I N T E R V I S T A


Articolo curato da Luci e James Cook

In questo strano periodo, in cui l’emergenza Covid-19 ci costringe all’isolamento, torna a sorpresa una band di cui non avevamo notizie da qualche tempo, Il Disordine delle Cose. Il loro ultimo album, Nel posto giusto, risale ad ottobre 2014, poi un tour italiano, quindi europeo e quasi più nulla, se si esclude un singolo, Molto più lucido, pubblicato in digitale nel 2018.
Come dicevamo, qualche giorno fa, attraverso le loro pagine social, hanno diffuso un nuovo brano, Hai scelto me, con relativo video curato da Enrico Omodeo Salè, che ci mostra i componenti del gruppo piuttosto rilassati in un vivace salotto colorato, mentre eseguono il brano in un’atmosfera delicata.

Abbiamo contattato Luca Schiuma e Marco Manzella (rispettivamente piano e voce) della formazione novarese, per avere qualche notizia più precisa sul loro presente e soprattutto sui progetti futuri.

Nel video vi scambiate un po’ i ruoli, alternandovi ai vari strumenti, quasi a trasmettere un grande senso di fratellanza ed armonia. Si tratta di un’intuizione giusta? C’è qualche altro motivo che ha indotto questa scelta?
Luca: l’intenzione del video è quella giusta, ogni componente è fondamentale per la creazione dei nostri brani ma c’è comunque da dire che prima della musica esiste una forte intesa, una grande amicizia e il frequentarsi al di fuori della saletta che ci unisce ulteriormente. Resta il fatto che ci sembrava una buona idea per far sì che il video scorresse senza renderlo pesante e magari un po’ noioso, visto che è ambientato in una unica location. Siamo molto soddisfatti.

Spicca ancora una volta la grande sintonia fra musica e parole, entrambe intime, avvolgenti, introspettive. Come arrivate a creare questa coinvolgente armonia?
Luca: la creazione dei brani è quasi sempre la stessa come per tutti gli album precedenti. Qualcuno arriva con un’idea, si sviluppa e si arrangia, cercando di entrare il più possibile in sintonia con le emozioni di partenza. In questo caso nasce da una chitarra acustica e da una linea vocale di Marco, che fin dal primo ascolto mi avevano colpito, così abbiamo registrato alcune chitarre e il pianoforte direttamente nel mio salotto, il resto l’abbiamo elaborato in studio da Alessandro Marchetti (bassista della band, ndr). L’essere armoniosi e coinvolgenti fa parte della nostra scrittura musicale, ci viene abbastanza naturale.

Photo (c) Matteo Casilli

La sonorità rimane dolce e acustica per tutta la canzone e nel finale si sente in primo piano un suggestivo violoncello. Da chi è suonato?
Luca: per quanto riguarda le parti di violoncello, sono state registrate, come sempre, dal nostro caro Mattia Boschi che purtroppo non è potuto esserci nelle riprese del video per impegni lavorativi musicali.

Il testo induce ad una riflessione in ambito privato su quanto non sia facile scegliersi senza uscirne illesi. Bisogna quindi arrendersi alla fine che prima o poi arriverà o ci può ancora essere spazio per credere che l’amore possa vincere su tutto?
Marco: Il testo nasce dall’idea che qualunque scelta o cambiamento nella vita, in qualunque ambito, presuppone un sacrificio. È importante ricordarsi che siamo noi gli artefici del nostro destino, ognuno del proprio, lasciando agli altri le decisioni quando si tratta del loro, senza la presunzione di dover piacere a tutti per forza e per questo motivo, sentirsi in dovere di scegliere anche per gli altri. Tutto ovviamente nella speranza che l’Amore possa sempre trionfare!

Possiamo immaginare un nuovo disco in arrivo presto? Potete darci qualche anticipazione in merito?
Marco: nel mese di febbraio 2020 abbiamo iniziato le registrazioni dei nuovi brani al Black Star Studio di Milano, con batterie, tastiere, synth e basso e non appena tutto tornerà alla normalità, cercheremo di concludere i lavori con voci, chitarre e archi, per dar alla luce il prima possibile il nostro quarto disco che dovrebbe anche essere il primo in vinile!
Luca: non sappiamo ancora come si intitolerà, ma possiamo accennare che il sound si avvicinerà leggermente ad una scrittura italiana di fine anni ’70, non facciamo paragoni, diciamo solo il periodo storico!