R E C E N S I O N E
Recensione di Lucio Vecchio
A Dreamy Journey è l’ultimo lavoro del progetto Eyes and Madness composto da Alberto Dipace al pianoforte, Danilo Gallo al contrabbasso e Ferdinando Faraò alla batteria, uscito il 14 ottobre per la norvegese AMP Music & Records. Già al primo sguardo, no non mi sono sbagliato, non al primo ascolto, ancora non ci ero arrivato, ma al primo sguardo della tracklist mi sono accorto di non essere di fronte ad un normale album. Questo perché la sua durata complessiva supera abbondantemente l’ora. Roba da anni settanta. Abituati come siamo, anche nella musica così detta colta, a brani della durata massima di tre minuti. Il primo sguardo è stato confermato dal primo ascolto, dove si capisce che la durata di questo disco (scusate lo chiamo ancora cosi) è giustificata anche dalla voglia che i musicisti hanno di suonare e di trasmettere la propria passione e fin anche i propri sentimenti, senza risparmiarsi e senza fare alcun tipo di calcolo.

Veniamo dunque alla musica. L’opera è concepita come un concept album o, per dirla alla Dipace, come una rapsodia. I fili conduttori e le suggestioni su cui si intrecciano i brani sono ben due. Da una parte il dipinto di Vasilij Kandiskij del 1923 “Composizione VIII”, in cui l’artista applica in modo sistematico quei concetti di corrispondenze formali e cromatiche filo conduttore del suo pensiero. Dall’altra, quella che a me piace di più, il viaggio, immaginato come un fluire lungo un fiume con scorci di ampi paesaggi e strette gole da passare. La calma e la tranquillità della pianura e l’irrequietezza emozionante di una cascata in una metafora della vita.
Ed è infatti con A Gently Flowing River che si apre l’album, un brano di oltre undici minuti, che inizia con un pianoforte. Dopo le prime battute lente e tranquille, viene affiancato da un flauto che rievoca sonorità di uccelli e siamo subito trasportati in una foresta. Il contrabbasso sostiene la tensione del viaggio e la batteria evoca i mille suoni che nel silenzio della navigazione ci vengono proposti dalla natura. Ecco che si fa avanti un tema che viene ripetuto, a volte anche solo accennato che riporta l’attenzione del navigatore, distratto dallo spettacolo della natura, sul fiume che scorre davanti a lui.
The Growing Child è un brano che trasmette serenità, appoggiato su un giro di contrabbasso. Il pianoforte ci racconta le spensierate giornate lungo il fiume, di un bambino che vuole crescere. All’improvviso però, il bambino si ritrova cresciuto catapultato in giornate sempre più frenetiche, piene delle responsabilità che l’età adulta comporta.
Behind The Mountains: continuando il viaggio lungo il fiume, entriamo in una gola. La luce del sole si alterna alle ombre create dalle montagne che fanno da barriera ai rumori delle città che sorgono sul versante opposto.
Meeting You: un viaggio solitario porta con sé inevitabili momenti di paura a volte di vero sconforto. Il solo ricordo di una persona cara che prima o poi rincontreremo trasforma la paura in speranza che riporta la serenità nell’animo
Con The Colour Ballad le atmosfere si fanno più rarefatte, riportandoci alle mente stereotipi visti nei film americani. Lentamente, senza farlo notare, i musicisti virano e ci riportano sul fiume dove la navigazione ricomincia.
Echoes, titolo di floydiana memoria, ne ricorda le sonorità e ci riporta brevemente alla mente le suggestioni tibetane. È un bridge che serve da introduzione a Meeting Chaos, dove le acque si fanno molto agitate e occorre lottare fra le rapide per tenere l’imbarcazione a galla. Uscendo dalla metafora del viaggio, il brano riporta alla mente la scena del film One Week (cortometraggio del 1920 diretto da Buster Keaton e Eddie Cline) in cui la casa ‘fai da te’ che i giovani sposi si stavano costruendo, viene fatta carambolare dall’uragano ed i malcapitati fruitori vengono espulsi uno ad uno in un turbinio di pioggia e vento.
Il vento, la pioggia, le rapide, tutto passa e Dripping Leaves ci riporta, attraverso un bellissimo intro di contrabbasso alla calma del viaggio, ma non subito, l’animo è ancora scosso dal ricordo della tempesta.
Il viaggio è finito e con Running Ahead veniamo subito catapultati nella contemporaneità della vita moderna fatta di traffico, impegni e caos che però è diverso dal caos che genera un evento naturare. Questo è il caos di una grande metropoli, fatto di motori, clacson, produttività, ritmi incalzanti, che quasi ci soffocano insomma, per dirla come una vecchia pubblicità, “il logorio della vita moderna”.
Neverending Journey ci riporta alla mente il viaggio compiuto, attraverso il suono dei tamburelli e di alcuni rumori. L’atmosfera, cupa e a tratti quasi tetra, ci spinge agli interrogativi ancestrali dell’uomo, su quale sia in vero senso della vita. Il viaggio non finirà ed altri arriveranno dopo di noi, ma il nostro tempo sta per scadere, abbiamo meno anni da vivere di quanti ne abbiamo vissuti.
A Dreamy Journey è un disco da acquistare ed ascoltare facendosi trasportare, in un viaggio interiore, guidati dalle suggestioni che i musicisti ci offrono.
Tracklist:
01. A Gently Flowing River
02. The Growing Child
03. Behind The Mountains
04. Meeting You
05. The Colour Ballad
06. Echoes
07. Meeting Chaos
08. Dripping Leaves
09. Running Ahead
10. Neverending Journey
Photo © Marco Arici
Cover Art: CJ. Johansson
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