L I V E – R E P O R T


Articolo di Arianna Mancini, immagini sonore di Andrea Furlan

Le sincronie della vita… non poteva che chiamarsi Bellezza, il luogo in cui si è tenuto il primo concerto ufficiale del nuovo lavoro di Andrea Chimenti, uscito lo scorso 5 novembre. Il Deserto La Notte Il Mare (qui la recensione), ha concepito questo titolo visionario il suo carismatico creatore, e l’opera è uno di quei manufatti che una volta posto nel giradischi a fatica lo si riesce a togliere dal piatto.

Prima dell’esibizione incontriamo Andrea per un’intervista, che ci accoglie con la sua umile gentilezza di sempre, tipica delle anime elette. Ci sarà a breve l’occasione per un successivo articolo di approfondimento dedicato a questo, ora è tempo di partecipare al concerto e sentire questo disco assumere nuova vita.

La serata è stata aperta dai PopForZombie, formazione torinese, con un nuovo album uscito a settembre per Vrec Music Label, Cose Piccole, a cui ha collaborato anche Andrea. La situazione è quasi surreale. Visti i dolenti trascorsi, non sembra quasi possibile partecipare ad una serata in cui gruppo spalla ed artista principale si esibiscono in un luogo chiuso, sempre con le dovute cautele del caso, ma in un’atmosfera intima e rilassata. Sarà che ho percepito tutta “quell’assenza” come se fosse stata la spada di Damocle, e mi stupisco sempre nel sentire rinata gratitudine, ogni volta che vivo situazioni così.

In veste di spettatrice, nel mio immaginario, ho sempre percepito il palco come se fosse una porta verso un’altra dimensione, l’atteso momento è arrivato e i musicisti fanno il loro ingresso. Questo volo prende corpo con una formazione a tre: Andrea Chimenti (voce, piano e chitarra), Cristiano Roversi (tastiere, basso e chapman stick), che ha pure collaborato alla produzione e arrangiamento del disco, e Francesco Cappiotti alla chitarra. Non sarebbe stato certo possibile coinvolgere nell’evento dal vivo tutto l’ensemble che ha messo i propri talenti nell’album.

Le prime note si fanno tangibili e l’incipit si palesa con quello che è il primo brano del disco, Dove Ho Posto il mio Amore. Siamo già in viaggio, ognuno nel proprio mondo, nell’accogliere Bimbo, che con la sua strofa, “Un bimbo guerriero sa sempre lottare/ contro il deserto la notte e il mare”, dà il titolo al disco. Il racconto dell’aneddoto ispiratore, risalente all’infanzia di Andrea, introduce Felice. I ricordi poi continuano a fluire nel loro corso a ritroso, con una dedica speciale per Maestro Strabilio, brano tratto da L’Albero Pazzo (1996). L’aria si fa greve nel seguire Maestro Strabilio nel blu con “la sua genialità in questo mondo perso”… Da un picco emotivo all’altro, ci eleviamo ulteriormente con Beatissimo, che lascia tutti sospesi e senza parole. Ci si trova sempre trafitti da disarmante stupore di fronte a sì tanta meraviglia, che evolve poi in un momento celebrativo, includendo la genesi di una canzone. Il poeta Chimenti interpreta la cover d’autore The Man Who Sold the World, classico immortale del Duca Bianco. Brano incluso nell’album live Andrea Chimenti Canta David Bowie (2017), registrato al Girone Jazz di Fiesole e frutto di uno spettacolo che debuttò originariamente nel 2015, sei mesi prima della morte dell’icona capace di continue metamorfosi. Sempre viva nei cuori e nella memoria.

In Eterno, brano estatico composto con Cristiano Roversi, ci riporta alla storia discografica attuale e al costante amore di Andrea verso la poesia. Nel ritornello, “l’amore non è alla mercé del Tempo/ anche quando labbra e gote rosate/ cadranno sotto l’artiglio della sua curva falce”, vengono evocate parole tratte dal Sonetto CXVI di William Shakespeare. C’è poi qualche minuto di condivisione ed una reminiscenza legata al brano che segue, Allodola Nera, la nuova opera si dipana nuovamente, per subire poi uno scatto indietro nel tempo con A Stain in the Moonlight, brano tratto dall’audiolibro parte della raccolta di racconti L’Organista di Mainz (2020). Restiamo ancora per qualche frammento di tempo nel passato con La Cattiva Amante, sono gli anni di Vietato Morire (2004).

L’empatia si fa densa in eventi dal vivo impreziositi da questo stile. Non c’è la mera esecuzione musicale e canora, ma il caldo desiderio di condividere e di empatia, di “sentire insieme”. Le canzoni intervallate dai racconti e dai ricordi di Andrea fungono da magneti, che ti attraggono nel loro universo, facendoti respirare ogni sillaba ed entrare in ogni fessura, parte del tutto. Un rapimento che è altresì immedesimazione, senza l’ausilio di sostanze inebrianti, perché basta solo aprire l’anima all’essere recettivi. Tutto questo ha del magico.

Vorrei che questo tempo non finisse mai…e Oltremare ci regala la certezza che c’è ancora spazio per perdersi, la seguente Garcia che la poesia non può esimersi dal restare aliena. Milioni, suscita sensazioni di dissolvenza e cerco di viverla più intensamente, proprio per questo. Siamo alla fine? Piccola Pausa. Applausi, infiniti applausi. Grida di incitamento. Andrea, Cristiano e Francesco non indugiano troppo a ritornare fra noi. L’ingresso è immortalato di fatale bellezza. Ho desiderato risentirla, ed eccola: Ti Ho Aspettato (I Have Waited for You). Correva l’anno 1996 de L’Albero Pazzo e la collaborazione con David Sylvian. La serata si chiude sulle note di Cori Descrittivi di Stati d’Animo di Didone. Approdo in terra ferma con poesia. Sono i tempi de Il Porto Sepolto (2002), quando Andrea mise in musica alcune poesie di Giuseppe Ungaretti. L’elevatezza della parola cantata, si torna alle origini della poesia stessa. Siamo davvero al termine, ma paghi di gratitudine. Ogni distanza si fa lieve con l’anima che rifulge di bellezza e colma di nutrimento. Sono pronta e desta per percorrere 500 km, con il mio compagno di viaggio e la musica, mia stella guida che brilla nel cuore.

Beato questo mio viaggio, che sono in viaggio ancora