T E A T R O


Articolo di Damiano Verda

Una voce fuori campo annuncia la partenza di un treno espresso da Genova per Siviglia: così si apre, il 14 giugno 2024 alle ore 20, la prima dello spettacolo conclusivo della Stagione Lirica 2023-2024 dell’Opera Carlo Felice di Genova. Come la destinazione di questo immaginario treno ci suggerisce, è di scena uno dei celeberrimi drammi comici di Gioacchino Rossini, datato 1816, dalla commedia di Pierre Beaumarchais del 1775: Il barbiere di Siviglia. A interpretare Rosina (Greta Carlino), Figaro (Carlo Sgura), Lindoro/Conte D’Almaviva (Paolo Nevi), Don Bartolo (Gianpiero Delle Grazie), Don Basilio (Davide Sabatino), Berta (Gabriella Ingenito) e tutti i personaggi che animano il racconto sono gli allievi dell’Accademia di alto perfezionamento e inserimento professionale per cantanti lirici dell’Opera Carlo Felice, nell’ambito di un progetto finalizzato sia alla formazione dei giovani talenti della lirica, sotto la direzione artistica di Francesco Meli, il coordinamento di Serena Gamberoni e la direzione musicale di Davide Cavalli.

A testimonianza di una rilettura giovane ma sempre rispettosa del capolavoro rossiniano, la direzione di Giancarlo Andretta, così come la regia e l’impianto scenico di Damiano Michieletto, lasciano spazio a qualche incursione molto moderna, come la rappresentazione della bottega di Figaro attraverso un graffito o l’ingresso di Lindoro sulla scena dalla platea. Un grande dinamismo sulla scena abbina sapientemente i movimenti dei personaggi a quelli della melodia, compreso il classico crescendo rossiniano che tramuta la curiosità in urgenza e poi in risoluzione, così concludendo il primo atto, e infine l’intero spettacolo.

Il Conte d’Almaviva, che si spaccia per il povero Lindoro e la sua amata Rosina cercano, ancora una volta, dopo oltre un secolo di rappresentazioni, di coronare il proprio sogno d’amore, aiutati dall’astuto Figaro (“il factotum della città”) e ostacolati da Don Bartolo, consigliato da Don Basilio. Una trama non certo sorprendente e che quasi, così a leggerla in poche righe, sembra poco più che la ripetizione di un cliché: a rendere eternamente moderno però “Il barbiere di Siviglia” è, soprattutto, un sottile senso di ironia che permea la narrazione, con Figaro e il suo pragmatismo, ma anche Rosina e la sua forza di volontà, a fare da contraltare al “buono” Conte di Almaviva e ai “cattivi” Don Bartolo e Don Basilio.
Forse per questa accettazione delle dinamiche dell’opera buffa senza rinunciare a prendere in giro anche quelle, “Il barbiere di Siviglia”, specialmente in questa rappresentazione moderna ed elegante (complici anche la cura nei costumi e nelle luci, a opera di Carla Teti e Luciano Novelli) strappa diversi applausi a scena aperta, specie nei passaggi più celebri: su tutti, “La calunnia è un venticello”.

Rimane un po’ di amaro in bocca quando infine, dopo il “Di sì felice innesto” che annuncia la conclusione dell’opera, la voce fuori campo ci informa che il treno espresso da Siviglia è di ritorno verso Genova: torna accompagnato da convinti applausi, con un potente carico di divertimento e di emozioni. Sipario.

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Photo © Marcello Orselli