R E C E N S I O N E
Recensione di Carolina Zarrilli
Ero in aeroporto, per prendere un aereo che mi portava diretta a Cagliari. Quel fine settimana ero in trasferta per una data dei Quercia insieme ai Radura, i Regrowth e Gli Occhi di Chi ha fatto il Vietnam. Una serata firmata Piovono Pietre che si annunciava epica dato che i Quercia non suonavano da due anni e finalmente tornavo dietro al merch. Tra tutte queste emozioni pre-partenza, guardo il telefono e leggo 16 settembre: uscita di Spears of Leaves di Karu. Il mio volo è in ritardo per via di uno sciopero a Marsiglia. Decido quindi di ascoltare subito il brano mentre guardo fuori dai finestroni di Bergamo-Caravaggio. Rimango folgorata, come quando, Luca Grasso di Beat Machine mi ha invitata alla data durante Jazz-Mi e lì ho visto suonare per la prima volta Alberto, Mario, Andrea e Cristiano. Prima di immergerci nel mondo di Karu e del viaggio che ha fatto fare con la pubblicazione del suo ultimo lavoro, An Immaginary Journey, è bene che io mi presenti e contestualizzi quanto scrivo.

Sono Carolina, più conosciuta come Coach, e mi occupo principalmente di booking e produzione di festival. Mi muovo tra l’emo con Grato Cuore, il jazz internazionale con il Rosetum Jazz Festival e unisco elettronica e jazz (e non solo) con il progetto Città Aperta alla Fondazione Antonio Ratti a Como. Insomma, amo i live (e i tour) e l’emotività che gli vibra attorno.
Quando esce l’album a metà novembre sono di nuovo in aeroporto tra Malpensa e Londra. Penso che non possa essere un caso, a partire dal titolo scelto. Stabilisco che devo approfondire e sapere tutto di questo quartetto. Dietro a questo nome Karu c’è Alberto Brutti, contrabbassista diplomato in jazz e musica elettronica al conservatorio di Roma. Ma soprattutto c’è un mondo immaginario per nulla banale che si nota fin dal nome e dalla copertina dell’album, artwork di Unolab. Ci si immerge fin da subito in sei racconti di leggende africane, caratterizzati anche da forti momenti improvvisati, che uniscono contemporaneamente elettronica, jazz, hip-hop e world music. È un lavoro denso, compatto e da ascoltare dall’inizio alla fine, senza pause, per non interrompere per nessun motivo questo quasi pellegrinaggio attraverso culture lontane da quelle che ci circondano quotidianamente. Ci dimentichiamo quasi che alla base ci siano strumenti “usuali” come il sax (Mario D’Alfonso), la chitarra elettrica (Andrea Di Nicolantonio), la batteria (Cristiano Amici) e i synth (Matteo Castiglioni), proprio perché rielaborati e sviluppati in maniera innovativa.

Il disco esce per una realtà che ammiro molto: Beat Machine Records, etichetta indipendente con sede a Milano, che ho avuto modo di conoscere nel settembre 2021 grazie a DayKoda. Da lì ho approfondito e ho notato come essa riesca ad essere quasi una famiglia, dato che fa da raccordo tra musicisti di altissimo livello. Ho osservato come qualità e cura siano abbinati a gentilezza e spontaneità. Oltre a Karu e DayKoda nel roster BM ci sono anche Bo!Led che vede coinvolti un quarto di DayKoda (Andrea Gamba) e tre quarti degli Studio Murena (Amedeo Nan, Matteo Castiglioni e Maurizio Gazzola). E giusto lo stesso Matteo del quartetto di Karu.
Questa è la dimostrazione di tutto un lavoro dietro alle quinte (fatto come si deve), alle nuove influenze jazz e della volontà dadaista o surrealista, per alcuni versi, di unire e sperimentare ciò che più piace. E funziona.
Alberto nell’ultimo periodo non si è fermato e non ci ha finito di stupire perché ha pubblicato Place Memory #1, una performance immersiva nella cornice della chiesa di Sant’ Agostino ubicata nelle Marche. Di nuovo luoghi di tradizione e culturali uniti a un viaggio sonoro. Una modalità anche per dare spazio e cercare di rivalutare forse quei tantissimi beni culturali che ci circondano e che spesso dimentichiamo.
Passano i mesi, vado in tour e avvengono tanti cambiamenti. Una di queste novità è la produzione del nuovo progetto Città Aperta presentato dalla Fondazione Antonio Ratti nell’ambito del bando Per la cultura di Fondazione Cariplo. Esso si si snoda in una serie di dialoghi tra poesia e musica che interrogano il parco di Villa Sucota e la città di Como, trattandoli come paesaggi/testi, composti di storie, voci e silenzi che attraverso la letteratura e la musica, possono amplificarsi e diventare comuni. I cinque incontri previsti per l’anno 2023 formano una cartografia di tematiche che descrivono, o meglio attraversano, le giovani generazioni a cui è dedicato il progetto (le stesse a cui appartengono organizzatori, poeti e musicisti): la lotta, l’altro, il sogno, la distopia, la nostalgia creativa. Durante la fase creativa si decide il titolo del secondo appuntamento di domenica 14 maggio: Kannibals. Subito mi torna in mente quel viaggio fatto tra Malpensa e Londra. Decido di proporre Karu. Anche i miei colleghi hanno la mia stessa prima reazione di folgorazione. Cerchiamo quindi di creare la magia unendo il mondo visionario di Alberto con quello della poetessa moldava Marina Gogu Grigorivna: tutto nella cornice del parco Azzi nella periferia di Como. Nessuno saprà cosa succederà: sarà, se si può dire, un’opera site specific.
Giunti alla fine di questo viaggio che ci ha fatto partire in un modo e ci ha fatto tornare in un altro, siamo certi che ogni volta che (ri)ascoltiamo questo lavoro possiamo cogliere sfumature e letture diverse andando a trovare quegli scenari profondi e molteplici che Karu ci propone. Dopotutto Karu è un vocabolo Swahili che indica chaos: si riferisce ad un personaggio mitologico che in modo quasi inconsapevole ed ingenuo guarisce le persone tramite la musica.
Tracklist:
01. Kalam (5:40)
02. Purulli (4:35)
03. Akita (5:48)
04. Spears of Leaves (3:12)
05. Niya (5:12)
06. Pneuma (9:36)
Credits:
Double Bass and Electronics by Alberto Brutti
Sax by Mario D’Alfonso
Drums by Cristiano Amici
Guitar by Andrea Di Nicolantonio
Synth on tracks A3, B2, B3 by Matteo Castiglioni
Mixed by Alberto Brutti Mastered at Beat Machine Records, Milan (IT). Artwork by Unolab.
Pneuma: respiro vitale… è proprio quello che viene in mente a fine ascolto dell’album.
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