L I V E – R E P O R T


Articolo di Laura Savoini

Nella provincia di Novara è tutto il giorno che piove, ma esiste uno spazio che sembra essere immune al grigiore della terra delle risaie. È lo Spazio Nòva che con le sue luci rosse e blu è stato animato dal rock dei Bengala Fire.
È il 2021 quando Mattia Mariuzzo (voce e chitarra), Andrea Orsella (chitarra), Davide Bortoletto (basso) e Alexander Puntel (batteria) partecipano alla quindicesima edizione di X Factor. Guidati da Manuel Agnelli raggiungono la terza posizione e producono i primi due singoli Valencia e Amaro Mio. Se l’Italia li ha conosciuti appena tre anni fa, Mario, Orso, Borto e Lex in realtà sono insieme da ben più tempo. Tra cover e inediti, i ragazzi suonano e, soprattutto si divertono da quasi dodici anni.

Il concerto si apre con Bengala 77 e mentre i quattro raccontano glorie e tragedie del rock’n’roll, il pubblico inizia a scaldarsi. Sulle note di La Band emerge tutta la complicità del gruppo e la serata più che un concerto inizia a sembrare un ritrovo dei soliti amici di sempre. E come ogni rimpatriata che si rispetti è necessario che a un certo punto si senta l’esigenza di un classico del post-punk. Descrivere quanto sia stato bello ascoltare la cover di Boys Don’t Cry non è facile. In pieno stile Bengala Fire, il gruppo ha reso omaggio ai Cure, al loro lavoro e a quello che questo significa per intere generazioni di aspiranti musicisti. A questo punto il pubblico è conquistato e il concerto prosegue alternando le tracce in scaletta a battute e aneddoti. Ma è cantando Serenissima Malcontenta che i Bengala raccontano l’impegno e la passione che si celano dietro un’ora e mezza di concerto.

L’entusiasmo di presentare il loro album di esordio al pubblico è contagioso; tra una canzone e l’altra si scatena anche un piccolo pogo, qualcuno vola dall’altra parte della stanza, ma nessuno perde il sorriso. Se spesso ai concerti si ha l’impressione di percepire la band come un’entità distante da noi, che quasi non riesce a vederci, a Novara è successo esattamente l’opposto. Non capita tutte le sere di poter suonare la chitarra di chi si sta ascoltando, a meno che questi non sia Orso, un ragazzo veneto dalla camicia colorata che gira per la sala e coinvolge anche i più timidi tra il pubblico. A scendere tra la gente c’è anche Mario, il cantante, che nel modo più genuino possibile ringrazia i presenti quasi uno ad uno. La serata si dirige verso la fine con Amaro Mio, a cui segue il fenomenale assolo di batteria di Lex, che dal fondo del palco ha regalato un’emozione dopo l’altra per l’intera esibizione; ed è sulle note di Valencia che i Bengala Fire salutano lo Spazio Nòva. Pensare che questa sia la stessa canzone che li portò a X Factor, presentandoli di fatto al grande pubblico dimostra quanta strada Mario, Orso, Borto e Lex abbiano fatto.

Di crescita e cambiamenti ce ne sono stati molti, ma la loro intesa è la stessa di tre anni fa. I Bengala Fire suonano per il pubblico, con il pubblico e soprattutto per loro stessi. Si guardano, si inginocchiano si cercano continuamente. Alla fine dello spettacolo Mariuzzo riassume così il lavoro dei Bengala Fire: «Questo è quello che ci piace fare» E speriamo tutti che questo gruppo dalle camicie scoordinate e dalla travolgente energia ci regali presto un secondo album.

Photo © Carlotta Mendola