R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Succede raramente di assistere a storie d’amore tanto durature quanto appassionate come quella che coinvolge i Wilco e i suoi fan. Quasi nessuna sbavatura, aspettative confermate ad ogni nuova uscita e anniversari festeggiati con ricche sorprese e cotillon, attraverso ristampe che rendono felici estimatori e collezionisti di musica. Quindi tutto bene? Forse, ma in ogni storia degna di questo nome, c’è sempre un momento di riflessione che riporta col pensiero alle origini, al come eravamo e come siamo arrivati fin qui. Nella loro quasi trentennale carriera, questi musicisti possono vantare un’innumerevole quantità di generi affrontati che spaziano dal rock più sperimentale (derive kraut rock comprese), a quello definito più comunemente come alternative e da qui il country. Ecco l’abbiamo detto. Il country. Jeff Tweedy, leader della band, per sua stessa ammissione ha sempre mal digerito questa parola, anche se non ne esiste una migliore per definire il fulcro del suo progetto artistico. Ironia della sorte. La musica degli Uncle Tupelo, il suo primo progetto, ne era impregnata e il successivo sviluppo della stessa portò di fatto allo scioglimento della seminale formazione dell’Illinois. I Wilco, sua successiva reincarnazione, ripresero il percorso di mescolanza delle radici folk rock e country nell’intento di sviluppare un nuovo suono, unico e inconfondibile. Ed eccoci arrivati ai giorni nostri.

Cruel Country, titolo del nuovo album, è una dichiarazione d’intenti sin dal titolo, si tratta infatti di una sorta di maledizione da esorcizzare. La band però ha deciso per lasciarsi dietro stereotipi di ogni genere e di fatto non si sente la lontananza dei tempi di A.M. (esordio sulla lunga distanza del 1995), o Being There (doppio disco uscito l’anno seguente), ma solo una lieve nostalgia creata da inserti di banjo che rimandano con la memoria a sperdute campagne e lapsteel che smielano sulle corde. Questo ravvivare con un soffio di fiato forte il fuoco notturno che si stava spegnendo ci introduce ad I Am My Mother, traccia di apertura di questo nuovo doppio album che accoglie l’ascoltatore con una voce e una chitarra inconfondibile; è però con la successiva title track che iniziamo a far sul serio. Le melodie restano semplici seppure impreziosite dal buon gusto dei Nostri e mentre Tweedy canta “I love my country like a little child. Red White And blue. I love my country stupid and cruel.”, assaporiamo la genuinità della nuova proposta dei Wilco, così come la critica puntuale alla società americana che, seppur già sentita, conserva in questo caso un’irresistibile ingenuinità di contorno. Questo disco suona comunque diverso da qualsiasi artefatto prodotto in precedenza, basti pensare che in Hints ci sentiamo trasportati ai tempi di Sky Blue Sky, album del 2007, che condivide dettagli non da poco con questo Cruel Country. Si tratta infatti dell’ultimo disco fino ad ora registrato quasi ‘in presa diretta’ con pochissime sovrincisioni e il primo che vede l’ingresso ufficiale di Nels Cline nella formazione. Quest’ultimo non è dettaglio di poco conto, si tratta infatti di un talentuoso chitarrista che ha portato una ventata di freschezza nel suono e ha segnato volente o nolente il nuovo corso della band. C’è qualcos altro in più rispetto alle volte precedenti. C’è ad esempio una voglia di lasciare il segno nel cantautorato moderno ed è così che di tanto in tanto si manifesta tra le atmosfere anche il fantasma di Elliott Smith.

Jeff Tweedy resta comunque un onesto artigiano e parlando di questa nuova fatica discografica aggiunge: “E adesso, dopo aver fatto qualche giro per il quartiere, troviamo entusiasmante l’idea di liberarci di preconcetti e abbracciare quella semplice limitazione per chiamare la musica che facciamo country”. Forse saremo ridondanti, ma non si tratta di un già sentito. I Wilco rielaborano e creano sempre qualcosa di nuovo che suona da subito come un classico. Basti pensare a Falling Apart (Right Now), primo estratto da questo disco, nel quale fa capolino il blues più strascicato e ancor di più al successivo singolo Tired of Taking It Out On You, dove si apprezza una volta di più la compattezza di questa formazione. Per alcuni sono dei pionieri innovativi che si nutrono delle proprie radici e creano qualcosa di nuovo, per altri, si tratta di talentuosi musicisti in grado di ripercorrere i fasti di band del passato per comporre pezzi di vero rock tradizionale. La verità è che hanno ragione entrambi. I Wilco, o si amano, o si amano.  

  

Tracklist:
01. I Am My Mother
02. Cruel Country
03. Hints
04. Ambulance
05. The Empty Condor
06. Tonight’s the Day
07. All Across the World
08. Darkness is Cheap
09. Bird Without a Tail / Base of My Skull
10. Tired of Taking It Out On You
11. The Universe
12. Many Worlds
13. Hearts Hard to Find
14. Falling Apart (Right Now)
15. Please Be Wrong
16. Story to Tell
17. A Lifetime to Find
18. Country Song Upside-down
19. Mystery Binds
20. Sad Kind of Way
21. The Plains

Photo © Annabel Mehran