R E C E N S I O N E


Recensione di Lucio Vecchio

Vi sono parole che possono sembrare sinonimi ma che racchiudono significati profondamente diversi. Per limitarci alla materia che ci attiene possiamo citare “sentire” e “ascoltare” oppure, per il fatto di specie, “turista” e “viaggiatore”. Aldilà delle definizioni che potremmo trovare sul vecchio vocabolario (c’è ancora qualcuno che lo usa?), ritengo il viaggiatore colui o colei che giungendo in un paese cerca di capirne gli usi ed i costumi immergendosi nella cultura e nel modo di vivere senza pregiudizi. Essere dei viaggiatori in questo senso è sicuramente faticoso soprattutto per ciò che rimane dentro una volta terminata l’esperienza. Un mix di sensazioni, profumi, colori idee che sedimentano nell’anima e spingono, nonostante le fatiche (questa volta fisiche) a voler riprendere il viaggio. Tutto questo in portoghese viene riassunto in una sola parola: saudade. Nostalgia per ciò che si è lasciato e insieme voglia di ripartire e tornare in quei luoghi carichi di emozioni. Elio Tatti, contrabbassista e compositore laziale, è stato colpito dalla saudade più famosa: quella verso il Brasile, tanto da dedicargli un disco che spera possa essere l’antidoto per combattere questa condizione emotiva.

Per ottenere il suo scopo si è avvalso dell’aiuto di un numero cospicuo di grandi musicisti come: Giampaolo Ascolese, Michele Ascolese e Antonello Vannucchi, del quartetto di clarinetti Stark Quartet, Antonio Fraioli, Simone Saccoccio, Vinibaldo Baccari, Sergio Brusca. Il lavoro è ulteriormente arricchito dalla presenza di alcuni “Special Guests”: Maurizio Zazzarini, Francesco Lento, Filiberto Palermini, Francesco Carlesi, Sauro Berti e un arrangiatore d’eccezione, Gerardo Iacoucci. Il disco, uscito per l’etichetta Notami Jazz, è stato registrato e mixato presso Realtimestudios di Bracciano da Fabrizio Scarrafoni e presso Millenium Audio Recording da Fabio Ferri.

L’apertura spetta alla batteria di Giampaolo Ascolese che introduce con un breve assolo il brano Belem, una samba che ci catapulta in un’atmosfera festosa. Molto coinvolgenti risultano i giri di tromba e chitarra che mettono di buon umore. Belem è la capitale dello stato di Parà nel Nord del Brasile e viene considerata una delle porte di accesso alla foresta amazzonica. Con Latino le atmosfere si fanno più rarefatte e comincia a trasparire la malinconia, complice un nostalgico clarinetto. Presto un piano elettrico si prende la scena, poi è la volta della chitarra e quindi del basso. Per la chiusura si ritorna all’ensemble iniziale. Vengono evocati i ricordi di luoghi lontani, piacevoli e nostalgici. La sensazione che rimane è di una amabile malinconia. One note Samba è una bossa nova del famoso compositore Antonio Carlos Jobim, scritta nel 1959. Il titolo deriva dal fatto che l’aria viene presentata su una sola nota mentre cambiano gli accordi di accompagnamento. One note Samba è uno dei primissimi brani che diedero il via a questo nuovo genere musicale frutto della collaborazione di Jobim con maestri del calibro di João Gilberto e Vinicius de Moraes. Storico fu il concerto del 1962 di Jobim alla Carnegie Hall di New York, dove la bossa nova venne presentata ad un’ampia platea. Con Astrud Elio Tatti rende omaggio alla storica cantante e cantautrice Astrud Gilberto diventata famosa per aver interpretato la celeberrima “Ragazza di Ipanema” nell’album “Getz/Gilberto” del 1964 in compagnia di Stan Getz. Molto suadente il tema sul quale si sviluppa il pezzo. Le atmosfere sono cool e ricordano vecchi film in cui gli uomini indossavano trench e cappelli Borsalino modello Fedora. Triste è un altro pezzo scritto da Jobim nel 1966 al Sunset Marquis Hotel di Los Angeles, mentre aspettava che Frank Sinatra tornasse da una vacanza alle Barbados per poter iniziare a registrare il loro album “Francis Albert Sinatra & Antônio Carlos Jobim”. Molto efficaci e gradevoli i passaggi di testimone fra chitarra, basso e tromba prima di tornare al tema. Bello l’arrangiamento orchestrale proposto.

Fin dalle prime note di Slow Bossa veniamo avvolti da un’atmosfera calda e nostalgica. La delicatezza del basso di Elio Tatti si intreccia con il clarinetto, creando un soundscape sonoro che evoca perfettamente la saudade, struggente nostalgia tipica della cultura brasiliana. Desafinado, composta da Jobim con le parole di Newton Mendonça, è uno dei brani più iconici della bossa nova, reso celebre dalla voce inconfondibile di João Gilberto nel 1959. La sua particolarità risiede proprio nel titolo, che significa stonato. Un titolo che potrebbe sembrare paradossale per una canzone così melodiosa e raffinata, ma che in realtà ne riflette l’essenza più profonda. Tatti propone una bellissima versione strumentale di questo brano il cui testo descrive una sensazione di disagio e di spaesamento, un sentirsi “fuori posto” nel mondo. Il protagonista della canzone si sente solo e incompreso, come se vivesse in un mondo che non lo capisce. La sua struttura armonica e il suo ritmo caratteristico sono stati utilizzati da innumerevoli musicisti negli anni. Famosa è l’interpretazione di George Michael in duetto con la già citata Astrud Gilberto. Corcovado, conosciuta anche come Quiet Nights of Quiet Stars, è una canzone composta sempre da Jobim nel 1960 e resa celebre dalla voce di João Gilberto nello stesso anno. È una dichiarazione d’amore a di Rio de Janeiro, in particolare al Cristo Redentore, la statua che domina la città dalla cima del monte Corcovado. La melodia è semplice ma suggestiva e riesce a creare un’atmosfera di quiete e di contemplazione. Anche in versione strumentale l’ensemble riesce a restituirne la magia mettendone in luce l’arrangiamento. Tornando alle composizioni originali di Tatti troviamo Recife brano dedicato ancora ad una città del Brasile. Le atmosfere sono spensierate ed il basso è protagonista assieme al sax e alla chitarra. Recife fu la capitale del Brasile Olandese famosa per la coltivazione della canna da zucchero. L’album si chiude con la simpatica Guaranà dedicata alla pianta che prende il nome dal popolo dei Guaranì, originario dell’Amazzonia. La leggenda vuole che gli occhi di un bimbo ucciso da un serpente siano stati sepolti dallo spirito del bene, dando origine ad una pianta che nasconde un potere segreto: cibarsi dei suoi semi ha un effetto positivo, eccitante ed energizzante.

La maestria tecnica dei musicisti è evidente in ogni nota. I solisti si esprimono con virtuosismo e passione, dimostrando una profonda padronanza dei loro strumenti. Allo stesso tempo, c’è una grande attenzione all’interplay e al dialogo musicale, creando un suono coeso e armonioso che cattura l’attenzione dell’ascoltatore. Saudade do Brasil è un album imperdibile per gli amanti della Bossa Nova e del Samba. L’incontro tra Elio Tatti Quartet e Stark Quartet dà vita a un’esperienza musicale coinvolgente, che celebra la bellezza e la ricchezza di questi generi senza tempo. Un disco che piacerà sicuramente a tutti coloro che apprezzano la musica raffinata e ricca di sentimento.  

Tracklist:
01. Belem (E. Tatti)
02. Latino (E. Tatti)
03. One note samba (A. C. Jobim)
04. Astrud (E. Tatti)
05. Triste (A. C. Jobim)
06. Slow bossa (E. Tatti)
07. Desafinado (J. Gilberto) 
08. Corcovado (J. Gilberto)
09. Recife (E. Tatti)
10. Guaranà (E. Tatti)