R E C E N S I O N E
Recensione di Stefania D’Egidio
Vi starete domandando chi sono gli Electronomicon, è capitato anche a me quando ho aperto il comunicato stampa, così sono andata a rovistare nell’etere e ho scoperto che il gruppo, americano, ma sparso in giro per il mondo, è attivo dal 2013, anno della pubblicazione di Unleashing The Shadows e che, da poco, è entrato a far parte della scuderia Elevate Records, etichetta discografica laziale, specializzata dal 1996 in produzioni metal (DGM, Heimdall, Morgana, Secret Sphere e Gravestone per dirne alcuni). La band è composta da Diego Valdez, già cantante del supergruppo dei Dream Child con membri di Ozzy Osbourne, AC/DC, Dio e Michael Schenker Group, Diego Rodriguez al basso, in precedenza con il gruppo folk metal Triddana, Alex Emerson alla chitarra, Owen Bryant al pianoforte e alla batteria, Mauro Tranzaciones alla chitarra. Divisi tra Spagna, Argentina e U.S.A., già con l’album del 2013 avevano ottenuto i favori della critica, raggiungendo la posizione n.7 della rivista Burn! insieme a gente del calibro di Metallica, Motorhead, Kiss e Dream Theater…un bel traguardo!

Il 23 luglio esce l’ultimo lavoro, Age of Lies, dodici tracce di cui qualcuna circola in formato digitale dal 2019. L’Intro è subito tostissimo con una ritmica veloce e chitarre rocciose, si prosegue a suon di percussioni tribali e melodie diaboliche in I’m Still Rebel, mentre bisogna aspettare la terza traccia, Trapped in Time, per avere un assaggio di elettronica e chitarra acustica, ma durano poco. La voce di Valdez non fa rimpiangere i grandi del passato, potente come un tuono. La successiva Welcome to My Life sembra per pochi secondi una ballad, ma poi si rivela per quel che è: un bel pezzone metal in stile ’80, orecchiabile, ma con un assolo da manuale. C’è poco da rilassarsi, la successiva Afterlife è la canzone più “cattiva” dell’album con un suono che sembra venire dalle viscere della terra e che ha fatto sobbalzare il mio gatto dal divano. Preparatevi alla pioggia perchè con Tempest avrete tuoni, scroscii e un arpeggio di chitarra acustica che si ripete per oltre tre minuti, crea la giusta suspence per la successiva One Night, brano ben più ritmato. Se vi piacciono i Dream Theater, Emerald Forest ve ne ricorderà lo stile, con un’atmosfera molto evocativa, seppur cupa, per la lunghezza (ben sette minuti!), per i suoni di acqua, di uccelli e l’arpeggio di pianoforte. La mia preferita è Song of Hate, con una struttura da classic metal, un bel riff per partire e poi repentini cambi di ritmo, alla Iron Maiden per intenderci. Seguono One Day, forse l’unica assimilabile ad una ballad, e Venom, il primo singolo estratto, uscito con tanto di video il 9 luglio scorso, gagliardo, con una ritmica tosta e un assolo al fulmicotone. Nella chiusura, Outro-Gateway to a Galaxy Unknow, di nuovo un pezzo strumentale con arpeggio di pianoforte.
Album potente, suggestivo, che piacerà a tutti gli amanti del classic metal, quelli che sono cresciuti a pane e Iron Maiden, Metallica, Judas Priest. Un frontman che ricorda molto le grandi voci del passato, da Bruce Dickinson a Robert Halford, da Ronnie James Dio a Ian Gillan, ma non nel senso di clone, quanto piuttosto di cantante con una forte personalità e doti canore fuori dal comune. Il mio consiglio è di ascoltarlo con le cuffie per coglierne meglio le sfumature e la forza, dodici brani che inducono un headbanging perpetuo e che vi faranno dimenticare per un pò l’afa di luglio.
Voto: 10/10
Tracklist:
01. The Age of Lies (Intro)
02. I’m Still A Rebel
03. Trapped in Time
04. Welcome to My Life
05. Afterlife
06. Tempest
07. One Night
08. Emerald Forest
09. The Song of Hate
10. One Day
11. Venom
12. Gateway to A Galaxy Unknow (Outro)
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