R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Tra i tanti dischi che ricevo dal mio amico e “istigatore a delinquere”, James Cook, ho scelto di scrivere di questo magnifico Zurich Concert dei Punkt.Vrt.Plastik. pubblicato dall’etichetta Intakt Records. Mi ha colpito, ad un primo ascolto, la qualità dell’improvvisazione sperimentale, lenta, non forzata, non estrema, ma raffinata (voce del verbo raffinare), dove gli accordi e le note del pianoforte di Kaja Draskler, sembrano essere una materia in via di levigazione e di consunzione, come accade alla materia scultorea in Alberto Giacometti. Ma poi c’è anche un motivo per così dire esterno alla musica ovvero le appassionate note del grande pianista Alexander Hawkins che ne accompagnano la sua uscita, note illuminanti di chi del piano ha fatto un laboratorio di esperienze e di ricerche senza fine. È fuori discussione che anche in questo concerto zurighese, il protagonista quasi assoluto sia il piano e, se dobbiamo accennare ad una chiave di lettura per accostarsi a questo lavoro, potremmo dire che si tratti della “ripetizione” e della variazione sul tema. In tutti i brani è presente una costante, una piccola frase musicale che viene ripetuta, leggermente modificata, distorta, torturata e infine trasformata, dalla incredibile bravura di Kaja Draskler e dei suoi sodali, ovvero Petter Eldh al contrabbasso e Christian Lillinger alla batteria.

Ma oltre alla “ripetizione variata”, alberga nel disco anche una vivacissima dialettica tra le componenti strumentali. Come sottolinea Alexander Hawkins nelle note a cui accennavo in precedenza, le composizioni mettono in evidenza l’intera gamma di permutazioni possibili all’interno del trio: unità totale tra gli strumenti oppure disaccordo totale tra di essi. Apre le danze Nuremberg Amok con una batteria apparentemente scombinata, un piano e un contrabbasso che sembrano sempre in cerca di punti di contatto difficili da trovare, un discorso che sembra proseguire con Axon più compatto e assestato. Trboje presenta un pianoforte “puntillista”, disarticolato e tormentato dalle percussioni e dal contrabbasso, mentre il successivo Vrvica I è un pezzo per piano solo, seguito da Morban ricco ed articolato dove nell’esecuzione dal vivo entrano anche, a tratti, le esortazioni vocali dei musicisti. Molto sperimentale Body Decline & Natt Raum, con le dita di Kaja Draskler che si cimentano in un corpo a corpo con la tastiera del pianoforte. Secondo Alexander Hawkins, sempre nelle note che accompagnano il disco, Morgon Morfin sembra essere “il cuore pulsante” di tutto il lavoro. Ed effettivamente qui che il pianoforte di Kaja sembra aver raggiunto una piena maturazione, o meglio, sembra aver trovato la sua strada, ricercata fino a questo punto nel disco: cinque minuti di estasi, come scrive Hawkins che fanno riemergere dalla memoria indicibili pagine di Scriabin o Messiens. Anche Vrvirca II ha un suo tono elegiaco tutto contenuto in una ripetizione, una perdita e un ritrovamento di una piccola melodia nata sulla tastiera. Membran ancora una ricerca sul materiale sonoro, Trace of Veins, solo di percussioni di Christian Lillinger e poi Zug e Azan che chiudono un concerto che sembra una esplorazione dentro una selva di materiali sonori dati da pochi strumenti, ma condotta con una foga combinatoria da lasciare allibiti. Una ricerca libera, di quella libertà che come diceva Paul Valery, non può che derivare dal massimo rigore.

Tracklist:
01. Nuremberg Amok
02. Axon
03. Trboje
04. Vrvica I
05. Amnion
06. Body Decline – Natt Raum
07. Morgon Morfin
08. Vrvica II
09. Membran
10. Traces of Veins
11. Veins
12. Zug
13. Azan