R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Per ricordare Cecil Taylor, grande pianista jazz scomparso nel 2018, si sono messi insieme tre grandi musicisti ovvero il flicornista e trombettista Enrico Rava, il batterista Andrew Cyrille e, il più giovane dei tre, il bassista William Parker. Non si tratta però di un “matrimonio di puro interesse”, poiché i tre hanno già fatto parte della ”Cecil Taylor Unit” e di altri ensemble a cui diede forma Cecil Taylor. Da questo fruttuoso incontro nasce 2 Blues for Cecil, disco registrato dopo il concerto del trio tenutosi il 31 dicembre 2020 e intitolato “Tribute to Cecil Taylor” nell’ambito del festival “Sons d’hiver” a Parigi. Come poteva incominciare un disco così? Naturalmente, vista la natura dei tre, anzi dei quattro musicisti, con Improvisation no. 1, dove le spazzole fugaci come un battito d’ali di Andrew Cyrille e il suono apparentemente accennato e in cerca di appoggi di Enrico Rava, dicono subito su quale terreno ci troviamo a muovere.

[Foto Luciano Rossetti © Phocus Agency]

Ballerina (composto da Rava), che segue non fa che confermare, nonostante il rassicurante titolo, che è la miscela infinita di suoni nuovi a guidare l’ensemble in questo ricordo di Cecil Taylor. E anche il blues che segue (il numero 1), non modifica la fisionomia del lavoro, dove sono sempre il flicorno e la tromba di Rava la lanterna di Diogene, e tutte le sue caleidoscopiche combinazioni, a dare la fisionomia di una “destrutturante stabilità” (l’ossimoro è d’obbligo), a tutto il magnifico lavoro. Rava dialoga intensamente ora con la batteria, ora con il contrabbasso, senza mai perdere il centro della scena, ma senza nemmeno oscurare gli altri compositori, come avviene appunto nella parte centrale e terminale di questo primo “blues”. In Improvisations no. 2 i silenzi contano quanto gli strumenti e gli inserti di tromba e le presenze quasi immote del contrabbasso sussurrano poesia di rara bellezza. Altro ambiente in Top, Bottom, and whats in the Middle, dove questo tentativo, enunciato nel titolo, di dar conto di una forma d’insieme si trasforma in un tentativo, quasi cubista, di dar conto della complessità dell’insieme stesso, con una deliziosa parte centrale sostenuta dalle ticchettanti bacchette di Cyrille che poi replica con una chiusura rumoristica minimale e desueta. Il secondo blues per Cecil sembra presentarsi come un brano più scorrevole e senza eccessive increspature e soprattutto, possiede la vera fisionomia di un blues, anche grazie alle battute sottolineate dal contrabbasso, sopra al quale Enrico Rava ricama un incantevole “tombolo” sonoro. Enrava Melody si presenta come brano più energico e compatto, ma sempre con quella misura ed equilibrio tipica, del jazz di Rava. Overboard concede, giustamente, molto al “tambur battente” di Andrew Cyrille; chiudono Machu Pichu e una delicatissima e minimale interpretazione di My Funny Valentine di Richard Rodgers e Lorenz Hart, unico brano non composto da uno dei musicisti dell’ensemble.

Disco da tenere a portata di mano e da utilizzare solo quando si vogliano liberare mente e cuore dalla tappezzeria sonora vacua e inutile del nostro quotidiano. “Dolci romori” come avrebbe detto D’Annunzio…

Tracklist:
01. Improvisation No. 1

02. Ballerina 
03. Blues for Cecil No. 1
04. Improvisation No. 2
05. Top, Bottom and What´s in the Middle
06. Blues for Cecil No. 2
07. Enrava Melody
08. Overboard
09. Machu Picchu
10. My Funny Valentine