R E C E N S I O N E


Recensione di Claudia Losini

Lucio Corsi riesce sempre a superare se stesso e a stupire il suo pubblico. È un cantautore ingegnoso, un paroliere arguto, un musicista attento e originale. Già coi precedenti Bestiario musicale e Cosa faremo da grandi si era affermato come una personalità di spicco, ma con la pubblicazione di La gente che sogna, il suo terzo album, Lucio Corsi si guadagna un posto tra i grandi nomi del cantautorato italiano. Nel disco Lucio Corsi dosa sapientemente le parti orchestrali, con arrangiamenti che sorridono al glam rock, al musical, al pop giapponese (ascoltate La bocca della verità) e a Lou Reed.

La gente che sogna è un disco metaforico sulla musica come rimedio e medicina, e sui sogni come salvezza quando la realtà diventa troppo dolorosa e ferisce. Una metafora di un viaggio spaziale che parte decollando sull’Astronave giradisco, simbolo di come la musica possa trasportarti altrove, in un mondo ideale “senza difetti”, dove l’umanità si dirige, ascoltando l’ultima hit, passata da radio mayday, che è il titolo del secondo brano.
Radio Mayday è una canzone d’amore spezzato, che racconta di quando avere un paio di occhi in più ti cambia la realtà, e infine non desideri altro che scappare su un pianeta lontano, ascoltando una radio immaginaria e cantando al suono quasi sudamericano di una canzone che non sapevi fosse vera. Sono due brani poetici, che parlano di sogni infranti e di speranze da coltivare, grazie alla musica.
Si passa poi all’esplosione di gioia di Magia nera, un musical quasi alla Rocky Horror Picture Show, che introduce il secondo tema principale del disco: i sogni.
Sognare per Lucio Corsi ha un effetto salvifico, come la musica stessa, che ricuce i tagli dei sogni infranti nella realtà. E quindi perché non sfogarsi in un canto liberatorio che inneggia al dolore e al male, per scacciarlo come in un rito di magia nera?
La gente che sogna, title track, è un classico alla Lucio Corsi: pianoforte e voce per cominciare, un racconto surreale del mondo onirico dove tutti ci rifugiamo per chiuderre i conti con la vita reale.
Orme è una delicata ballata che parla nuovamente di ferite, che non guariscono con le onde, come ci insegnavano da bimbi quando ci sbucciavamo le ginocchia “Vai in acqua che il sale ti cicatrizza”. Le ferite della vita purtroppo non si cicatrizzano con le onde, ma ci rimangono addosso e fanno di noi quelle bambole vudù, lacerate e malridotte, di cui si cantava in Magia nera.


Dopo questo momento intimo torniamo a una finta allegra spensieratezza sonora, dove Lucio ci racconta de La bocca della verità, inserendo strofe in giapponese. La cosa migliore è ascoltarle senza cercare il significato, ha tutto più senso nell’economia della canzone, dove è meglio essere trasparenti, e che se tutto finisce e si diventa polvere, meglio essere da sparo.
どうせあいつら私たちが
言ってることも分かってない
バカじゃないのー?
Si va verso la conclusione del disco partecipando a un Glam Party. “Le canzoni migliori sono quelle che mentono/Che mi fanno credere d’essere fuggito via”: penso sia una delle descrizioni migliori che si possano fare sulla musica intesa come mezzo per fuggire, che mente ma che salva, che riesce a staccarti da una vita adulta dove è meglio tornare giovani e ribellarsi, vestiti come gli altri hanno detto di fare.
Questo potere salvifico della musica, e dei sogni, ritorna nel gran finale Un altro mondo, dove atterriamo dopo essere partiti con la nostra astronave giradischi. “Che esista un altro mondo io non ne dubito/Basta credere agli occhi, credere agli occhi anche quando si chiudono”.

Sono pochi i cantautori che, ogni volta che li ascolto, parlano a quella piccola bambina nascosta nel corpo di un’adulta. Se Dente parla della solitudine dei miei e nostri quasi 40 anni, Lucio Corsi mi ricorda quanto sia importante non smettere mai di sognare.
Basta chiudere gli occhi, e crederci.

Tracklist:
01. Radio Mayday
02. Astronave Giradisco
03. Magia Nera
04. La Gente che Sogna
05. Orme
06. La Bocca della Verità
07. Glam Party
08. Danza Classica
09. Un Altro Mondo

Photo © Tommaso Ottomano

Cover Nicoletta Rabiti