R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Sono sempre molto contento quando riesco ad ascoltare l’arpa di Brandee Younger. Un po’ perché mi piace il suono dello strumento ma soprattutto per l’indiscutibile perizia di questa musicista, il cui lavoro spesso viene arricchito da collaborazioni tutte sempre importanti e stimolanti e come vedremo abbondantemente presenti anche in questo suo ultimo album, Brand New Life. Ad un immediato e veloce ascolto esplorativo mi pareva di aver trovato questo disco un po’ al di sotto delle mie aspettative, almeno se paragonato al precedente, Somewhere Different, uscito due anni fa sempre per la medesima, iconica etichetta Impulse! [potete trovare questa recensione insieme a maggiori note biografiche sulla Younger giusto qui]. Ulteriori ascolti hanno invece modificato la mia prima, improvvida sensazione e mi sono maggiormente convinto dell’effettiva bontà di Brand New Life. Si tratta di un’opera di elevata qualità a cui però occorre avvicinarsi con una certa arrendevolezza per godere della sua piena amabilità ed esserne così gratificati. Come già suggeriva la stessa Autrice presentando il precedente album, questa musica ha una propria costruzione apparentemente semplice ed un immediato profilo percettivo, ragion per cui si dovrebbe accostarla prendendo atto della sua forma eterea e della novità degli inserimenti contemporanei legati alla cultura hip hop e soul, senza pregiudiziali o fraintendimenti interpretativi. L’album, infatti, è un sentito omaggio ad una pioniera dell’arpa jazz come Dorothy Ashby, morta nel 1986 poco più che cinquantenne. La Younger ripropone dunque alcuni brani di questa grande arpista scomparsa, scegliendo tra quelli editi ed altri mai pubblicati ed infine rielaborandone alcuni secondo una visione più moderna dentro cui rientrano, in controllati flussi sonori, gli stimoli musicali della nostra epoca. Così facendo si mettono direttamente a confronto le linee armoniche della Ashby con le istanze più attuali delle nuove generazioni di musicisti e questo al di là dei generi abitualmente consolidati.

In questo disco è presente anche una composizione di Stevie Wonder, oltre a creazioni della stessa Younger che tendono ad armonizzarsi perfettamente non solo, evidentemente, con la musica della Ashby, ma anche con i suoni contemporanei delle giovani generazioni, quindi rap, dub e new soul. Questa compenetrazione culturale rivela lo zampino della scuola di Chicago e infatti il produttore di Brand New Life è Makaya McCraven – trovate qui una sua recensione – che accompagna l’Autrice alla batteria. Comune denominatore di questa operazione è la considerazione con cui uno strumento come l’arpa, non certo una prima scelta nel jazz, venga ad essere protagonista rifiutando il ruolo di semplice comparsa e questo nonostante la sonorità della stessa, pure se amplificata, non possieda ad esempio la dinamica di un ottone o di un pianoforte. Il tocco dell’arpista è sempre molto aggraziato, addirittura con qualche influenza in più dal mondo classico che riesce ad amalgamarsi anche all’interno di quel tanto di ambientazione moderna di cui l’Autrice si è fatta carico. La compagine di musicisti che ruota attorno alla Younger, come accennato, è varia e di comprovato valore. Innanzitutto c’è il già citato Makaya McCraven on drums, il fantastico Joel Ross al vibrafono e allo xilofono – qui e qui due sue recensioni in ambito Off Topic – Junius Paul e Rashaan Carter al basso elettrico e al contrabbasso – quest’ultimo non ha nessun legame familiare con il più celebre Ron Carter di cui è stato però anche allievo – Linda Mcnease-Younger e Sharon McNease Grigg come coriste, Jones DeSean al flauto, Pete Rock e 9th Wonder alla batteria elettronica, Yuri Popowycz agli archi e infine Meshell Ndegeocello e Mumu Fresh al canto solista.

You’re A Girl For One Man Only è un dolce e moderato zuccherino inedito della Ashby costruito con le spaziose armonizzazioni del vibrafono di Joel Ross, veramente uno dei migliori musicisti statunitensi di questi ultimi dieci anni. McCraven ne disegna l’ossatura attraverso una batteria suonata in punta di bacchetta, mentre l’arpa percorre un territorio melodico sognante e voluttuoso, sorretto anche dall’ottimo lavoro di Carter al basso. Brand New Life, brano della Younger che dà il titolo all’album, è una classica soul ballad cantata da Mumu Fresh, una love song animata dal controcanto delle coriste. Un brano elegante, quindi, uno slow da disco che possiede un intrinseco valore seducente, caratterizzato da un arrangiamento assennato e molto soft. Ma la prima vera perla è Come Love With Me (interlude), una traccia per solo arpa firmata a tre mani da Caranda, Carlyle e Washabaugh. La musica è carica di una sensazione dolceamara d’erotismo, per dirla come Saffo, è poco più che un soffio, una sospensione spazio-temporale in cui siamo immersi nel clima ammaliante di questa esecuzione. Uno di quei brani che valgono quasi l’intero album. Livin’ and Lovin’ In My Own Way è una riproposizione e un ri-arrangiamento di una composizione originale della Ashby. Scratch e dub si presentano quasi inaspettatamente dopo il gioiello precedente, eppure fanno una gran bella figura tra i moderati effetti elettronici di Pete Rock e l’arpa della Younger che simula quasi uno di quei tagli nu-jazz di moda negli anni ’90. Il flauto incrocia con l’arpa e con l’ossessivo drumming di McCraven e ne risulta una parentesi dialogica quanto godimentosa.

Running Game (intro) è un breve appunto d’arpa sul quale scorrono le voci della stessa Younger e delle sue coriste ed è l’apripista per il brano successivo, appunto Running Game. Quest’ultimo è un altro brano della Ashby riveduto in chiave più moderna. Si parte da un sommesso colloquio tra arpa e il contrabbasso di Carter in tutta la sua pienezza. McCraven accompagna con le spazzole un blues di tessitura minimalista con gli archi occasionali ma presenti nella loro semplice fluidità di Popowycz. Qui l’arpa suona da… arpa, non fa le veci di un piano o di una chitarra ma svolge sé stessa in una forma versatile ed essenziale, pochi tocchi, precisi, inquadrati in pieno clima blues. E se penso a questo genere, nato sporco e sofferente per sua natura, l’arpa è l’ultimo strumento che possa venire in mente in questo contesto. Eppure funziona! Moving Target è opera della Younger e se ne avverte da subito il tocco contemporaneo e scorrevole. Gli arrangiamenti si sovrappongono a cerchi concentrici a partire dal tema che scorre su quattro accordi principali e prosegue con l’inconsueto incastro tra flauto e xilofono a proporre soluzioni all’insegna della rilassatezza. L’operazione più ardita la Younger la realizza per Dust, della Ashby, brano che faceva parte dell’album The Rubaiyat of Dorothy Ashby del 1970 nel quale l’arpista si dedicava al koto giapponese, uno strumento che appartiene alla famiglia delle cetre. Il brano originale ha una componente ritmica che ben si adatta alla trasformazione reggae da parte della Younger e alla voce raddoppiata della Ndegeocello. La traccia mantiene una sua freschezza a tal punto che potrebbe essere difficile immaginarla come un riadattamento di un pezzo di oltre cinquant’anni fa. Si fa spazio McCraven, finalmente, che esce dalle righe dilatando e frazionando la ritmica dub tipica di questa musica giamaicana. The Windmills of Your Mind è uno standard su cui hanno messo le mani molti artisti, tra cui Sting, Josè Feliciano, Dusty Springfield e molti altri. L’autore di questo quasi contrafact è Michel Legrand in coppia con Alan e Marilyn Bergman. Però questo brano, bellissimo di per sé, è una copia papale papale dell’andante dalla Sinfonia Concertante in Mi bemolle maggiore K 364 del promettente giovane autore Wolfgang Amadeus Mozart… Tutto sommato meglio la versione di If It’s Magic di Stevie Wonder, dove abbiamo la possibilità di riascoltare la Younger in solo e apprezzarne così l’eleganza e la leggerezza, oserei dire leggiadria esecutiva, facilitata dall’idonea melodia di Wonder tratta da uno dei suoi massimi capolavori, cioè Songs In The Key Of Life del 1976. E in questo disco, guardacaso, suonava l’arpa proprio Dorothy Ashby.

Un lavoro di buona coerenza poetica, questo della Younger. L’equilibrio regna sovrano tra gli strumenti, la moderazione e la delicatezza appaiono qualità ben soppesate e gli strumentisti, come si è visto, sono sufficientemente navigati per saper traghettare l’album in un porto sicuro. Forse l’idea ornamentale talvolta supera il contenuto e la forma sopravanza l’essenza. Tuttavia il piacere che se ne prova, all’ascolto, è senza prezzo.

Tracklist:
01. You’re A Girl For One Man Only (3:59)
02. Brand New Life (feat. Mumu Fresh) (4:32)
03. Come Live With Me (interlude) (2:23)
04. Livin’ And Lovin’ In My Own Way (feat. Pete Rock) (4:58)
05. Running Game (intro) (1:07)
06. Running Game (4:39)
07. Moving Target (4:21)
08. Dust (feat. Meshell N’degeocello)
(4:37)
09. The Windmills Of Your Mind (feat. 9th Wonder)
(2:56)
10. If It’s Magic (3:29)

Photo © Erin O’Brien