R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

James Brandon Lewis mi aveva colpito da subito con quell’esordio Moments del 2010, un album autoprodotto in cui si avvertiva la già matura personalità strumentale del saxofonista allora appena ventisettenne. Il colpo del k.o. lo subii qualche anno più tardi, quando nel 2015 uscì un album in trio – Days of freeman – dentro al quale un sax aggressivo ma non troppo si muoveva supportato solamente dal contrabbasso e dalla batteria. Chi pratica uno strumento a fiato sa che dopo il disco-solo, la difficoltà più grande è suonare con una formazione senza un vero e proprio strumento “armonico” come un piano o una chitarra, qualcosa che ti consenta un appoggio su una base rassicurante costituita da accordi e non solo da singole note, o al massimo da bicordi, come li può permettere il contrabbasso. In questi ultimi casi quasi tutta la responsabilità della sostanza sonora si carica sulle spalle del solista e se non sei più che bravo a mantenere accesa l’attenzione finisci per perderti nell’oleoso mare della noia. Ma J.B.Lewis è più che bravo, non tanto e non solo dal punto di vista tecnico su cui peraltro egli non insiste più di tanto ma piuttosto nella costruzione melodica e nel fraseggio in cui dimostra un’invidiabile individualità espressiva. In questa sua ultima uscita Code of Being – la decima produzione discografica da titolare della sua carriera – c’è continuità col lavoro precedente, Molecular, anch’esso licenziato in quartetto con gli stessi musicisti di questo disco e cioè Aruan Ortiz al piano, Brad Jones al contrabbasso, Chad Taylor alla batteria oltre allo stesso Brandon Lewis al sax tenore.

Dal livello “molecolare” ad una visione più ampia coinvolgendo l’intera struttura del DNA e quindi individuandone il codice vitale, sembra quasi che l’autore stia compiendo un viaggio simbolico dentro di sé, fino al cuore della sua materia musicale, fino ai misteriosi accoppiamenti tra ispirazione ed esecuzione che sono i garanti di ogni espressione artistica. Il sassofonista di Buffalo si è imbarcato in un lavoro di indagine non sempre lineare e qualche volta, come vedremo, la sua nave rischia d’ingorgarsi in mulinelli che la fanno girare a vuoto ma questo può essere lo scotto da pagare in ogni viaggio avventuroso in cui la direzione la si misura miglio dopo miglio, in un percorso teso verso la ricerca dell’ignoto.

Resonance si presenta come prima traccia dell’album e s’indirizza inizialmente verso i rassicuranti binari di una bella melodia la cui dolcezza è permessa sia dal soffio morbido e convincente di B.Lewis sia dal piano che organizza un comodo cuscino su cui appoggiare le note del sax. Ma dopo questo preludio le cose mutano, l’imbarcazione è appena uscita dalle acque conosciute del porto per rollare su un mare che diventa via via sempre più mosso. Aumenta un senso di tensione “controllata”, il piano esplora l’orizzonte mentre la batteria agita il ritmo, almeno fino a quando l’intero gruppo esce dalla burrasca. Il suono di B.Lewis sta tra l’inquietudine coltraniana e l’attrito terrestre di un Gato Barbieri. È una dimensione vibrante, perturbata da una sensibile ansia di ricerca che si rende evidente brano dopo brano. Archimedean esordisce con una cadenza quasi classica, sempre gestita dal piano di Ortiz che questa volta intreccia una linea melodica reiterata con il contrabbasso e un sax sempre più nervoso. È il destino di gran parte dei brani di questo disco con avvicendamenti contradditori proposti ora da melodie tranquillizzanti alternate a vere e proprie dinamiche free come accade in questo pezzo. In questi frangenti più liberi, alle volte fin troppo prolungati come in questo caso, si rischia l’incaglio per eccesso di pescaggio, la chiglia tocca il fondo perché ci si avvicina troppo alla riva quando invece sarebbe forse stato più opportuno dirigere la prua in mare aperto. Ed è infatti quello che si fa nel modernissimo Every atom glows a mio parere il brano migliore dell’intero album. Questo titolo riproduce il nome di un dipinto di Norman Lewis del 1951, pittore newyorkese che con questo quadro specifico – Ogni atomo vibrante: elettroni in vibrazione luminosa – guida l’ispirazione del gruppo di B.Lewis verso un’indagine strutturale molto raffinata. La musica diventa astratta ma non provocatoria, la costruzione armonica si mantiene tonale, quasi una ballad sottovoce in cui l’asse melodico non segue le più usuali strade direzionali. Sembra quasi di procedere in una discesa non solo verso le radici della materia organica ma in direzione del codice dell’Essere e ancora più giù, verso le particelle–onda radianti, le stesse riprodotte nel dipinto del pittore a cui abbiamo fatto poc’anzi riferimento. I tre strumenti procedono legati in profondità da un accordo non scritto, con sguardi d’intesa che testimoniano un assoluto legame ideale, una tessitura comune che li vede tutti protagonisti su uno stesso piano espressivo. Purtroppo questa scandaglio, dopo un inizio promettente, non continua nella medesima direzione in Per 4. Se sono le note in assolo di B.Lewis a promuovere il passo in questo brano, il sopraggiungere di un ritmo insistente del tom della batteria e un riff pervicace del contrabbasso innescano ancora lo stesso vulnus di Archimedean. La mia impressione è che si perda la linea della rotta e che si giri a vuoto, nonostante le evoluzioni del sax attorno ad un grappolo compatto di note. Classico brano che viene spesso saltato in ascolto perché noioso, nonostante una coda più tollerabile.

Si torna alla musica e in gran spolvero con Code of Being e qui si possono finalmente riascoltare le idee in evoluzione di B.Lewis su una base ritmica assai solida e un piano che sparge note in levità per alleggerire l’intera struttura. La tensione sale, l’ipertermia riporta tutto verso l’alto, alle normali vette a cui questa musica sarebbe destinata se non perdesse, talora, il filo della direzione. Tra l’altro in questa traccia possiamo ascoltare un assolo di Ortiz, pianista cubano dalla preparazione completa e dal ricco curriculum professionale che mi ha molto impressionato e che qui mi ha ricordato i break di McCoy Tyner assieme a Coltrane. Where is Hella ha una iniziale carezza intrinseca legata a certe arie popolari ma che poco dopo si frantuma un mille rivoli anarchici per poi riprendersi e dopo una breve pausa trasformarsi in una melodia quasi latina dalla forma struggente. A questo punto interviene un lungo apporto di pianoforte con la batteria di Taylor a gestire principalmente questi continui sobbalzi ritmici, mentre il sax di B.Lewis incede tra Coltrane e Barbieri con grande naturalezza. Brano denso di fascino con un’anima vibrante che concede un sapore agro al senso definitivo di questo sviluppo musicale. In Per 5 il pianista costruisce con la mano sinistra un accompagnamento serrato strutturato sulle ottave più basse, ben presto ripreso dal contrabbasso e sostenuto in seconda battuta solo dallo strumento di Brad Jones. La dimensione improvvisativa si fa largo con il sax e il piano a riempire gli spazi lasciati liberi. I musicisti si stanno evidentemente divertendo, noi leggermente meno perché anche questo brano, come in precedenza, soffre di un eccesso di lunghezza e contravviene agli spunti sintetici che invece riscontriamo in altri frammenti. Si chiude in un decrescente, progressivo inviluppo strumentale, Tessera è l’ultimo pezzo dell’album e qui sembra che si recuperi il mood di Every atom…. Torna, infatti, la dimensione della ricerca costruendo dilatazioni spaziali e ritmiche tra le cui maglie allargate l’improvvisazione cerca la sua definitiva collocazione. La conclusione si risolve in un rassicurante 4/4 che scandisce in modo regolare la fine dell’avventura.

Le asimmetrie delle linee melodiche costituiscono nel suo complesso parte di uno dei lati più stimolanti di questa opera e la tensione continua all’investigazione che anima Brandon Lewis costituisce l’aspetto più interessante di Code of Being, a cui volentieri si perdona qualche momento di suono intricato e di dispersione progettuale.

Tracklist:
01. Resonance 
02. Archimedean 
03. Every Atom Glows 
04. Per 4
05. Code of Being 
06. Where is Hella 
07. Per 5 
08. Tessera