R E C E N S I O N E
Recensione di Antonio Spanò Greco
“Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone” (John Steinbeck)
Chissà se John Knewock, pseudonimo di John Cowen, nel 1968 aveva in mente questa frase del noto scrittore americano, quando all’età di 20 anni decise di partire e intraprendere un viaggio lungo una vita che ha racchiuso in un diario attraverso storie, racconti, poesie e canzoni. Diario giunto nelle mani di Giulio Larovere tramite una cara amica, da cui rimane folgorato. “Leggerlo mi è stato di grandissima ispirazione” dichiara Giulio in una recente intervista, “John ha amato la vita, la libertà e l’amore e sono certo che il suo diario sia arrivato nella mia vita per trasmettermi il suo pensiero riguardo a questi grandi concetti”. Anche nella vita di Giulio, come in quella di John, c’è una data, un punto di svolta, quando decide di cambiarla radicalmente: all’età di 38 anni si lascia alle spalle un lavoro sicuro, ben remunerato e con vari privilegi per buttarsi anima e corpo nella sua passione, la musica. “Quello che sento è che sia io che John siamo entrambi dei sognatori”.

Nel 2016 pubblica l’EP My Inner Thoughts contenente 4 brani dall’impronta decisamente pop con venature marcatamente black e soul ottimamente arrangiati; ha esperienze musicali sia in televisione che in teatro e milita stabilmente in diversi progetti musicali, i più rilevanti il GL.EM Acoustic Duo e The Groovefellas Band, con i quali ogni anno si esibisce in 80-100 concerti sia pubblici che privati o per aziende. Giulio ha scelto di specializzarsi nella musica per matrimoni, per eventi privati, convention, wedding music e wedding party. Altra grande passione di Giulio è il teatro, nella fattispecie dell’improvvisatore teatrale professionale.
“I brani che compongono Road Sweet Home sono usciti in due notti, esattamente il 4 e 5 febbraio 2020, nel silenzio della mia casa, catturati nella versione più scarna, chitarra e voce”. Il progetto vede la luce con l’aiuto della pre-produzione di Giuliano Dottori e la co-produzione, registrazione, missaggio e masterizzazione di Larsen Premoli presso i RecLab Studios di Milano, cercando di imitare i suoni delle produzioni musicali degli anni 70. Giulio nel disco canta e suona la chitarra acustica e si avvale delle chitarre elettriche di Enrico Meloni e Giuliano Dottori, del basso di Andrea Vismara, della batteria di Daniele Capuzzi, delle tastiere di Raffaele Scogna e del sax di Vincenzo Marino. Dieci brani originali in lingua inglese che spaziano nell’universo rock americano anni 60/70, curati in ogni minimo aspetto, dove il dettaglio dà la giusta atmosfera al brano. L’impronta negli arrangiamenti rende ogni singola traccia di questo concept album un piccolo gioiello di suoni dove la voce di Giulio dà prova delle sue capacità sia nei brani più ritmati che in quelli più pacati.
Paper Bag è il titolo del primo brano, ballata d’altri tempi, dolce e sinuosa, in cui John all’inizio della sua avventura, in cerca di una propria identità, si paragona a un sacchetto di carta sballottato dal vento. Segue To See a Lonely Heart, il singolo che ha anticipato il disco, brano dal ritmo sostenuto e in crescendo con l’elettrica che detta i tempi e l’assolo da ricordare: il contrasto tra desiderio di libertà e le paure legate agli amori passati e futuri qui oltre che cantati vengono magistralmente suonati. Why Live In Hell è un brano funkeggiante, una danza liberatoria che segna il passaggio di John dall’età adolescenziale all’età adulta con i relativi cambiamenti e consapevolezze; What’s The Use In Being Free è un altro brano dal ritmo sostenuto e in cui i fiati fanno la loro bella figura: “a cosa serve essere liberi se non sei libero di goderti ogni momento nella sua pienezza”. Like The Winds è una bellissima ballata, intensa e passionale: John racconta come il suo desiderio di libertà sia più forte dell’amore provato per una ragazza. Ramblin’ Boy ballata dal sapore amaro, fatto di polvere e rinunce, fame e sete che la vita intrapresa da John comporta ma che comunque non lo fa desistere dal suo cammino. Then Now ha un bel giro di accordi, un arrangiamento quasi sognante in cui John, in attesa di imbarcarsi, ripensa a quanto vissuto fino allora vedendo ogni meta come una ripartenza. In Hell racconta un momento triste della vita di John: 18 ore passate in carcere perché trovato sul treno senza biglietto, 18 ore in cui è stato privato della sua libertà. Rain è un’altra splendida ballata dai suoni armoniosi e delicati: John si sofferma pensando al passato, all’inizio del suo viaggio, sente che non avrà mai una casa perché questo stile di vita è la sua casa, pensa a come una canzone lo faccia sentire talmente vivo e abbagliato dal sole da non sentire la pioggia. Wind Cry chiude l’album ed è l’atto finale di John che nel novembre 2012 scopre di avere un cancro. Lo combatte per tre anni, invano, quando il 5 ottobre 2015 ci lasciava scrivendo questa bellissima canzone.
Per chi volesse intraprendere un viaggio emozionante, ascoltare ottima musica e lasciarsi cullare non solo dalle note ma anche dalle parole, perché la buona musica oltre che riempirci l’anima ci fa pensare, non ha che da ascoltare Road Sweet Home! Buon viaggio!
Tracklist:
01. Paper Bag
02. To See A Lonely Heart
03. Why Live In Hell
04. What’s The Use Being Free
05. Like The Winds
06. Ramblin’ Boy
07. Then Now
08. In Hell
09. Rain
10. Wind Cry
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