R E C E N S I O N E
Recensione di Riccardo Talamazzi
La provenienza geografica norvegese non tragga in inganno l’ascoltatore. Occorre dimenticare le coordinate già conosciute in riferimento al discusso “suono scandinavo”, anche se immagino che le suggestioni dell’etichetta ECM, per certi versi portatrice di questa modalità espressiva sbrigativamente chiamata jazz nordico, non aiutino a fare chiarezza. Innanzitutto la formazione, che vede un trio pianoless in questa uscita Elastic Wave, centrato sul titolare Gard Nilssen alla batteria e percussioni, André Roligheten ai sassofoni ed al clarinetto e Petter Eldh al contrabbasso – quest’ultimo già nel recente lavoro di Kit Downes, di cui potrete ritrovare la recensione qui. La Gard Nilssen Acoustic Unity così composta non è una formazione esordiente, avendo già pubblicato tre album, due per la Clean Feed – Firehouse (2015) e il Live in Europe (2017) – e uno per Grappa (!!) Musikkforlag, To Whom Who Buys a Record nel 2019. Bisogna dire che più che un disco incentrato sul batterista Nilssen, Elastic Wave pare una vetrina di lusso per il fiatista Roligheten che nonostante non abbia ancora quarant’anni, più o meno come Nilssen, vanta un ruolino di marcia di collaborazioni ed uscite discografiche di tutto rispetto. L’eclettico sassofonista propone un suono che veleggia tra le parti di un James Brandon Lewis con più nordico distacco e qualcosa che fa sbandare la mia memoria tra Roland Kirk – forse sono rimasto suggestionato dal fatto che anche Roligheten alle volte suona due strumenti contemporaneamente – e il profilo di Eric Dolphy. Ma non trascurerei nemmeno, in alcuni brani, l’impronta del gigante Sonny Rollins. Di Petter Eldh conosciamo già le qualità, espresse nell’ultima uscita discografica accanto a Kit Downes. E dell’ottimo batterista, nonché personaggio chiave di questa Acoustic Unity, cosa dobbiamo dire? A suo incontestabile favore va il merito di concentrarsi sulle numerose frammentazioni ritmiche che impone ai brani del trio, focalizzandosi sull’aspetto tecnico ed espressivo e tralasciando di mettersi troppo in vetrina, sentendosi responsabile della struttura portante che regge le dinamiche del gruppo. Le composizioni dei brani sono distribuite a tutti e tre i musicisti, anche se Nilssen e Roligheten ne sono i maggiori responsabili. Allora, niente mood propriamente nordico in questo disco, ma si evidenzia l’allineamento ad un jazz orientato per lo più in chiave filo-americana. I tre autori non tentano nemmeno un lavoro di parziale cosmesi, rinunciando completamente alle malinconiche atmosfere ECM che conosciamo a riguardo, calandosi a capofitto negli schemi triadici classici sax – basso – batteria con qualche escursione nel free, peraltro mai molto insistita.

Si comincia l’ascolto con Altaret composta da Eldh. La melodia sinuosa del sax s’incunea tra le dilatate cellule ritmiche confezionate dalla batteria e dal contrabbasso. Il brano ha una sua propria sensualità, con una linea espressiva che trova spesso occasioni in cui ripetersi in modo convincente e con Roligheten che suona morbido e compassato. Spending time with Ludvig è di Nilssen ed ha un andamento sicuramente diverso dal precedente brano d’apertura. L’atmosfera è qui più distesa e quasi giocosa e lo si percepisce da subito nonostante l’avvio un po’ marziale con una melodia che ricorda, alla lontana, St.Thomas di Sonny Rollins. Grandissimo lavoro ritmico su cui il sax improvvisa sgusciando tra le fondamenta, mantenendosi sciolto e disinvolto anche quando aumenta la velocità di esecuzione, peraltro sempre contenuta e formalmente molto elegante. Il brano che segue, Dreignau è del contrabbassista Eldh e vede Roligheten imbracciare il clarino. Il cambio di timbrica giova molto all’autonomia del brano conferendogli un andamento ombrosamente ondivago, simil-arabeggiante. Le percussioni di Nilssen arricchiscono il quadro scenico di colori medio-orientali. Curioso il fraseggio del clarino, a coppie e triplette di note ravvicinate e intervallate da brevissime pause. Influx/Delight è tra i brani dalla costruzione più complessa, opera del duo Nilssen-Roligheten. Lo sviluppo in modalità free, dopo un inizio con qualche frase spezzettata, vira dalle parti di un’improvvisazione tesa e vibrante ad opera del sax. Impressionante la varietà di ritmi innescati da Nilssen. Mentre batteria e contrabbasso si lasciano andare, l’impro di Roligheten sale di tono e di autorevolezza e qui i paragoni con Rollins, con le dovute cautele, non mi sembrano così peregrini. Lokket til Jon, Og Skjerfet til Paul è un pezzo molto lento e intimista di Nilssen, una ballata dai toni scuri, innescata da un intro del contrabbasso su cui il sax costruisce una melodia dal tono elusivo, quasi sussurrata, ed una batteria lavorata più sui piatti rispetto agli altri brani dell’album. Il mood complessivo sta dalle parti di certe “limpide oscurità” alla Bobo Stenson.

Sorprendente The Other Village, di Roligheten, che probabilmente suona due sax alla volta – se le foto che osservo non mi traggono in inganno. La musica che ne scaturisce ha un animo molto popolaresco che ricorda le sonorità delle zampogne e delle cornamuse, per cui essa potrebbe appartenente culturalmente, per pura ipotesi, ad un territorio esteso dall’Abruzzo fino alla Scozia. Dalla marcia processionale si passa a qualche escursione free in meno che non si dica. L’effetto è straniante ma godibile. Boogie esce dalla creatività di Nilssen e si muove a metà tra un funky e un espediente ritmico latino-americano. Oltre all’ottimo lavoro d’assieme in questo brano sottolineerei la prova robusta del contrabbasso che assolve il compito di serrare le fila tra le componenti, partecipando alla creazione del coinvolgente groove complessivo. Cercle 85 è una traccia composta da Roligheten che in questo frangente si presenta col sax soprano lavorando molto sulle note medio-alte della sua gamma cromatica, impostando una ballata rarefatta, finalizzata ad un morbido allunaggio sull’accogliente terreno ritmico preparato dal contrabbasso e dalle spazzole della batteria. Con Acoustic Dance Music la coppia NIlssen-Roligheten ci prende bonariamente in giro con una composizione di cui tutto si può dire tranne che sia ballabile. Anzi, a dirla tutta, questo è il brano più free di tutta la raccolta. La melodia di base è già di per sé piuttosto complessa e quando il contrabbasso si dispone ad un veloce walking lungo la tastiera e la batteria si mette a correre, interrompendo e riannodando i suoi spezzoni ritmici così come opera costantemente in questo album, il sax impazza di gioia immergendosi in una danza interiorizzata, tutta sua, che non ha niente da spartire con ciò che intendiamo normalmente come “ballo”. Til Liv è un brano pensoso, rimuginante, che comincia con una serie di note arpeggiate per poi improvvisare con frammenti più lunghi e distesi, approfittando di una dissociazione ritmica che crea ampi vuoti, riempiti parzialmente dagli interventi a ventaglio della batteria e dai puntillismi del contrabbasso. The Room Next to Her, di Nilssen, chiude l’album con la comparsa di un sax basso, di per sé molto avvolgente grazie alla timbrica calda propria del suo suono. La melodia è possente, quasi epica. Ed è questo l’unico brano in cui Nilssen si concede un piccolo spazio tutto per sé che invece di riempire con rullate travolgenti si accontenta di qualche passaggio timpanico per poi riprendere, con la maestria che gli è naturalmente congeniale, la segmentazione ritmica fin qui condotta.
Questo Elastic Wave sembra quindi un ritratto d’America in lontananza, un‘ispirazione che corre defilandosi dalle stigmate nord europee, per riannodare le trame di un discorso alieno ai classicismi accademici e più vicino a certa tradizione d’oltre oceano. Potremmo definire questo lavoro come una musica “senza fissa dimora”, autonoma e bastante a sé stessa, priva di strutture convenzionali e di atteggiamenti museali, in continuo movimento tra una controllata esuberanza e un atteggiamento riflessivo privo di frivolezze.
Tracklist:
01. Altaret
02. Spending Time with Ludvig
03. Dreignau
04. Influx Delight
05. Lokket til Jon, og skjerfet til Paul
06. The Other Village
07. Boogie
08. Cercle 85
09. Acoustic Dance Music
10. Til Liv
11. The Room Next To Her
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