I N T E R V I S T A
Articolo di Francesca Marchesini
Durante la sesta serata di Concorto Film Festival, festival internazionale di cortometraggi giunto quest’anno alla sua ventunesima edizione, ho avuto modo di intervistare la musicista Emma Nolde, presente all’evento come ospite e membro della giuria ufficiale. Dopo il debutto nel 2020 con l’album Toccaterra, lo scorso 3 giugno è uscito Respiro, primo brano estratto dal secondo disco in studio della cantautrice toscana; il 9 settembre sarà pubblicato un secondo singolo, La Stessa Parte Della Luna.

Come descriveresti il tuo rapporto con il cinema, pensando sia al tuo essere membro della giuria di Concorto Film Festival, ma soprattutto all’essere regista dei videoclip dei tuoi brani?
Penso che il mio legame con il cinema sia abbastanza normale, cioè da appassionata però da appassionata da casa… probabilmente i veri appassionati di cinema hanno un modo e una frequenza di vedere i film diversi da me per quanto comunque mi piaccia guardarli. Per il fatto di aver diretto il videoclip di Respiro e dei brani che usciranno, preferisco usare il termine “ho diretto” tra virgolette perché non oso immaginare cosa significhi la regia di cose un po’ più grosse. Del dirigere i miei videoclip mi diverte e mi piace poter immaginare delle cose, averle in testa, e dargli forma; non lo so, mi sento di avere in mano la situazione fin dall’inizio e quindi l’avere il controllo sulla regia è anche una questione di necessità: ho in mente una cosa e cerco di tenerla stretta dall’inizio fino alla fine.
Pensando a questo nuovo videoclip, vorrei parlare del tuo ultimo brano. Respiro è in linea con i tuoi precedenti lavori, ma allo stesso tempo si percepisce un drastico cambiamento sul piano musicale rispetto all’album di debutto Toccaterra pubblicato nel 2020…
Respiro doveva fare un po’ quell’effetto: da una parte è coerente, dall’altra parte sembra non esserlo per niente. In realtà è un episodio abbastanza particolare nel disco, che per quanto sia diverso si rifà molto al mondo musicale di Toccaterra che è il mondo che mi piace ascoltare e anche quello che mi piace poi fare. Respiro doveva generare quell’effetto «ah, è molto diverso» e poi in realtà…
Sicuramente si riconosce un legame fra questo lavoro e il precedente sul piano testuale, cioè ripropone il dialogo con l’altro, anche se Respiro mi sembra avere un testo meno diretto rispetto ai brani precedenti…
Avrei detto forse il contrario, ma perché ha a che fare con me. Nel senso, probabilmente il primo disco per me era chiaro per quello che stavo vivendo e che l’ha ispirato, ma non è che fosse così evidente al pubblico ciò a cui mi riferivo. Mentre Respiro fa parte di un nuovo capitolo, diciamo di vita, un po’ più esplicito quindi forse è per questo che lo sento più chiaro. Quando uscirà il disco completo capirai che è come una punta, un picco di una cosa che è un po’ come un’isola, che, diciamo, fa parte di uno stesso mare.
Il tuo nuovo lavoro vede Motta impegnato nella produzione. Com’è stato lavorare con lui?
Lavorare con Motta è stato bellissimo; sicuramente si è trattato di una sfida per entrambi, per lui perché comunque era la prima esperienza completa da produttore esterno di un disco che non fosse suo e quindi ha dovuto prendere le misure. Secondo me l’ha fatto nel migliore dei modi, è stato molto rispettoso delle mie idee e dei miei demo. È stato un po’ un “grillo parlante”, qualcuno che ti metteva la pulce nell’orecchio, ti diceva «su questa parte testuale ci potresti lavorare di più» senza darti per forza le risposte… ecco, è stata una figura che mi ha dato più domande che risposte, ma che in realtà hanno portato a delle risposte mie. Ha smosso delle acque e, secondo me, il produttore è giusto che faccia così; non è sempre quello che offre la soluzione, ma magari ti fa vedere dov’è che può essere migliore e dov’è che va bene così.

Nel 2021, Motta ha realizzato la colonna sonora del film La terra dei figli. Prenderesti in considerazione in futuro la musicazione di un lungometraggio?
Guarda, mi piacerebbe tantissimo! Non so se ne sarei capace o in che forma la farei, ma vorrei tanto.
Continuando a parlare di collaborazioni con altri artisti italiani, dopo la pubblicazione nel novembre 2021 di Un mazzo di chiavi, un ombrello lì in mezzo insieme a Generic Animal, qualche mese fa è uscito il tuo featuring con The Zen Circus. Cosa puoi dirci su Il diavolo è un bambino?
Prima venivo da un mondo un pochino più distante dalla musica italiana, da quando ho iniziato ad approcciarmi alla musica italiana e a scrivere il disco, per me gli Zen sono stati, fin da subito, un esempio e lo sono tuttora. Hanno una carriera molto particolare e duratura grazie a persone che gli stanno vicino e sono molto fedeli alla band; sono un esempio atipico, ma a cui secondo me tutti si dovrebbero rifare in qualche modo perché hanno dimostrato che con il tempo e portando e facendo sempre cose di qualità, possono volerci pure vent’anni, ma poi alla fine gli è stato dato quello che meritavano. Li ho conosciuti un po’ grazie a Locusta perché lavorano da tanto con loro, poi è saltata fuori questa cosa del disco dei featuring e mi hanno detto «senti sto pezzo se ti piace». Se per Motta è stata una sfida produrre il mio disco perché non l’aveva mai fatto, per me è stata una sfida entrare in quel pezzo e cercare di farlo un po’ mio perché parla di temi… ecco, per me quello sì che è un brano con un testo super esplicito e dark, quindi un po’ lontano da quello di cui di solito parlo. Ho cercato di rimettere la mia cosa in un brano molto molto “appiniano”.
E se potessi decidere ora liberamente un’altra persona con cui collaborare, chi sceglieresti?
Cremonini (ride, ndr). Non lo so, è una domanda molto difficile, ce ne sono tanti e dipenderebbe dalla canzone… non me la sento di dire una persona così a prescindere.

Per concludere, cosa ci dobbiamo aspettare dal nuovo album?
Secondo me vi attende un disco denso a livello testuale, con mondi sempre piuttosto variegati e che mi rappresenta tanto. Rispetto a Toccaterra, sono stata di più dietro a ogni singola parte del disco… siamo un po’ impazziti con Francesco, abbiamo fatto pure l’editing insieme, lo conosco bene e sono molto felice del risultato. Non riesco a immaginare cosa possa suscitare e quindi sono molto curiosa di sentire poi cosa ne penseranno le persone.
Photo:
1,4 © Francesca Ferrari
2 © Francesca Marchesini
3 © Marco Previdi
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