R E C E N S I O N E


Recensione di Alberto Calandriello

È un mondo di uomini, ma non sarebbe nulla senza le ragazze e le donne. Lo diceva il padrino del soul, James Brown, condendo questa verità con la teatralità di cui era maestro inarrivabile. Lo pensa anche Agnese Valle, che si concede e ci regala un disco “al maschile”, dimostrando però che senza il tocco femminile, la musica, le emozioni, il mondo, la vita stessa sarebbero incompleti. Quarto lavoro per la cantautrice e musicista romana, primo esclusivamente da interprete, dopo un decennio di carriera nel quale si è tolta diverse soddisfazioni, come ad esempio il Premio della critica Amnesty International Emergenti 2020, il Premio Panseri 2018 ed il Premio della critica al Bianca d’Aponte 2016.

Quarto disco, come dicevamo di cover, con la caratteristica comune di essere tutti brani portati al successo da uomini e rivisitati da Agnese secondo la sua sensibilità. Uno sguardo attento, acuto e profondo, quello che propone tra le note de I miei uomini, pezzi che nelle sue mani acquistano sfumature e significati nuovi, in alcuni casi rifiorendo e scrollandosi di dosso un po’ di polvere.

Nato già con l’intento di andare oltre il semplice album, I miei uomini questa primavera è diventato uno spettacolo teatrale, con la direzione artistica di Fabrizio Fratepietro, che è anche il produttore del disco; un filo conduttore lega quindi le 11 canzoni, un filo che appare in modo chiaro a teatro, ma che incanta anche solo al semplice ascolto. Una narrazione sull’amore, che non si limita ai confini della coppia, ma coinvolge idee e sentimenti universali come l’attaccamento alla vita, il suo accudimento, la scelta e la rinuncia, l’innamoramento improvviso ed irrazionale. Da Tenco ad Appino, da De Gregori a Morgan, da Renato Zero e Guccini a Brunori, senza porsi limiti temporali, Agnese spazia nel grande mare della musica italiana e tra le onde dei suoi riferimenti artistici, accostandosi ad ognuno di loro con rispetto ed amore ma senza dimenticare la sfrontatezza che emerge già dallo sguardo in copertina, incorniciato dai suoi splendidi capelli rossi.

Dall’iniziale La Valigia dell’attore, che dipinge il mestiere dell’artista con l’impagabile ironia del Principe, addolcita ma non meno coraggiosa in questa versione, si arriva al più celebre Autogrill della musica italiana, che, come ogni locale d’epoca, viene in parte ammodernato mantenendo però intatto il suo fascino. Riprendono vita i colori e i dettagli del brano, dai fiori e l’erba di scarpata ferroviaria all’indù in latta della scatola di thè, grazie agli arrangiamenti quasi hip-hop di Fratepietro. Le nuove sonorità compaiono anche nel primo singolo, Baratto di Renato Zero, un interprete unico e non facile da coverizzare, una prova che Agnese supera scegliendo con intelligenza di non imitare, tenendo il brano nelle sue corde. Il tema dell’amore dicevamo, destinato a durare, magari cambiando forma ma restando visibile; non a caso il dialogo “telefonico” nella rilettura del pezzo di Lucio Dalla vede protagonista anche Mario Valle, il padre di Agnese, perché non c’è legame più riconoscibile che quello filiale. Eleganza ed atmosfere d’antan per il miglior pezzo di Morgan, Altrove, dove Agnese “lascia andare” la voce per ricordarcene una volta in più la bellezza. Spazio anche per i contemporanei Appino e Brunori, con i due pezzi forse più “vicini” alla Valle, che riesce senza sforzo a lasciare un’impronta personale, specialmente in Kurt Cobain, canzone che non è azzardato definire “generazionale” per tematiche ed intensità. C’è spazio anche per un inedito, La Fioraia, recente nuovo singolo, ad opera di Pino Marino, riflessione sullo scorrere del tempo e sull’importanza di averne consapevolezza. La protagonista cammina tanto, cercando di non farsi sfuggire nulla di ciò che vive attorno a lei. Superlativa la versione di Ragazzo Mio, di Tenco e già rifatta, anche nel recente Sanremo, da Loredana Bertè. L’elettronica in questo caso aiuta a far risaltare il testo, incorniciato tra suoni moderni che ne dimostrano la sconcertante attualità.

Si chiude il sipario su questo lavoro, un atto di amore, una dichiarazione di riconoscenza ed ispirazione, un ringraziamento ai “Suoi Uomini”, nessuno escluso. È bello ed inusuale che si chiuda un disco con un break parlato che in pratica fa da “libretto del cd”, ricordando collaboratori e musicisti e salutando. Un appuntamento ad altri dieci anni almeno di musica e poesia, con la penna e la sensibilità di Agnese a fare da garanzia.

Tracklist:

01. Chi è Di Scena
02. La Valigia
03. Autogrill
04. Baratto
05. Telefonami Tra Vent’anni
06. Altrove
07. Il Testamento
08. Kurt Cobain
09. La Fioraia
10. Ragazzo Mio
11. Sipario