L I V E – R E P O R T
Articolo e immagini sonore di Stefania D’Egidio
La rassegna JazzMi da anni regala agli appassionati di musica grandi emozioni e l’edizione 2021 non poteva essere da meno, con grandissimi interpreti sui palchi meneghini e domenica 24 il programma offriva, al conservatorio Verdi, il concerto di Paolo Fresu, con Around Tuk. Tuk Music è l’etichetta discografica, fondata dieci anni fa dal musicista sardo, con l’idea di produrre nuovi talenti del panorama jazz italiano e internazionale: cinque di questi talenti accompagnavano il trombettista nella serata milanese, Raffaele Casarano al sax, Sade Mangiaracina al piano elettrico, Dino Rubino al pianoforte, Marco Bardoscia al basso ed Enrico Morello alle percussioni.

L’ultima volta che ero stata al conservatorio, a dire il vero, ero rimasta shockata dall’integralismo degli spettatori, che non tolleravano neanche uno starnuto in sala, stavolta l’atmosfera era molto più rilassata: merito di Fresu, capace di mettere tutti a proprio agio, non solo con la sua musica, ma anche con i suoi aneddoti divertenti sulla vita in tournée degli artisti, come quella volta che, a Lucca, alloggiò in una camera d’albergo fatiscente dove anni prima era stato anche Chet Baker, e sugli incontri con gli altri membri della band. Una sintonia perfetta tra i sei, segno che Fresu crede ciecamente nel progetto che ha sposato e di cui è parte integrante, anche quando interpreta i pezzi scritti dagli altri. Spettacolo dinamico, coinvolgente, in cui si alternano in diverse formazioni, duo, trio, quartetto e sestetto, con una formula che ha tenuto alta l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine.

In pochi in Italia riescono a creare un’atmosfera così intensa come il trombettista di Berchidda, infatti, pur ascoltando di solito altri generi musicali, sono stata rapita dalla dolcezza delle melodie, nei pezzi più lenti, e dall’allegria contagiosa in quelli più veloci e ritmati, una sorta di scoperta inattesa e felice. Peccato che il jazz sia relegato nel nostro paese a genere di nicchia, tanta strada è stata fatta, rispetto al passato, anche grazie a rassegne come JazzMi, ma tanta dev’essere ancora fatta per colmare il gap con i paesi del Nord Europa e far accostare i giovani a questo tipo di musica.

















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