R E C E N S I O N E
Recensione di Mario Grella
È il silenzio la condizione necessaria, ma non sufficiente perché la musica prenda vita. Mi hanno sempre affascinato i musicisti che sanno “far suonare il silenzio”, ovvero le cui pause silenziose o cui intervalli temporali, riempiti di silenzio, sono parte integrante del brano, della sinfonia, della sonata. È un esercizio estremamente difficoltoso, i cui risultati sono percepiti solo dalle orecchie e dalle menti degli spettatori più attenti. Come è noto, anche John Cage teorizzò molto sul silenzio, tanto da considerarlo il brodo di coltura del suono liberato dalla sua storia, dallo stile, persino dal gusto. Insomma il silenzio è molto fecondo per la musica, direi che musica e silenzio sono lo Yin e lo Yang dell’universo della sensibilità sonora.

Dino Rubino in Time of Silence uscito nel giugno 2020 per Tuk Music (e che ho colpevolmente trascurato fino ad oggi), non si cimenta propriamente sul tema, ma lo pone come un “a-priori” indispensabile alla composizione. Il silenzio come momento di attesa, come spazio estatico che precede la creazione, il silenzio come spazio intra-uterino dove la vita fiorisce. C’è sempre poco silenzio intorno a noi, ed è forse per questo che i silenzi del lockdown ci sembravano così innaturali, mentre non v’è nulla di più naturale e grandioso del silenzio. Potrebbe sembrare un paradosso, ma vi sono composizioni che come un bassorilievo a sbalzo, sanno far risaltare il silenzio. È proprio il caso di questo bellissimo disco, dieci brani sofisticati al punto giusto, di un jazz calibrato sui pieni e sui vuoti lasciati dai suoni, dove musica e silenzio sono simbiotici.
La versione di Maybe Today che apre l’album, fa subito intendere che l’atmosfera del lavoro è quello della sofisticata meditazione melodica. Rubino la sa molto lunga in fatto di capacità attrattiva e tutti i dieci accattivanti pezzi, nessuno escluso, ne sono la magnifica testimonianza. Traspare tutta la formazione classica del musicista siciliano, amalgamatore di suoni e di silenzi, accompagnato da Emanuele Cisi al sassofono tenore, Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Enzo Zirilli alla batteria e con una magnifica incursione al filicorno suonato dallo stesso Rubino nella conclusiva Settembre.
Disco raffinato e dalla enigmatica copertina del disegnatore svizzero Stephan Schmitz, forse evocatrice di questo dualismo tra silenzio e suono, ma che potrebbe essere anche quella tra natura e cultura, persino tra essere e non essere. Ho lasciato decantare il disco come si fa come un buon vino, ma poi è stato ancora più bello restarne inebriati…
Tracklist:
01. Maybe Today
02. Claire
03. Just Blue
04. So Far so Close
05. Karol
06. Owl in the Moon
07. Tree of Life
08. Willow Weep
09. Loving You
10. Settembre
Photo © Pino Ninfa
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