R E C E N S I O N E
Recensione di Mario Grella
Era ora che Silvia Bolognesi e Marco Colonna si incontrassero, e lo dice chiaramente Il titolo del disco edito da Fonterossa uscito a gennaio. L’incontro tra i clarinetti e il contrabbasso, non sarà così bizzarro e sublime come quello “tra un ombrello e una macchina da cucire su di un tavolo anatomico”, come suggeriva Isidore Ducasse, ma è pur sempre qualcosa che sa di fresco. Il viaggio incomincia stranamente ad un’ora inconsueta, alle sei della sera, il primo brano si intitola proprio 6pm e termina Ad una certa ora, titolo espresso nella sua forma estesa e non con la terribile abbreviazione della vulgata. Alle sei della sera anche un clarinetto abituato alle più mirabolanti acrobazie come quello di Marco Colonna, è forse più incline alla meditazione minimale e delicata; il brano è confezionato da un rapporto stretto e continuo tra i due strumenti, quasi un “rapporto sessuale” se mi è consentita una metafora un po’ ardita.

Mentre il clarinetto di Marco Colonna appare ilare e giocoso, il contrabbasso di Silvia Bolognesi sembra più refrattario alle evoluzioni, ma dopo un gioco a rimpiattino dei due strumenti, Silvia Bolognesi fa diventare grave e profondo il suono del suo contrabbasso e la fisionomia del pezzo sembra svoltare e trasformare l’atmosfera da leggera a cupa, ma di una cupezza non tragica, ma intensamente profonda. Il secondo brano, 6am, sa inequivocabilmente di risveglio, va da sé. Se non siamo alla musica impressionista poco ci manca: se il clarinetto sembra schiarirsi gradualmente la voce, il contrabbasso vive dei piccoli rumori del mattino: forse oggetti, infissi, piccoli attrezzi da cucina. E prima che metabolicamente il risveglio si sia completato, i due strumenti hanno campionato tutti gli immaginari suoni di un risveglio domestico. Ma poi, nel terzo brano, ci si accorge che Sono sempre le sei, e qui il discorso, “heideggerianamente” si complica. Ogni cosa, scriveva il grande filosofo tedesco in “Per una fenomenologia interna del tempo”, si compie durante il tempo, in uno spazio e per una causa. È così anche per i nostri musicisti? Io credo di sì, il Tempo è l’elemento che permette alla musica di avere il suo sviluppo, lo spazio è quello euclideo dove gli strumenti, i musicisti e i loro gesti agiscono, la causa è quella che anima tutto EraorA, cioè proprio il voler suonare (insieme) e possiamo ben dire che i suoni di questo brano sono assolutamente meditativi. In Mezzo pomeriggio e in Pomeriggio, il divertimento e lo sviluppo melodico sembrano prendere il posto degli indugi meditativi. La Notte invece non poteva che essere popolata di sogni che il clarinetto di Marco Colonna, racconta con un ritmo quasi monologico, mentre più discreto appare il contrabbasso di Silvia Bolognesi, quasi discosto per non disturbare il racconto. Si sa che il Tempo è circolare e si ripresenta sempre uguale e sempre diverso ogni giorno, e così ci ritroviamo di nuovo alla mattina, anzi alla Mattina presto: un altro ricominciamento, un “encore” fatto di sonore presenze domestiche che escono dalla campana del clarinetto, come un gorgogliante caffé esce dalla caffettiera. Ad una certa ora chiude questo tempo definito ma infinito, consueto e sempre nuovo.
Il pezzo più lirico di tutto l’album, quello più riflessivo, forse anche il più introspettivo, mette in evidenza quali misteriose “correspondances” si possano disvelare tra due musicisti, che non solo accettano di “improvvisare” e ricercare insieme, ma che fortemente lo hanno voluto e desiderato. Musica preziosa come il Tempo…
Tracklist:
01. 6pm
02. 6am
03. Sono sempre le sei
04. Mezzo pomeriggio
05. Pomeriggio
06. Notte
07. Mattino presto
08. Ad una certa ora
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