R E C E N S I O N E


Articolo di Cinzia D’Agostino

Se l’album Hermann era ispirato ad un manoscritto di Fulgenzio Innocenzi, ingegnere di Lucignano che una bambina donò a Paolo, questo Dell’odio dell’innocenza è invece un cd trovato dentro a una busta anonima a lui indirizzata contenente le undici tracce, chitarra e voce.
C’è sempre un alone di mistero giocoso dietro ai dischi del cantautore gardesano che danno un significato ancora più profetico alle sue creazioni, tendendo con un pizzico di ludibrio a mantenere una certa distanza.
Qualsiasi interpretazione più vi piaccia, non cambierà il fatto che questo sesto album è tra i più profondi ed incantevoli di Paolo Benvegnù.
Ad essere sincera, un primo ascolto distratto, in sottofondo, mi aveva condotta ad assimilarlo per sonorità ad una naturale prosecuzione dei lavori precedenti, senza sentire un rinnovamento determinante.

Stilisticamente c’è senza dubbio il marchio de “i Benvegnù” ma proseguendo nell’ascolto attento e completamente immersivo, vengo presa per mano da testo, musica e voce e condotta in uno stato d’illuminazione. Tutti gli strumenti restano ammaliati da questa voce profonda a tratti cavernosa, che pronuncia parole che divengono sentenze e ti perforano l’anima; chitarre, basso, percussioni, trombone e contrabbasso accompagnano il senso di verità ingombranti, dosandone magnificamente l’intensità e spingendoci in un vorticoso scivolo di emozioni alle volte contrastanti. Contrastanti come l’odio e l’innocenza, sentimenti che spingono al male e all’assenza di colpa, ed inevitabilmente si incontrano perché l’uno non può esistere senza l’altra.
Il disco è quindi una narrazione di odio e di amore, dove la natura, l’universo, la luna hanno una valenza simbolica che si innalza rispetto agli uomini che in Pietre sono “venditori del mondo criminali assassini” in una realtà dove domani è già tardi. Nonostante ciò non si avverte un pessimismo cosmico, viene anzi sviluppato un auspicio, un mondo nuovo in cui la terra riconquista i suoi spazi dove “i fiori si riprenderanno grattacieli ed autostrade”. Paolo è come un vate che attraverso i suoi versi teneri e crudeli ci mostra senza filtri le oscenità dell’uomo, degli ”Animali di superficie” dove “la perfezione sta nell’appartenere – occhi sbarrati – videoconsumi”, in contrapposizione al ritorno alla purezza delle origini, alla magnificenza e la perfezione della natura che suscita stupore e meraviglia, sensazioni a cui non siamo ormai più avvezzi.
In La Soluzione canta “agli uomini non chiedere niente…è il volo degli uccelli che è sacro, nelle migrazioni fantasticare il domani”, offrendoci rifugio in un meraviglioso microcosmo di salvezza.
Ben quattro brani, di cui uno solo strumentale, portano il nome Infinito riconducendoci sulla navicella spaziale di H3+, una dimensione senza limiti dove probabilmente si vuole sottolineare una speranza umana che nulla sia già stato e nel contempo a ricordarci che d’innanzi all’impercepibile non abbiamo alcun controllo.
L’album è intervallato da canzoni intrise di questi forti concetti che quasi sfiorano il verdetto come in Infinito1; alle stesse si alterano momenti più intimi dove Paolo, o il cantautore ignoto, ci fa naufragare in una sfera più privata e talvolta onirica (Nelle stelle, Non torniamo più).
E proprio di questa dimensione fa parte l’ultimo pezzo che chiude il disco, InfinitoAlessandroFiori, il brano in assoluto più commovente e struggente. Dopo quaranta minuti carichi di drammaticità di chitarre, basso e batteria dei vecchi e nuovi musicisti della band, arriva un calo di sipario segnato da un altoparlante della stazione dei treni che annuncia una linea di confine, introducendo un toccante arpeggio di chitarra “lo-fi” accompagnato dalla voce intensa ed avvolgente di Paolo che riesce a far vibrare tutte le corde dell’anima fino ad inumidire gli occhi.
Dell’odio dell’innocenza è un disco che impreziosisce la lunghissima carriera dell’artista e dell’uomo Benvegnù. Come se tutte queste esperienze professionali a partire dall’indimenticato rock lacustre degli “Scisma”, alla sua lunga esperienza solista con i Benvegnù e la collaborazione con altri grandi artisti in progetti interessanti e poliedrici, lo avessero in qualche modo portato ad una maturazione sempre in divenire, da uomo che non hai mai smesso di farsi domande raggiungendo un livello altissimo di consapevolezza e di rinnovamento.

Tracklist:
01. La nostra vita innocente
02. Infinito 1
03. Nelle stelle
04. Infinito 3
05. La soluzione
06. Altra ipotesi sul vuoto
07. Animali di superficie
08. Infinito 2
09. Non Torniamo più
10. InfinitoAlessandroFiori

Formazione:
Luca Baldini: basso , percussioni, sintetizzatore
Gabriele Berioli:
chitarre elettriche e acustiche, sintetizzatori, percussioni
Daniele Berioli:
batteria, percussioni
Saverio Zacchei:
trombone, sintetizzatori, vibrafono, piano elettrico
Paolo Benvegnù:
voce, chitarre acustiche e elettriche, basso, sintetizzatori, percussioni
Lorenzo Buzzigoli:
sintetizzatore in “Nelle stelle”
Elisabetta Pasquale “Orelle”:
contrabbasso e voci in “Nelle stelle”