R E C E N S I O N E
Articolo di Sabrina Tolve
Tessera conclusiva del mosaico del passato, I Lie to You è l’ultimo di Micah P. Hinson – il dodicesimo, ad essere precisi.
Su questo telaio fitto, persistente e coerente, il cantautore texano ha disegnato i primi trent’anni della sua vita, divincolandosi così dai lacci che lo costringevano a guardarsi indietro e mai avanti: I Lie to You è diventato quindi una promessa, quella di venir fuori da una trappola di dolore e finalmente salvarsi, guardando al futuro.
Registrato in Irpinia in soli cinque giorni con il supporto del percussionista Zeno De Rossi, del contrabbassista Greg Cohen, e Raffaele Tiseo agli archi, l’album è stato prodotto da Alessandro ‘Asso’ Stefana, che ha lavorato con PJ Harvey e Mike Patton, per la Ponderosa Music Records che si è occupata, tra gli altri, di Blonde Redhead, David Byrne, Madrugada, Patti Smith, Terry Riley, e i Jesus and Mary Chain – che tanto hanno ispirato Hinson durante i suoi primi anni di formazione.

Durante le undici canzoni di I Lie to You, la voce di Hinson si fa guida vaticinante nel diramare il suo vissuto attraverso dipendenze, malinconie, sofferenze, solitudine. Ogni canto si fa poema veritiero di un’esistenza vissuta combattendo contro demoni interiori, insidie, morbosità, cadute e struggimenti.
Non ci sono speranze, ma nella sua brutale consapevolezza, i brani si fanno toccanti e crudeli: ad ogni passo c’è un ostacolo, ad ogni tenerezza risponde uno slancio violento, ogni anima diventa spettro di sé stessa. I Lie to You è una testimonianza intima e quasi spirituale di un vissuto sanguigno, veemente, delicato, lirico, sognante, e velata da uno strato di sardonica amarezza. Ma, come detto, questo è passato – qui si chiude tutto, non c’è gara né competizione, non ci sono vincitori né vinti. È la chiusura d’un cerchio. Il ricordo scende a patti con la vita reale, e lo spazio del rimorso e del rimpianto ha ormai permeato ogni fibra possibile. Bisogna tirare un sospiro di sollievo. Punto e a capo.
Se i testi sono così cruenti e impietosi, le melodie fanno da controcanto: carezzevoli, vibranti, trasognate, accompagnano una voce roca e spezzata; sono struggenti terre desolate che sanno di calore ruvido e discreto, che si fanno vento, deserto, placida quiete.
Ignore the Days, unico brano recente e ponte tra quel che è stato e quel che è e sarà, è un inno al vivere il presente con ciò che ne consegue, e traccia il sentiero che rende I Lie to You tanto ostile quanto suadente e suggestivo. Carelessly, What Does It Matter Now?, Wasted days and wasted nights sono degne di menzione, tracce sublimi, brusche, spezzate e incredibilmente languide.
Quest’album è un addio: e come ogni addio svela ossessioni, fantasmi, traumi, paure.
Ma tra rammarico e disappunto, c’è anche il seme di un nuovo inizio.
Tracklist:
01. Ignore the Days (03:29)
02. Carelessly (03:13)
03. People (03:41)
04. Find Your Way Out (02:47)
05. Please Daddy, Don’t Get Drunk This Christmas (02:53)
06. What Does It Matter Now? (04:35)
07. Walking on Eggshells (02:48)
08. The Days of My Youth (03:02)
09. Wasted Days and Wasted Nights (03:19)
10. 500 Miles (02:28)
11. You and Me (Digital Bonus Track) (03:31)
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