R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Non so se il titolo Danze Degli Scorpioni possa fare riferimento proprio ai due musicisti, perché, detto con tutto il rispetto e con affettuosa ironia, Barre Phillips e Giancarlo Nino Locatelli, un po’ scorpioni lo sono. Il primo asciutto, riservato, sempre molto concentrato sul suo strumento e talvolta un po’ insofferente verso un pubblico troppo estroverso, il secondo quasi ascetico e molto misurato, potrebbero essere considerati, almeno zodiacalmente, i due scorpioni a cui fa riferimento il titolo. Oppure no. I due scorpioni, o meglio la loro danza, come indicato nel titolo del disco appena è uscito per l’etichetta We Insist!, è frutto di una registrazione dal vivo nel 2008 a Jazzteller, Ulrichsberg, ed è condotto dai due strumenti con una purezza minimale dei suoni, in dialettico e costante confronto tra loro.

Sia come sia, questo duettare tra il contrabbasso di Barre e il clarinetto basso di Nino, assomiglia effettivamente molto all’immagine mentale di una danza tra due elegantissimi scorpioni: il nitore dei suoni e dei rumori, gli stacchi netti, i silenzi, le rotture, le incursioni, le ritirate… Se il primo brano, che dà appunto il titolo all’intero album, è dialettico e movimentato, seppur tutto giocato su suoni delicati, non invasivi, il secondo brano, Little Speech + Dark Moon Dance One, è un capolavoro di equilibri sussurrati e disattesi, un brano che fa riferimento (anche nell’iniziale “speech” di Barre Phillips), alla faccia oscura della luna, quella più misteriosa e, in fondo, più affascinante. E già dalle prime battute quel “verso” del clarinetto animato dal fiato di Giancarlo Nino Locatelli e supportato dalla discreta presenza dal contrabbasso di Phillips, ci fanno intendere che il tono della riflessione (questa, ma anche di tante altre), non può essere che intimo, riposto, introspettivo, ma anche fatto di improvvisi disequilibri, prodotti dal turbamento sonoro del clarinetto e dalle inquiete vibrazioni delle corde. Ma poi, di nuovo, anche le vibrazioni più intense e i suoni più stridenti vengono ricomposti nel silenzio; a seguire la più lieve e movimentata Dark Moon Dance Two, ma anch’essa non priva di qualche spasmo. Chiude il lavoro, in una perfetta simmetria Dance of the Scorpion n. 2 brano dall’andamento ritmico dato dalle corde del contrabbasso di Phillips sul quale Locatelli articola un monologo di clarinetto molto gustoso, multiforme e dai colori tenui.

Un disco delicato, una sperimentazione e una ricerca “in purezza”, dedicato ad un vero maestro dell’improvvisazione come Coleman Hawkins dove ogni particolare è curato, dove l’essenzialità spazia senza inutili ridondanze. Una annotazione finale per la cover di Maria Borghi, con una foto dello stesso Locatelli che si intitola “Moon no moon” e, del resto, basta dare un’occhiata al profilo Instagram di Giancarlo Nino Locatelli per scoprire che è anche un originalissimo e meditativo fotografo. E a questo punto è anche inevitabile una considerazione finale sulla linea, non solo sui contenuti musicali, di questa intraprendente etichetta. Il catalogo della We Insist! è, dal punto di vista estetico, uno scrigno di copertine dalla grafica di grande qualità: è sufficiente sfogliarlo sulla loro pagina Bandcamp o, meglio ancora, avere (feticisticamente) tra le mani i loro cd o i loro vinili, per rendersene conto: mai un colpo fuori bersaglio, né per la musica, né per la veste grafica. Non che ce ne fosse bisogno, ma certamente un valore aggiunto al prodotto musicale.  

Tracklist:
01. Dance of the Scorpions no. 1 (25.50)
02. Little Speech + Dark Moon Dance One (10.23)
03. Dark Moon Dance Two (8.16)
04. Dance of the Scorpions no. 2 (6.53)

Photo © Iztok Zupan