R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

In un’intervista a Paolo Fresu comparsa sulla rivista Audiophile Sound, in un numero di qualche anno fa, si rimarcava la questione della compatibilità sonora tra i diversi strumenti. In sintesi, Fresu affermava che il lavoro più difficoltoso avveniva non tanto negli ensemble a tre, quattro, cinque o più elementi ma paradossalmente nel rapporto a due tra musicisti operanti su strumenti differenti. In queste occasioni bisogna che gli strumenti stessi abbiano sempre un loro specifico spazio, senza che si prevarichino a vicenda e che le rispettive sonorità riescano ad amalgamarsi reciprocamente, ciascuna riempiendo i vuoti strategicamente lasciati dall’altra. Nell’ambito dei duetti pianoforte-tromba sono state scritte varie pagine compositive, soprattutto in ambito jazzistico. A questo riguardo ricordiamo le esperienze dello stesso Fresu con Uri Caine e Omar Sosa (con quest’ultimo soprattutto dal vivo) ma ad ogni modo molti pianisti e trombettisti hanno volentieri incrociato i loro strumenti in coppia, con la coscienza di saper creare una miscela ricca d’interesse musicale.

Nel seguente lavoro, Afterglow, Enrico Pieranunzi si ripropone con una sua vecchia conoscenza, il trombettista di Anversa Bert Joris, col quale già aveva inciso un disco orchestrale dedicato alla propria musica nel 2014 (The music of Enrico Pieranunzi). Come il titolo di questo ultimo lavoro suggerisce siamo immersi in una luce crepuscolare, per lo più malinconica, dove la sorpresa non è tanto nella matura sonorità del pianoforte di Pieranunzi che ben conosciamo ma nel suono caldo, avvolgente e rotondo della tromba di Joris. Una voce che veramente assomiglia a quella di Chet Baker come afflato romantico ed in certi toni s’avvicina a quella di un altro grande trombettista come Tom Harrell. Il duo procede spedito grazie al pianismo di Pieranunzi che organizza un flusso di note su cui può contrappuntarsi la tromba di Joris ma sempre con una certa discrezione, come non volesse invadere spazi non suoi soffiando con la moderazione tipica di chi non vuole esagerare né mettersi giocoforza in mostra. Questo reciproco rispetto che sottintende un’ammirazione latente in ciascuno dei due musicisti permette un ascolto rilassato, meditativo anche nei momenti più dinamici e meno contemplativi. Una conversazione intima, quindi, un dialogo privo di qualsiasi retorica, come due voci affascinanti che parlando semplicemente tra di loro si rendano naturalmente seducenti. Siren’s lounge è il brano di apertura costruito da una bella melodia, anche parzialmente orecchiabile almeno nel tema, dotata di una sua morbida sensualità e di molta delicatezza esecutiva. Con Afterglow si entra nella luce di un tramonto, piena di nostalgici richiami e riflessioni sul proprio passato che sembra sottolineata da quella scala discendente scivolata sui tasti del piano attorno al minuto e quaranta. Millie interrompe l’atmosfera sognante con un curioso e cadenzato motivo che mi ha fatto venire in mente qualcosa della Carmen di Bizet – ovviamente si tratta solo di assonanze casuali. Ma proprio qui Pieranunzi rivendica il suo ruolo di solido jazzista ed inforca un paio di scale be-bop che alzano la gradazione alcoolica della composizione. Quasi una melodia slava Cradle song for Mattia che più di una ninna-nanna possiede una certa marzialità, ricorda un inno, un canto di rivendicazione popolare o qualcosa di analogo. Schemi decisamente più liberi e sperimentali in Five plus five e qui tocca a Bert Joris dare dimostrazione di come si suona un fraseggio serrato senza indecisioni nello svolgersi delle note. Invece Anne april song, nonostante il bel titolo, mi lascia qualche perplessità nell’esposizione del tema, forse troppo somigliante a Cradle… tanto è vero che all’inizio temevo di aver sbagliato l’ascolto della sequenza dei brani. Molto meglio Freelude: se la tromba di Joris fosse stata un po’ più squillante si sarebbe potuta persino confondere con qualche traccia di Miles Davis prima maniera. Qui il piano lascia graffiti di accordi leggermente dissonanti e la prospettiva sghimbescia dell’architettura sonora è un invito a nozze per le escursioni dello strumento a fiato. Improvvisazione pura per What’s What ma comunque sia, il brano mi lascia poco partecipe. Ritorna la melodia nei due brani che seguono ma in Not Found presto si perde per strada imboccando un’improvvisazione troppo prolissa e abbandonando la suggestione emotiva delle note iniziali. Si chiude con Real you, sequenza melodica piena e corposa a suggello dell’intero lavoro. Questa prova della coppia Pieranunzi-Joris dimostra che quando il pianoforte e la tromba riescono ad incontrarsi il risultato è luce soffusa, meditazione, abbandono nella memoria. Per ottenere tutto questo, comunque, sono necessari due grandi musicisti che si conoscano e si rispettino perché la musica non sia un’inutile prova di forza ma bensì un continuo e coinvolgente scambio di esperienze emotive.

Tracklist:
01. Siren’s Lounge
02. Afterglow 
03. Millie
04. Cradle Song for Mattia
05. Five Plus Five
06. Anne April Sang
07. Freelude
08. What’s What 
09. How Could We Forget
10. Not Found 
11. The Real You