchito da uno sfondo in cui venivano proiettate immagini su pannelli di forma irregolare. Come da tradizione è stato montato al Broletto, un complesso architettonico medioevale con un ampio cortile (denominato brolo appunto) che sorge nel cuore della città.
Tra i più interessanti i concerti della serie “taste of jazz”, nei quali è stata proposta musica di ricerca in luoghi di interesse storico, abbinata a degustazioni di prodotti tipici del territorio (dai vini al gorgonzola, dal riso ai salumi e formaggi…).


Come detto all’inizio, per circa un paio di settimane trasferirei a Novara il mio domicilio se potessi, in realtà anche quest’anno mi sono dovuto limitare a diverse incursioni, cercando comunque di essere presente il più possibile. Ecco una breve sintesi degli eventi ai quali ho partecipato:

27.05 Marthe Lea nella vigna di Suno.
Ci troviamo nel “medio novarese”, all’interno della valle del torrente Meja. In un luogo di pace, una vigna baciata dal sole al tramonto, una ragazza appena arrivata da Oslo ci ha accarezzato con una voce dolcissima ed emozionato con il suo sassofono lasciato in libertà. Ha Cantato e suonato melodie tradizionali del suo paese, regalandoci un momento di straordinaria tranquillità in cui siamo entrati in perfetta armonia con l’ambiente circostante, fatto di filari d’uva e campi di mais.

CLAROSCURO

31.05 Matteo Bortone Trio al Broletto.
ClarOscuro è il nome del trio guidato da Matteo Bortone, contrabbassista pugliese tra i più quotati ed originali della nuova generazione. Il concerto si è svolto partendo dalle composizioni tratte dal disco omonimo pubblicato un paio di mesi fa, di cui titolo ne racchiude già l’intento: dare origine ad atmosfere diverse attraverso l’uso di contrasti. I brani si sono susseguiti secondo schemi precisi, ma grande spazio è stato lasciato all’iniziativa e all’interazione con il pianista Enrico Zanisi ed il batterista Stefano Tamborrino, creando una musica dal carattere squisitamente evocativo. Un ottimo inizio per la mia presenza allo stage principale della rassegna!

PIPE DREAM

31.05 Pipe Dream al Broletto.
La serata è proseguita  con il meraviglioso collettivo Pipe Dream, in cui il violoncellista e cantante Hank Roberts (newyorkese, protagonista della leggendaria scena “downtown” nella New York degli anni ’80 a fianco di Tim Berne, Marc Ribot, John Zorn e Bill Frisell) si è amalgamato con quattro dei musicisti più creativi del panorama jazz italiano: Pasquale Mirra (vibrafono), Zeno De Rossi (batteria), Giorgio Pacorig (piano, Fender Rhodes) e Filippo Vignato (trombone). Note intriganti, irresistibili, decisamente originali. Il tutto ottenuto viaggiando dalla musica da camera agli echi africani, da melodie folk soul che si sono trasformate a tratti in un’orchestra e hanno attraversato il jazz-rock fino a diventare una miscela talmente sorprendente che le parole faticano a descrivere. L’unica via, per noi fortunati presenti, è stata quella di lasciarsi andare completamente e intraprendere uno straordinario itinerario sonoro. Per chi non c’era, raccomando vivamente l’omonimo cd in uscita il 7 settembre prossimo (ma già disponibile ai concerti).

DRIVE!

01.06 Drive! Al Broletto.
Drive! è il progetto collettivo di Giovanni Guidi al Fender Rhodes, Joe Rehmer al basso elettrico e Federico Scettri alla batteria. Le loro melodie, frutto di una creazione collettiva istantanea, ci hanno introdotti in un’atmosfera densa, magmatica, distorta. Echi di jazz elettrico dei primi anni settanta ed elettronica vintage hanno dato vita ad un vortice che ha risucchiato il pubblico in un universo parallelo, trattenendo tutti quanti in una inquietante e seducente apnea per oltre un’ora.

HANK ROBERTS

02.06 Hank Roberts nella Basilica di San Gaudenzio.
Nella magica atmosfera di questo contemplativo luogo di culto cattolico, sotto la maestosa cupola (ben 121 metri di altezza) progettata da Antonelli, abbiamo ritrovato Hank Roberts, definito da Corrado Beldì “uno dei più importanti improvvisatori del nostro tempo”. Col suo straordinario solo, voce e violoncello, mescolando i suoni visionari del jazz con suadenti melodie folk ci ha condotti, attraverso imprevedibili, intime sensazioni, ad una benefica riconciliazione con la nostra spiritualità.

DAN KINZELMAN & SAM HABERMAN

02.06 Dan Kinzelman & Sam Haberman alla biblioteca civica Carlo Negroni.
Il cortile della struttura, aperta al pubblico nel 1852 negli storici palazzi Negroni e Vochieri, con un patrimonio librario di oltre 330.000 volumi di cui più di 2.000 edizioni del ‘500, è un angolo di tranquillità nel centro storico.
Dan, americano di nascita ma da oltre 10 anni residente in Italia, miscela in maniera originale le sue tradizionali radici musicali con una costante predisposizione per l’esplorazione sonora. Difficile classificare i suoi progetti, spesso caratterizzati dall’unione di linguaggi distanti per generare qualcosa di inquietante e affascinante. In questa occasione ha incontrato il batterista Sam Haberman, componente del quartetto di Baltimora Horse Lords, musicista abituato a portare in scena la sua indole più rock e “selvaggia”, in un set completamente improvvisato. Abbiamo assistito ad una sperimentazione nella quale gli strumenti dei due artisti si sono prima studiati e poi fusi in un amalgama che ci ha rigenerato, in preparazione degli altri appuntamenti del pomeriggio e della serata.

VIGNATO, MIRRA & PACORIG

02.06 Filippo Vignato, Pasquale Mirra & Giorgio Pacorig al museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi.
In un luogo in cui scienza e storia creano una perfetta sinergia, l’apertura mentale di Pacorig (Rhodes), Vignato (trombone) e Mirra (vibrafono) li ha portati con naturalezza a dialogare in assoluta libertà. Nel tranquillo giardino ci siamo immersi in un viaggio attraverso i continenti senza una rotta precisa, è bastato chiudere gli occhi e lasciarci guidare dalle intriganti vibrazioni trasmesse dai loro suoni magici, per ritrovarci a fine set con bellissime sensazioni di libertà e pace.

NUBYIA BRANDON

02.06 Nubiyan Twist al Broletto.
Fiati, percussioni ed elettronica sono gli ingredienti principali del progetto Nubiyan Twist, collettivo future jazz con base a Londra. Musica da ballare con influenze afro beat e dub, un groove che incanta, una ritmica potente e seducente. Il risultato è un suono moderno, tecnologico e contemporaneamente caldo, che si nutre di molteplici influenze culturali e sociali. Nelle atmosfere della band, guidata dalla conturbante Nubiya Brandon, mi sono completamente immerso, godendomi la splendida fusione di ispirazioni tratte dalle mille sfaccettature di una realtà multietnica.

CLOCK’S POINTER DANCE

03.06 Clock’s Pointer Dance nella Sala del Compasso.
Un ambiente maestoso quello del sottotetto della Basilica di San Gaudenzio, caratterizzato da imponenti travi in legno, nel quale è custodito il grande compasso usato da Antonelli e Magistrini per realizzare la circonferenza della cupola: quì si è svolto il concerto di un insolito quintetto. Ad una classica sezione fiati (tromba, sax contralto, trombone) con sonorità jazz, è affiancata una ritmica (chitarra e batteria) più marcatamente rock, il tutto condito con un po’ di elettronica. L’integrazione tra le due anime è stata di notevole impatto, le suggestioni create dalle variazioni melodiche sono riuscite a coinvolgere ed ammaliare il pubblico che ha risposto entusiasta. Consigliatissimo il primo ed omonimo cd, per continuare a godere degli intriganti contrasti di una delle più interessanti realtà italiane delle ultime stagioni.

JOHNNY LAPIO

03.06 Johnny Lapio Torino Performing Orchestra al Broletto.
Torino Performing Orchestra è un progetto sperimentale che riunisce un ensemble di musicisti creativi dell’area torinese. Le composizioni originali del trombettista e direttore Johnny Lapio ci hanno accompagnato in una elettrizzante cavalcata attraverso note continuamente in bilico tra avanguardia e sonorità vicine al funky. La performance, caratterizzata da repentini cambi di tempo e di atmosfere, fino a sfociare a tratti nel noise, si è rivelata così un’esperienza unica, profondamente appagante.

JOHN SURMAN

09.06 John Surman nella Basilica San Gaudenzio.
Incontrare John Surman a Novara è stato quasi in sogno per chi, come me, ha passato tante ore ad ascoltare i suoi dischi, al buio, a migliaia di chilometri dai favolosi paesaggi che evocavano le sue composizioni. L’artista inglese icona del jazz, si è quasi stupito dei suoni che riusciva a creare con sax soprano e clarinetto basso, combinati con la meraviglia acustica ed architettonica della basilica di San Gaudenzio. Ci ha incantati passeggiando sotto la cupola alla ricerca del riverbero migliore, emozionandoci profondamente con le sue straordinarie melodie e i suoi modi semplici. Nel finale ha percorso parte della navata continuando a improvvisare ed invitandoci a cantare, in un’atmosfera che rimarrà a lungo tra i ricordi più belli che ci ha regalato Novara jazz. Surman, al termine della performance è stato premiato con la chiave d’oro della città, riconoscimento che ogni anno viene assegnato al musicista più importante che partecipa alla rassegna.

JACKSON, GONZALES & HORNE

09.06 Jason Jackson, Stefan Gonzales & Jonathan Horne nei giardini della canonica del duomo.
Un chiostro che conserva intatta la sua antica conformazione crea un suggestivo luogo fuori dal tempo, nel centro storico della città. Lì ho incontrato sonorità che uniscono nello spiazzamento. Jackson, Gonzales & Horne (tre membri di The Young Mothers, travolgente formazione texana che la sera prima aveva infiammato il Broletto) hanno proposto una musica collettiva di ricerca ed improvvisazione. E’ stato un vero piacere abbandonarmi sul prato al mantra delle voci che incrociavano il vibrafono, seguire la tromba pocket che dialogava con chitarra e batteria. I suoni si sono mossi in piena libertà e il mio sguardo, alzato al cielo, si è perso ad osservare la traiettoria delle rondini.

GORAN KAJFES SUBTROPIC ARKESTRA

09.06 Goran Kajfes Subtropic Arkestra al Broletto.
Per la prima volta in italia, la Subtropic Arkestra di Goran Kajfeš è tra gli ensemble più interessanti della scena svedese. Hanno Incendiato il palco principale con energia e creatività, un mix eclettico di ethio-jazz, funk, virate verso i Balcani, sonorità esplosive, psichedeliche ed ipnotiche. Una musica aperta, imponente e avvolgente, un’altra bellissima scoperta “novarese”.

INGEBRIGT HÅKER FLATEN

10.06 Ingebrit Håker Flaten alla Galleria d’arte moderna Giannoni.
Nella pinacoteca vi è una collezione di circa 900 opere che testimoniano tutte le scuole artistiche regionali italiane. A mezzogiorno, di fronte alla “Sinfonia del mare” di Filiberto Minozzi, in cui intriganti onde burrascose si infrangono contro gli scogli di una piccola insenatura, ho scoperto Ingebrigt Håker Flaten, una delle voci più potenti della scena norvegese. Il contrabbasso è diventato un’estensione della sua persona, attraverso il quale ci ha fatto vibrare, portandoci in volo verso i panorami della sua terra per poi lasciarci precipitare in un vortice di intense emozioni. Una performance vigorosa e avvincente, durante la quale siamo rimasti senza fiato, perfetta conclusione per una rassegna colma di suggestioni.

In chiusura, non posso che ringraziare la precisa e lungimirante organizzazione, che, portando negli anni la cultura jazz nell’area novarese, è diventata una realtà consolidata, punto di riferimento sia per gli addetti ai lavori, che per un numero crescente di appassionati (le presenze sono state complessivamente 35.000).
Al termine di quest’esperienza mi sento completamente appagato, ma intanto, provo già ad immaginare quali sorprese mi potrà riservare la prossima stagione autunnale di Novara Jazz…

Grazie ad ElleBi per il prezioso aiuto.

Photo Credits:
Emanuele Meschini [01,04,05,06,10,11,13,14,15,16,17,18,19,21]
Michele Bordoni [02,03,07,08,09,12,20,22]

MARTHE LEA
JOHNNY LAPIO TORINO PERFORMING ORCHESTRA
VIGNATO, MIRRA & PACORIG
NUBIYAN TWIST
JOHN SURMAN