L I V E – R E P O R T
Articolo e foto di Iolanda Raffaele
Come nei due anni precedenti, anche quest’anno abbiamo vissuto la strana e straordinaria esperienza del Primo Maggio a Roma e vogliamo raccontarvela. È stata un’edizione criticata su ogni fronte, dalla scelta degli artisti che sembra strizzare l’occhio a Sanremo, alla presenza di poche donne nella line up, alla conferma dei precedenti presentatori nella conduzione.
Off Topic, tuttavia, non ama giudizi e polemiche e si vuole concentrare sulla bellezza di questo evento sia pur nelle difficoltà che sono proprie delle grandi manifestazioni. Il clima non è stato di certo amico, la pioggia, infatti, è stata quasi un cantante aggiunto, ma non ha scoraggiato il pubblico con la sua schiera di ombrelli colorati, riparato con giubbini, impermeabili o oggetti improbabili di fortuna, né la musica, né i cantanti.
È stato il primo maggio della resistenza dai luoghi comuni e dai disfattismi, delle parole forti e dei messaggi sentiti, dei sodalizi musicali improvvisati o collaudati e della solidarietà interna ed esterna, di genere e di colore. Non è stato un Festival di Sanremo bis – come alcuni hanno affermato – e, se è vero che molti artisti sanremesi erano sul palco romano, è anche vero che ciò significa che la musica si sta evolvendo e che mondi diversi ed un tempo diametralmente opposti si stanno avvicinando ed incontrando. Non è stato il Primo Maggio romano a guardare alla tv e a copiarne i contenuti, ma è stato Claudio Baglioni a compiere una piccola e coraggiosa rivoluzione, portando su un palcoscenico timorato e apparentemente chiuso, generi musicali ed artisti da piazza, lontani dai riflettori ma vicini alla gente, al suo sentire e ai suoi gusti. È stato il primo maggio dei passaggi generazionali, dell’apertura ai giovani senza dimenticare i big, della scoperta dei talenti, dell’affetto e dei progetti comuni, dei termini ”lavoro”, “diritti”, “Europa”, “Stato sociale”, martellanti, ripetuti e gridati. Massimo Bonelli, organizzatore e direttore artistico della manifestazione e direttore generale di ICompany, che a Sanremo aveva regalato già la bella realtà di Casa Siae, è stato capace anche in quest’edizione, promossa da CGIL, CISL e UIL, di ottenere buoni risultati. Ha riunito una grande squadra trainata da tantissime donne con posizioni apicali nella gestione e nell’organizzazione, una componente femminile energica che si è distinta anche nella presenza al timone di Ambra Angiolini accanto a Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale, e delle speaker di Radio2 Carolina Di Domenico e Melissa Greta Marchetto ed Ema Stokholma in coppia con il sempreverde Gino Castaldo.

Piazza San Giovanni in Laterano per 8 ore è stata la terra dell’uguaglianza, delle voci e dei contest di natura diversa. 1MNext 2019 ha visto la partecipazione di Giulio Wilson, cantautore fiorentino, enologo e vignaiolo biologico, compositore per sé e altri artisti in Italia e all’estero con la sua Modigliani; della simpatica ed estrosa Margherita Zanin che ha fatto più di “cento passi”con la sua Amaro, e di I Tristi che, spensierati e propugnatori della poetica delle periferie, sono stati proclamati vincitori con Palazzi e premiati da Massimo Bonelli. A loro si sono susseguite le esibizioni di: Ylenia Lucisano, cantante calabrese selezionata da Doc Live, che ha eseguito Non mi pento; Ferdinando, artista arpino, vincitore del Barezzi Contest dedicato alla rielaborazione delle opere di Giuseppe Verdi con Piume al vento; Walter Celi, polistrumentista e cantante barese, con Deserti di Ghiaccio, vincitore di Arezzo Wave Contest 2018, uno dei concorsi più importanti di musica emergente ed, infine, dalla Basilicata i Punto.Exe con In (sicurezza), un brano non banale che fa riflettere, scritto da giovani per giovani ed adulti, e vincitori del contest musicale per la sicurezza stradale Sicurezza Stradale in musica.



Il Primo Maggio di Roma 2019 è anche ricordo: ricordo di Franco Battiato che si è sempre speso molto per questi eventi e la musica italiana; di Stefano Cucchi che rivive nel bisogno di giustizia, nei “mi dispiace” ricevuti e nelle parole della sorella Ilaria apparentemente combattiva e forte, ma palesemente segnata dal dolore, nella commozione e nel sostegno del pubblico e nella stretta al cuore alla pronuncia del nome di Federico Aldrovandi; ricordo di Tony Soddu, uno degli stage manager più famosi e apprezzati dall’industria della musica dal vivo italiana, molto legato al concertone del Primo Maggio di Roma, per il quale aveva lavorato dalla prima edizione nel 1990 fino alla morte. C’è comunque sempre il pensiero a chi il lavoro non c’è l’ha, a chi l’ha perso o ancora lo cerca, alle altre piazze italiane in cui il primo maggio viene festeggiato con la speranza di un futuro migliore, alle risposte ai tanti interrogativi quotidiani, a Taranto e ai suoi terribili Wind Days, quei giorni in cui il vento forte si solleva e trascina con sé polveri e fumi rendendo l’aria irrespirabile e la vita della popolazione impossibile, e ai nomi dei lavoratori morti sul lavoro conosciuti e senza nome. Tra sprazzi di sole e scariche di pioggia, tra i “ma”, i “forse” e le attese, sul palco va in scena la musica vecchia e nuova che affolla i pub, le discoteche, le radio, i palazzetti e così l’apertura ufficiale è affidata alla band pop nu folk di Ascoli Piceno La Rua con Alta Velocità, tratta dall’album Nessuno si salva da solo e Il sabato fa così, con la grinta, il ritmo e la batteria.




Nell’ambito delle nuove e interessanti proposte musicali si prosegue con il giovane cantautore romano Fulminacci che al suono di chitarra canta la sua opinione in Borghese in borghese; con Eman, cantante catanzarese che sembra piacere al pubblico di nord e sud, agli amanti dell’elettro-pop e del reggae e che con le sue canzoni offre “un manuale di istruzioni da consultare per vivere bene” e presenta la sua Giuda; con i torinesi Lemandorle e la bellezza di Ti amo il venerdì sera e Da sola. “Divertirsi sempre e non giudicare mai, guardare negli occhi la gente e mollare i telefoni” con queste parole e con l’aspetto di rude boy dal cuore tenero (un fiore attaccato alla salopette) esordisce Izi, promessa della trap italiana, che canta Dammi un motivo e Dolcenera omaggio a Fabrizio De Andrè; i torinesi Eugenio in Via Di Gioia portano simpatia e il cervellotico Cubo di Rubik, ma anche musica e canzoni come Prima di tutto ho inventato me stesso, La punta dell’iceberg e Altrove, mentre il cantautorato rap padovano è rappresentato da Dutch Nazari con Calma le onde e Guarda mamma senza mani.

Dal teatro alla musica e così anche la corposa band de La Rappresentante di Lista arriva al Primo Maggio romano dimostrando padronanza della scena, sicurezza e sfoggiando il suo polistrumentismo in Questo corpo e Maledetta tenerezza; presentati da Greta Marchetto e Carolina Di Domenico invadono il palco anche i Fast Animals and Slow Kids direttamente da Perugia con Radio Radio e Non potrei mai e si avventurano in un’arrangiata My Sharona di The Knack con Lodo; Gino Castaldo e Ema Stokholma introducono, invece, La Municipàl, band vincitrice del 1MNext 2018 che ritorna con maturità e consapevolezza da protagonista con Major Tom, Finirà tutto quanto e George (il mio ex penfriend). Nella giornata della facile contestazione, la band di fratelli leccesi, derubata di alcuni strumenti la mattina stessa del concerto, ha colto lo spirito della festa, manifestando tutta la gioia di partecipare ed inneggiando all’integrazione e alla solidarietà femminile, come quella della donne de La Rappresentante di Lista che hanno generosamente prestato aiuto e strumenti per la performance. “Chi l’avrebbe detto di vederli qui” e invece anche gli scatenati Pinguini Tattici Nucleari lasciano il segno sul palco del Primo Maggio romano, presentati da una gioiosa Bebe Vio, si rivelano una bella scoperta per testi e intonazione con Verdura e Irene “perché non c’è più voglia di canzoni tristi”, e proprio il frontman Marco Zanotti introduce i Coma_Cose. Il duo milanese, coppia affiatata sia sotto il profilo sentimentale che professionale, di sicuro “non invisibile alla gente” entusiasma la folla con Jugoslavia, Post Concerto e San Sebastiano e si abbandona ad un tenero momento con Mancarsi tra le parole “libertà” e “dignità”.

Dopo l’esibizione del 2017 e del 2018, ritornano sul palco rispettivamente i cari genovesi Ex – Otago con La notte chiama e Tutto bene e i Canova che portano il sole con Expo, Per te e l’applaudita Threesome. Piemonte e Sicilia si incontrano nel featuring di Alberto Bianco e Lorenzo Urciullo, in arte Bianco e Colapesce, geografie diverse ma due modi simili di intendere la musica, che emozionano l’uno con Punk rock con le ali, l’altro con Ti attraverso ed insieme ricordano Fabrizio De Andrè e la Canzone dell’amore perduto in un toccante duetto. Velocità è la parola giusta per il rapper capitolino Rancore, alla sua prima volta alla manifestazione romana, in compagnia di The GusBumps Orquestra, formazione musicale composta da violino, tastiera, flauto traverso, percussioni, basso e i cui componenti compaiono incappucciati, con le facce mascherate ed una pompa dell’ossigeno. Canta Beep Beep, Musica per bambini, un collage di citazioni, un arlecchino di pagine di libri, fumetti e tanto altro e Sangue di drago, una sorta di favola moderna contro le favole che ci raccontiamo e si raccontano. Classe ‘97 e vincitore della dodicesima edizione di XFactor, il rapper Anastasio intona Rosso Malpelo e La fine del mondo, mentre da Pisa i grintosi e magnifici Zen Circus gridano ancora dopo dieci anni Andate tutti affanculo e infiammano con Ilenia e L’anima non conta. Il Primo Maggio romano è anche baci, abbracci ed equilibrismi non solo tra la folla, ma anche sul palco come la presa da parte di Lodo di Appino che presenta Ghemon. Il poeta dell’hip hop mescola funk e soul e propone in sequenza Un temporale, Criminale Emozionale e il brano sanremese Rose Viola, mentre dopo tanto tempo festeggia il suo ritorno Omar Pedrini, il rocker paroliere e cantante dei Timoria che ci riporta indietro di ben quindici anni con Sole Spento. Animo rock e dolcezza sono le qualità della brava arpista Micol Picchioni che omaggia Fabrizio De Andrè con Il pescatore e fa cantare tutti sulle note di Bella Ciao, unendo insieme classico e moderno, mentre Noel Gallagher’s High Flying Birds dona un tocco di internazionalità al mercoledì romano con il suo imperturbabile charme inglese e riscalda con Fort Knox, Holy Mountain, It’s a beautiful world. I tuffi nel passato e qualche lacrimuccia arrivano con Wonderwall e Stop crying your heart out e All you need is love che, tra un “thank you Roma” e l’altro, ci ricorda i Beatles, Stranamore, l’amore e la gioventù.

Gli Ex- Otago dicevano in una canzone che “ci vuole molto coraggio” e chi poteva averne se non lui Carlo Luigi Coraggio o meglio Carl Brave che alla sua Roma con la sua stravagante camicia floreale dedica Chapeau, Fotografia, Camel Blu e, sulla scia delle torce accese del pubblico, Merci, Noccioline, Posso e Malibu. Nutrimento artistico per tanti giovani e non solo, distante da compromessi e conformismi, caposaldo della scena indipendente degli anni ’90, arriva per dare “ossigeno” Manuel Agnelli, insieme allo straordinario violinista Rodrigo D’Erasmo, che dallo storico repertorio tira fuori Ballata per la mia piccola iena, Quello che non c’è, Non è sempre; cita Ennio Flaiano; esalta il valore dell’esserci e del partecipare; ricorda i 25 anni dalla morte di Kurt Cobain con You Know you’re right e conclude con la suggestiva Perfect day di Lou Reed in versione piano e violino. Si continua con il romano Daniele Silvestri, introdotto da Ilaria Cucchi, che inizia con la recentissima Scusate se non piango e dà spazio all’ironia con Gino e l’Alfetta del 2007. “Dal salotto più bello di casa” – come ha voluto definirlo – mostra il suo sostegno ai vicini amici dell’Angelo Mai, uno spazio di cultura e libertà che considera le differenze quale punto di forza e ricchezza; canta La mia casa contro i muri e le barriere perché “il mondo è un’unica casa”; mescola generi e artisti con Manuel Agnelli e Rancore in una sentita ed appassionata Argentovivo e sdrammatizza con Testardo e un simpatico “cha cha cha”. Disobbedire, confrontarsi e far valere il proprio pensiero – questo è il messaggio dei riuniti Subsonica che fanno ballare e saltare al suono di Sole Silenzioso Veleno; uniscono rock e rap nel featuring con Willie Peyote per la canzone L’incubo, lanciano schegge di libertà con Liberi tutti insieme a Daniele Silvestri e non si risparmiano continuando con Diluvio e Tutti i miei sbagli. Attesissimi arrivano anche in seguito Gazzelle che fa “scintille” con Punk, Tutta la vita, Non sei tu e Ciao mamma e Achille Lauro con il suo cappello da cowboy e il suo look trasgressivo. In compagnia del chitarrista Boss Doms, rigorosamente munito di ciuccetto, con un atteggiamento un po’ spaccone e un po’ surrealistico, intonano con il pubblico Cadillac, Thoiry, 1969, Sexy Ugly, C’est la vie e la pluricitata Rolls Royce. In completo rosso, milanese e di genitori tunisini, il rapper Ghali lancia messaggi di sfogo e lotta sociale con Wily Wily e Ricchi dentro, di ritorno dagli Stati Uniti d’America ci ricorda quanto sia sempre bello “farsi un giro in Italia” con Cara Italia e sostiene il recupero dei ragazzi nelle carceri e il loro reinserimento con I love you.




Schivo e a tratti timido, ma capace sempre di grandi testi, Motta torna sul palco del Primo Maggio e ci fa perdere sulle note di Del tempo che passa la felicità, di Roma stasera, di Dov’è l’Italia per chi un lavoro non ce l’ha e per chi viene in Italia per cercarlo e La nostra ultima canzone. Riceve, inoltre, da un’emozionata e nostalgica Dori Ghezzi la targa recante il primo deposito Siae di Fabrizio De Andrè Carlo Martello, con il testo di Paolo Villaggio, per la sua capacità di rappresentare oggi il cantautorato e di saper coniugare tradizione e innovazione, scrivendo il futuro della nostra musica d’autore. Battaglieri e irruenti e tutt’altro che stanchi sul finale arriva l’uragano Negrita. Pau e la sua squadra dall’anima rock cantano Il Gioco e Rotolando verso sud, incitano i giovani con Gioia Infinita e al rock’n’ roll con Mama Maè e passano il testimone all’Orchestraccia “un ufficio di collocamento ambulante” di musicisti, attori e comici che chiude in simpatia con la partecipazione di Lillo Petrolo e il brano Semo gente de borgata.
Concludiamo questo racconto con il backstage, l’angolo più intimo della rassegna in cui si lavora, si intervista, si vive e si ride insieme, in cui si ritrovano personaggi simpatici come Le Coliche e Frank Matano, pezzi di musica come il talentuoso The Leading Guy, Simone Zampieri che ci ha anticipato il nuovo singolo In My Town e l’album Twelve Letters e il tour con Elisa, Albi Cazzola e Alberto Guidetti de Lo Stato Sociale, Pierluigi Ferrantini degli indimenticabili Velvet e momenti di arte. Il Primo Maggio è infatti creatività con i disegni dell’illustratore Fra! che ha personalizzato le sneakers Superga per molti cantanti, e la mostra personale di Letizia Lanzarotti, Lady Be, artista internazionale inventrice del mosaico contemporaneo realizzato con materiali di recupero, che ha voluto sensibilizzare sul tema della sostenibilità ambientale e dello spreco con opere dedicate a Dalla, De Andrè, Beatles ed altri artisti. E se la speranza non costa nulla ed è l’ultima a morire, noi speriamo di rivederci il prossimo anno e divertirci insieme a voi.





Rispondi