R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

In un pomeriggio del marzo 2019, in uno studio di New York, John Scofield decide di celebrare il suo amico e mentore Steve Swallow, notissimo bassista e compositore che ha suonato con Carla Bley, Jimmy Giuffre, João Gilberto, Benny Goodman, Chick Corea, Gary Burton, Jack DeJohnette, Pat Metheny, così tanto per citare. John Scofield nutre una profonda ammirazione per Swallow, in particolare per la sua capacità di improvvisare con moderazione, se così possiamo dire. Questa sua “temperanza”, che ben si adatta alla poetica di Scofield, fa della sua musica qualcosa che può tranquillamente stare tra il jazz e la canzone: non troppo melodico, non ostinatamente disarmonico.

John e Steve hanno una lunga storia di collaborazione alle spalle e, forse, l’affiatamento, è una delle componenti del jazz che si presta meno alla improvvisazione. Poi basta pigiare il dito su “play” per rendersene conto. Si comincia con una amabilissima She was Young, melodia costruita attorno ad una poesia di Robert Creeley, per proseguire con la celebre Falling Grace, più ritmica e brillante, poi la “madeleine”, Portsmouth Figuration che Scofield sentì, per la prima volta, in Duster di Gary Burton, quando era al liceo (Scofield non Burton). Ma se dovessi scegliere tra questo prelibato canestro di frutta, metterei certamente le mani su Hullo Bolinas, un valzerino minimale, suonato quasi per non disturbare, dal sapore delicato. Assaggerei Away, ballata ancor più sommessa e fragile e poi assaporerei Radio con Steve Swallow che si batte, in punta di fioretto, con la batteria di Bill Steward, non risparmiandogli qualche “fuetto” per restare in ambito schermistico. Mi piace chiamarla “musica della buona creanza”, lontana da certi fragori jazzistici, ma che riesce comunque a modulare suoni e toni, li combina e li ricrea in infiniti mondi.

Tracklist:
01. She Was Young
02. Falling Grace
03. Portsmouth Configurations
04. Awful Coffee
05. Eiderdown
06. Hullo Bolinas
07. Away
08. In F
09. Radio