R E C E N S I O N E


Recensione di Arianna Mancini

Quando penso alla vita di Marianne Faithfull e al suo nuovo album, She Walks in Beauty, riaffiora alla mia mente la celebre frase di Oscar Wilde: “Rimpiangere le proprie esperienze significa arrestare il proprio sviluppo. Rimpiangere le proprie esperienze significa porre una menzogna sulle labbra della propria vita. È quasi come negare l’esistenza dell’anima.”
Marianne, dal podio dei suoi 74 anni, guardandosi indietro avrà oggi ben poche ombre di rimpianto su cui soffermarsi. La poliedrica artista britannica può vantare una vita intensa, stravagante e singolare, che le conferisce lo status di Signora del Rock, abito che le calza su misura e nella forma più autentica possibile. Baciata dall’incontro con la musica, a soli diciotto anni debutta con As Tears Go By firmata da Mick Jagger e Keith Richards. Qui si apre la sliding door della sua vita che la porterà ad abbandonare gli studi di poesia presso la St. Joseph’s Convent School di Reading, per abbracciare il mondo della musica e del cinema. Fra le sue esperienze cinematografiche degli esordi sono da ricordare Una Storia Americana (Made in USA) di Jean-Luc Godard, Nuda Sotto la Pelle (La Motocyclette) di Jack Cardiff, Hamlet di Tony Richardson e Lucifer Rising di Kenneth Anger. Dopo la rottura con Jagger il fulmineo successo che l’aveva resa l’icona della Swinging London si trasforma in un baratro infernale a cui seguono anni di depressione, abuso di droghe e vita sregolata senza fissa dimora. Anni di silenzio e poi… Broken English, uscito nel 1979, sancisce il suo definitivo riscatto. Da quel momento pubblica altri sedici album studio, la sua biografia Faithfull nel 1994, ritorna al cinema e collabora con vari artisti come Roger Waters, Metallica, P.J. Harvey, Nick Cave, Mark Lanegan e Anna Calvi.

Ne sono passate di lune dai tempi della St. Joseph’s Convent School, ma la passione per la poesia dell’Ottocento l’ha sempre seguita come un’ombra. In She Walks in Beauty, album uscito lo scorso 30 aprile, quest’amore si manifesta con tutto il suo vigore e la sua pienezza. Opera sui generis e senza precedenti nella sua carriera. Uno spoken album in cui i versi scritti dai poeti britannici del XIX secolo riprendono vita su tenui trame sonore magistralmente create da Warren Ellis, compositore, polistrumentista e luminare alchimista di suoni dei Bad Seeds. A completare la magia si uniscono Sua Maestà Nick Cave con l’inconfondibile fatato tocco di pianoforte, Brian Eno con le fluttuazioni digitali e ambient, ed il violoncellista francese Vincent Ségal.  

Un’opera compiuta in tutta la sua pienezza ma dalla difficile genesi. La scorsa primavera Marianne aveva già registrato metà della sua voce per l’album con Howard “Head” Bullivant, produttore di P.J.Harvey, prima di contrarre in forma acuta il coronavirus. Si è avvicinata ad un soffio dalla morte, una lunga degenza in terapia intensiva ed il lento ritorno. Supportata dall’amico e manager François Ravard, ha portato a termine il lavoro continuando le registrazioni nella sua abitazione londinese mentre Warren continuava a comporre alchimie nel suo studio di Parigi.
L’album prende nome dal poema lirico di Lord Byron e contiene tre poesie di John Keats, due di Percy Bysshe Shelley, William Wordsworth e Byron e una di Thomas Hood e Lord Alfred Tennyson. Già nel suo album precedente, Negative Capability, uscito tre anni fa ed in cui aveva collaborato anche Warren Ellis, si può percepire una sorta di anticipazione di She Walks in Beauty. Il termine capacità negativa è stato coniato da John Keats e si riferisce all’attitudine di sentire e cogliere gli eventi senza dover necessariamente provarli con fatti o spiegazioni logiche. Questa sorta di conoscenza intuitiva della vita e delle emozioni estreme esonda preponderante nelle tematiche delle liriche scelte per l’album. Marianne ci guida nelle undici letture con un’elegante dizione britannica, la sua voce è pacata ma ruvida di vita provata, mentre in sottofondo si animano le discrete odissee sonore tessute dai suoi quattro cavalieri. Ad incorniciare il tutto, l’artwork creato dall’amico pittore inglese Colin Self, che ritrae un paesaggio sfumato in tinte bluastre di un lago con delle colline ed una timida luna che riluce nel cielo.

L’incipit si apre con un cinguettio di uccellini, le note del piano accarezzato da Cave, atmosfere synth, e la voce pacata di Marianne: “Ella passa radiosa”. Estasi estatica di un’infatuazione di Lord Byron per una donna, il legame indissolubile fra bellezza e verità per raggiungere la conoscenza e la vera arte. Ma la pace raggiunta si tinge di tragicità in The Bridge of Sighs, una giovane donna senza casa si lancia dal ponte di Waterloo per cercare la morte, a cui Thomas Hood si rivolge dicendo: “Portala via con tenerezza, sollevala con riguardo”. La voce di Marianne si tinge di una cupezza senza fine sul tono solenne del pianoforte esulcerato dai bagliori ambient di Brian Eno. Non ci può essere niente di più sentito per chi, come Marianne, ha tentato il suicidio. Altro frammento autobiografico in La Belle Dame Sans Merci di Keats in cui una fata dagli occhi selvaggi seduce un cavaliere in uno strano sonno con “radici di gusto dolce e miele selvatico e rugiada di manna”. È un’anticipazione di Sister Morphine (pezzo di cui le fu riconosciuta la co-appartenenza dopo anni di battaglie legali con Richards e Jagger). La seduzione di sostanze inebrianti, la dipendenza da oppio dei Romantici precedono quella da eroina di cui Marianne e tanti dei suoi contemporanei sarebbero caduti vittime. Arrangiamenti musicali più corposi stupiscono in Surprised by Joy di William Wordsworth e in To The Moon di Percy Bysshe Shelley, in cui riluce chiara la brillantezza del violoncello di Vincent Ségal tanto da renderla ultraterrena. The Lady of Shallot di Lord Alfred Tennyson conclude questo album meditativo. Qui il suono si fa quasi totalmente recitato. Torna il tema della morte, la giovane donna di Shallot, rimanendo folgorata dalla vista di Lancillotto, decide di abbandonare la torre in cui era isolata, a causa di una maledizione, per conoscere il mondo ma il suo corpo senza vita e gelato viene trovato il giorno seguente adagiato in una barca nel fiume. Forse Marianne avrà sentito una certa risonanza empatica, lei che di fiumi metaforici di notte ne ha attraversati tanti, trovando però una nuova vita.

Un ulteriore riscatto in grande stile per Marianne, lei è una superstite. “Chi ha subito un danno è pericoloso perché sa di poter sopravvivere”. La “Lady Mophine” dei primi anni Settanta è ancora qui per evitare rimpianti, a confermare che l’inferno non esclude una superba redenzione degna di una Signora del Rock che… Walks in Beauty.    

Tracklist:
01. She Walks in Beauty (Lord Byron)
02. The Bridge of Sighs (Thomas Hood)
03. La Belle Dame sans Merci (John Keats)
04. Ode to a Nightingale (John Keats)
05. To Autumn (John Keats)
06. Ozymandias (Percy Bysshe Shelley)
07. The Prelude: Book One Introduction (William Wordsworth)
08. Surprised by Joy (William Wordsworth)
09. To The Moon (Percy Bysshe Shelley)
10. So We’ll Go No More a Roving (Lord Byron)
11. The Lady of Shallot (Lord Alfred Tennyson)