I N T E R V I S T A


Articolo di Iolanda Raffaele

In occasione dell’uscita del nuovo album Gringo Vol.1 (qui la recensione), Off Topic, in un caldo pomeriggio di maggio, ha scambiato due chiacchiere con Ramiro Levy, componente e voce della band italo – brasiliana Selton. Avevamo apprezzato la sua simpatia già in altre occasioni (in particolare qui) e neanche stavolta siamo rimasti delusi, così tra spontaneità e ironia abbiamo carpito qualche notizia in più di questo lavoro in due tempi…

Ciao Ramiro bentrovato e complimenti a te e alla band per il nuovo album, alcune canzoni creano già dipendenza!
Che bella cosa! Per noi è una soddisfazione incredibile perché abbiamo messo non solo tempo, ma anche tante energie per fare il disco nel modo giusto, per comunicare quello che volevamo e sembra stia arrivando.

Come state e qual è lo stato della band?
Dudu (Eduardo Stein Dechtiar) che è il nostro bassista e grafico ha messo una frase all’interno del vinile, inserita un po’ per gioco, ma che poi è rimasta perché era perfetta e diceva “ci abbiamo messo tanta energia per fare questo disco e ora siamo felici e
stanchi
”. Questo, quindi, credo sia un ottimo riassunto. Sta succedendo tutto quello che dovrebbe succedere. Stiamo avendo un ottimo feedback sulle canzoni, sul disco, su tutto, perciò siamo molto, molto felici e un po’ stanchi per il troppo lavoro.

E i feedback senz’altro stanno arrivando, il mio è uno, ma penso che tanti altri come me abbiano approvato e stiano approvando il vostro lavoro, quindi una stanchezza ben ripagata.
Assolutamente sì, dopo il primo concerto di sabato al MI AMI e la partenza per il Brasile, ci saranno tanti impegni, quindi una partenza proprio di fuoco!

Dopo “Benvenuti” del 2021 e altre partecipazioni, siete di nuovo sulla scena musicale con Gringo Vol.1, prima fase di un doppio disco che preannuncia un 2024 spumeggiante e ricco di soddisfazioni. Uscito il 10 maggio per Island Records/Universal Music Italia su tutte le piattaforme digitali e formati fisici, parlaci un po’ di questa nuova avventura, da dove parte e dove è diretta?
È un bel po’ di anni che siamo una band, abbiamo fatto diversi dischi e siamo arrivati al punto di dire “ok … cosa vogliamo dire? Ha senso un altro disco dei Selton? Il mondo ha bisogno di un altro disco dei Selton? Noi abbiamo bisogno di un altro disco dei Selton? E la
risposta che ci siamo dati è sì, però non vogliamo fare solo un album dei Selton. L’idea era di fare un disco che marcasse un passaggio forse ad una fase più matura, non so. Certo quei tre ragazzini felici e presi bene saranno sempre dentro di noi, però a questo giro sentivamo che avevamo altro da raccontare: questo è stato l’intento.

Diciamo una sorta di maturità dei Selton, una fase matura.
Eheh, esatto. È sempre strano dire di te stesso che sei più maturo, però noi un po’ ci sentiamo così, sentivamo che avevamo tante cose da dire, infatti, non a caso ci siamo presi il tempo che ci voleva ed effettivamente abbiamo un disco doppio in mano, quindi, bene, siamo contenti.

Hai usato un’espressione bellissima, una sorta di domanda a te stesso, “avevamo noi bisogno di un altro disco e il pubblico aveva bisogno di un altro nostro disco?” Il pubblico sicuramente sì, aveva bisogno di sentire ciò che avete da dire che è tanto ancora; per quanto riguarda voi, secondo me, produrre un disco è come concepire un figlio, è una propria creatura, quindi, certamente sarà emozionante…
Sì assolutamente, poi credo che questa domanda sia molto valida soprattutto ai giorni d’oggi in cui la musica viene consumata ad una velocità a volte, secondo me, anche non sana. Sembra occorra uscire in tempo con qualcosa di nuovo altrimenti è come se non esistessi. È come se la gente a volte dimenticasse di porsi questa domanda “ok, ma cosa sto dicendo, cosa sto comunicando, qual è il peso, qual è la rilevanza di ciò che sto dicendo?” In quel senso questa domanda ci ha aiutato molto ad essere incisivi almeno per noi stessi, sperando che poi lo sia anche per gli altri.

È
molto saggio quello che tu hai detto perché in questo periodo si crea notevole quantità di musica, ma pochi riflettono sul valore effettivo della stessa, con la conseguenza di creare più musica che contenuto. È meglio, dunque, un lavoro più meticoloso che impegna più tempo, fatica ed energia, ma che abbia una sostanza…
Certo, è vero poi che ogni progetto è un progetto, c’è chi si trova bene con questa dinamica di trascorrere il tempo a fare e scrivere cose nuove. Noi siamo in un momento in cui ci sembrava onesto da parte nostra fermarci ed uscire solo quando avevamo qualcosa che
sentivamo forte tra le mani.

L’album porta un nome molto particolare Gringo a cui si possono dare diversi significati, voi cosa ritrovate in questa parola in maniera più intima e stretta? Qual è il vostro significato?
Credo che il tema dello straniero è quello che ci ha sempre accompagnato perché dal momento in cui abbiamo strappato le nostre radici e abbiamo provato a piantarle da altre parti siamo diventati dei gringos ovunque, sia qua, ma anche quando torniamo in Brasile non siamo più gli stessi. Quello che ci interessa sottolineare in verità è lo sguardo straniero,
lo sguardo da forestiero che ognuno può avere anche verso la propria città dove vive, però spesso con la routine ci si abitua e si finisce per dare per scontato le cose. Il nostro invito è quello a mantenere quello sguardo ingenuo, capace di stupirsi ancora, di innamorarsi ancora delle cose.


Fatal e Mezzo Mezzo hanno anticipato il 10 aprile l’uscita dell’album, come mai la scelta è caduta su questi due brani, differenti ma coerenti tra loro?
Anche in questo caso la scelta dei singoli non è stata dettata dal pensiero “qual è il pezzo che può andare di più in radio”, ma da “pubblichiamo per primi i pezzi che sono più rappresentativi in questo momento” e credo che sia Mezzo Mezzo che Fatal abbiano una serie di elementi molto marcati in questa nuova nostra fase. Li contraddistingue il minimalismo contrastato da momenti di catarsi più aperti, una caratteristica forte del disco.


Collaborazioni importanti con due artisti di rilievo, in Sangue Latino con Ney Matogrosso e in Loucura con Marco Castello, che impatto e che influenza hanno avuto sull’album?
Sono due collaborazioni nate in modo molto diverso. Con Marco siamo ormai diventati amici, è nata un’ammirazione artistica pazzesca perché quando è venuto fuori con il primo disco per noi è stato uno WOW. Ci siamo sentiti subito connessi in qualche modo, siamo diventati super amici ed è stato molto naturale scrivere insieme il pezzo, quindi, una grande soddisfazione perché per me Marco Castello è veramente tra gli artisti più interessanti che
ci sono in Italia.


Un nuovo Selton, un nuovo componente…
Un po’ sì anche lui ha la passione per la cultura brasiliana, abbiamo scoperto che ha un repertorio di musica brasiliana quasi più lungo del nostro. Con Ney Matogrosso invece non
abbiamo uno stretto rapporto personale, ma ci eravamo conosciuti una volta a San Paolo ad un suo concerto. Lui per noi, tuttavia, è sempre stato un mito, siamo cresciuti ascoltando la sua musica, la sua voce è sicuramente un patrimonio della cultura brasiliana. Quando ha accettato di cantare ha dato, perciò, subito un’espressione diversa al pezzo e in qualche modo anche al disco.


Collaborazioni significative, dunque, perché sono artisti che stimate molto e che sono per voi esempi.
Esatto, due personaggi secondo noi rilevanti, in modi diversi, ma molto rilevanti.


Plentz, Levy, Dechtiar, oltre alle vostre voci e ai cori, un uso sapiente e piacevole degli strumenti musicali, sempre ricercati e mai banali, batteria, bongo, chitarra e tanto altro per quello che potrebbe dirsi un “incontro fatal”. Che ne pensi e che ne pensate di questo impiego della musica quasi come una componente aggiunta?
In questo disco il focus è stato proprio la musica, infatti, anche la scelta della copertina tutta verde è stata proprio per dare tutta l’attenzione possibile alla musica senza
distrazioni e, quindi, ci siamo particolarmente concentrati su questa anche grazie a Ricky Damian, il produttore del disco, che ci ha aperto le porte di uno degli studi più incredibili che ci sono che è lo studio di Damon Albarn. Abbiamo registrato lì e ci ha dato veramente la possibilità di una ricerca a livello di suoni incredibile. Quello, pertanto, è uno degli elementi, poi Pietro (Selvini) che ha suonato il sassofono su Loucura è un amico ed è stato molto naturale, ma anche con Gaia e Ginevra. Sono tutti amici e amiche che abbiamo deciso di coinvolgere ed è stato tutto così per la musica, perché sentivamo il bisogno di questi colori.

E il risultato è stato buono, poi come dicevi tu “si è puntato più sulla parte musicale che sulla parte grafica dell’album”. Spesso si resta colpiti più dall’artwork, dai colori e disegni della copertina di un disco, invece, stavolta si è voluto convogliare l’attenzione sulla musica.
Certo, però c’è anche da dire che il nostro grafico, che è anche il nostro bassista, che ha realizzato la copertina, ha fatto un lavoro incredibile. Anche la scelta di una copertina monocolore è come uno statement forte, questa cosa a livello di comunicazione ha aiutato molto a trasmettere quello che vogliamo ossia “ok, qua c’è qualcosa di diverso, non è un altro disco pieno di colori come abbiamo sempre fatto”, quindi, la sensazione che abbiamo avuto è che comunque l’impatto è stato forte.

Nove brani carichi di tante emozioni e suggestioni e del ritmo unico ed inconfondibile seltoniano, vi vedremo in giro per l’Italia e non solo, ricordiamo qualche appuntamento in previsione.
Abbiamo iniziato il tour sabato 25 maggio dal MI AMI, ripartire da lì è stata un’emozione incredibile e siamo veramente contenti, poi domenica siamo partiti per il Brasile dove faremo altre date, tra cui una data con Diodato, un concerto misto Selton – Diodato. Abbiamo preparato un evento particolare e poi torniamo in Italia e riparte il tour. Alcune date sono state già pubblicate, ma il calendario è in aggiornamento.


E noi continueremo a controllare e a seguirvi!

Ti ringrazio perché sei stato gentilissimo, lancio un grosso in bocca al lupo a tutto il gruppo e ti aspetto per una prossima intervista per il secondo round, per il secondo disco, ci tengo, ci teniamo tutti!
Esatto, Assolutamente sì!


È un grande piacere il vostro ritorno…
Grazie mille, vuol dire molto per noi!

Vi lasciamo qualche data utile per vedere i Selton in concerto:
7 luglio 2024 – Torino Oltranza Festival
12 luglio 2024 – Massarella (FI) RB Festival
13 luglio 2024 – Montebelluna (TV) Mattorosso Fest
26 luglio 2024 – Assisi (PG) Riverock
3 agosto 2024 – Cassine (AL) Indipendenza Festival
24 agosto 2024 – Capodarco (FM) Musiklarenia
30 agosto 2024 – Piacenza TBA

Photo © Simone Biavati