I N T E R V I S T A


Articolo di Iolanda Raffaele

Molti nella scelta del nome d’arte si rifanno a città, personaggi ed altro, il tuo da dove deriva?
Ciao a tutte e tutti. Il mio nome d’arte viene dalla città, ma anche dal fast food indiano dove andavo a mangiare quando abitavo nella vecchia casa e dal gin Bombay Sapphire; qualche anno fa il mio cocktail preferito era il gin tonic e lo chiedevo sempre col Bombay, tanto che alla fine ho scelto di chiamarmi così. E poi Bombay suona bene!

Qual è il tuo modo di concepire la musica e quali artisti ti hanno influenzato nel tuo percorso?
La musica fa parte della mia vita da sempre: come curioso e appassionato ascoltatore, come produttore e sperimentatore, ho sempre fatto musica, ho sempre suonato (male) perché mi piaceva e mi divertiva. Non ho mai considerato la mia musica come arte ma qualcosa di intimo che mi emoziona e libera la serotonina. Ho tantissimi ricordi legati alla musica, ma non la considero “la cosa più importante della mia vita!!!” Semplicemente è uno svago, divertimento e piacevolezza e, certo, negli ultimi anni anche un bell’impegno. Ma quando mi rendo conto che sta diventando troppo impegnativa, si accende un campanello d’allarme nel mio cervello e allora mi fermo a pensare se quello che sto suonando lo sto facendo per stare bene o per soddisfare aspettative o fare il figo.

Nel 2015 vede la luce il primo album Bombay preceduto dal singolo Maledetta estate, che esordio è stato?
Beh all’epoca non c’era ancora tanto hype sulla nuova musica italiana (in italiano) e ho avuto un po’ di visibilità, anche perché il primo disco in effetti ha molta personalità, a metà tra il lo-fi sghembo di scuola indie (vecchio stampo) e il folk; all’epoca diversi addetti ai lavori fortunatamente lo hanno ascoltato e apprezzato. Poi piano piano è esplosa la scena pop nostrana e io non ho seguito la scia, ho continuato a fare i miei dischi artigianali voce e chitarra e mi sono divertito molto, ma non ho cavalcato quel minimo di successo che avevo avuto. Anche perché non avrei saputo come fare; io faccio la musica che mi viene e non sono in grado di fare molto altro. Non so neanche fare le cover. Comunque ho suonato tanto in giro, ho fatto molti concertini, alcuni bene altri decisamente male, ma ho fatto tantissima esperienza e ho conosciuto delle bellissime persone. Vedi, tutto è sempre basato sul concetto di piacere, se c’è piacere nel fare una cosa la faccio altrimenti nope!

Dopo “Bombay”, “Numero 2” e “Ritratto di Bombay” altri due tasselli del tuo percorso musicale. Vuoi parlarcene?
Numero2
e Ritratto di Bombay sono rispettivamente il mio secondo e terzo disco e sono simili ma molto diversi perché Numero 2 è effettivamente il lato B del primo disco Bombay, stessa modalità produttiva: registrazione spartana con microfono davanti in una sala di una scuola di musica sotto casa e anche la poetica dei testi è ancora molto grezza e diretta. Con Ritratto di Bombay ho fatto un piccolo passo in avanti perché sono andato in uno studio di registrazione con un produttore che è Lucio Leoni e, se anche il disco suona ancora minimale, solo chitarra e voce, è sicuramente registrato meglio e ci sono piccoli accorgimenti di produzione che mancano completamente nei primi due dischi. Sono entrambi piccoli passi in avanti nel mio percorso e nuove esperienze che mi hanno dato moltissimo in termini di divertimento.

Il 24 aprile 2020 è la data di uscita di Album, il quarto lavoro in studio, ma il primo con una band. Come è nato e perché la scelta di un lavoro collettivo?
Avevo voglia di mettermi in gioco e produrre un disco vero con una band e un suono più ricco e contemporaneo. Tanti amici e addetti ai lavori mi chiedevano di “dare di più”, di impegnarmi, di farlo per la musica, etc.. e io li ho accontentati perché mi fido di loro. Tutto è stato deciso una sera in cui, dopo un concerto, ho conosciuto Edoardo Petretti e ci siamo innamorati, abbiamo pomiciato a lungo in bagno e poi abbiamo deciso che per continuare a vederci senza insospettire le nostre compagne avremmo dovuto fare un disco insieme e così è stato. Scherzo, però è vero che il nostro primo incontro è stato magico e abbiamo deciso subito di lavorare insieme. Io mi sono affidato alla sua esperienza e lui ha cercato di venire incontro al mio gusto e alla mia incoscienza. È stato un viaggio emozionante e tutti i passeggeri (Marco Mirk alla batteria, Giacomo Nardelli al basso, Marco Maracci fonico e Toto Sound lo studio, Stefano Ciuffi e Francesco Forni che hanno aggiunto delle chitarre, il mitico Umberto Smerilli al sax) sono stati protagonisti e amici veri, tutto è stato perfetto, ognuno ha portato nel disco il meglio che poteva e io ero come un bambino a Natale, quando sa che arriveranno i regali ma non ha idea di quali.

Quale messaggio volevi trasmettere con queste 10 canzoni intrise di quotidianità e concretezza?
Nessun messaggio in particolare, io scrivo sempre le mie canzoni di getto senza pensare e infatti la poetica di Bombay non cambia molto nei vari dischi; magari la scrittura si fa più sicura ma di base io racconto sempre la mia vita, per far sentire tutti meno soli e connettere con il maggior numero di persone possibile, siamo una specie in grande difficoltà e vorrei abbracciare tutti per farli sentire compresi e rispettati. Forse queste canzoni sono più universali. Tutti dicevano che le mie canzoni erano un po’ troppo autoreferenziali e allora ho provato a dare un respiro più generale.

Come hai vissuto questo lockdown che per te ha visto anche questa importante tappa?
Per me è stato molto bello, finalmente dopo tanti anni che passavo quasi tutta la giornata in ufficio sono stato a casa con mia moglie e mia figlia per 24 ore al giorno e ho giocato, mangiato, riso e gridato con loro, è una fortuna che non sarebbe mai capitata nel mondo come era costruito prima. Fortunatamente a Roma non abbiamo mai vissuto la vera paura del contagio e questo mi ha aiutato a vivere il periodo in maniera leggera. Sicuramente il lockdown non ha aiutato l’uscita del disco e la relativa promozione, ma tanto io faccio tutto da solo e non mi preoccupo della visibilità o del successo. Il disco è lì e chi vuole lo può ascoltare e condividerlo con gli amici.

La musica ha subito più di altri settori gli effetti della pandemia, che futuro vedi per questo settore fondamentale per la cultura italiana e non solo?
Guarda io ero molto critico del mondo musicale pre covid, parlo del business non della musica in generale, tutto era molto lontano dalla concezione che io ho della musica e facevo fatica a sentirmi parte di questo ambiente. Sono contento che si sia fermato tutto e spero si ritorni a uno stadio primitivo in cui non girano più tanti soldi e siamo tutti più umani. Vorrei vedere i big players mettersi in discussione e creare un ambiente più sano, vorrei vedere Vasco Rossi o la Pausini che invece di fare finta di preoccuparsi per i tecnici del mondo dello spettacolo o per i musicisti che vogliono lavorare con la musica ma non possono farlo più, facciano una riflessione su come loro siano andati avanti sfruttando il lavoro (in nero) di tantissimi ragazzi e ragazze funzionali ai loro carrozzoni. Vorrei vedere i big players delle rivendite dei biglietti abbassare i prezzi dei concerti e renderli popolari per davvero, vorrei che tutto ripartisse su basi più eque e meno avide. Io ci provo da sempre e spero oggi sia il momento per guardarsi dentro e provare un po’ di empatia, prendersi per mano tutti insieme e immaginare un mondo migliore. Non sono un fan degli hashtag a difesa della musica e anzi li trovo ipocriti perché se il settore sta attraversando un momento di crisi non è solo per lo stop imposto dal Covid19 ma soprattutto perché era concepito e gestito male da prima. Si possono fare concerti a prezzi più bassi, si possono mettere in regola i lavoratori e si può dare spazio a tutti. Bisogna creare qualcosa di nuovo e che faccia bene a tutti.

Stai pensando già ai prossimi concerti, nel rispetto ovviamente delle prescrizioni e del distanziamenti sociale?
Altroché! Ho appena fissato il mio primo gig post covid e sono molto emozionato. Certo bisognerà vedere come saranno i concerti con il distanziamento sociale e se ho capito bene non si potranno consumare drinks, perciò forse staranno tutti in silenzio ad ascoltare… allora è meglio se mi metto sotto e faccio un po’ di prove.
Grazie a tutti e buona vita, piena di emozioni!
In bocca al lupo e a presto!