I N T E R V I S T A
Articolo curato da Luci e James Cook
One Kiss Broke The Promise è il primo singolo del secondo album di An Early Bird, all’anagrafe il cantautore e polistrumentista Stefano de Stefano, in uscita dopo l’estate.
Dell’intensa ballata folktronica, in questo periodo di chiusura forzata, è stata realizzata una suggestiva live video session nella sala musicale di casa dove è solito comporre.
Abbiamo contattato Stefano per farci raccontare qualcosa in più a proposito della canzone e di questa coinvolgente versione.
Spicca fin dall’inizio la profonda armonia fra la tua voce e lo strumento. In particolare, a fine canzone, quell’eco di note che si dissolvono nell’aria è veramente emozionante. So che il pianoforte è stato il primo strumento che hai imparato a suonare, come sei arrivato, oggi, a metterlo al centro di un brano e cosa hai provato nel ritrovare queste tue origini musicali?
Avrei voluto realizzare un pezzo piano oriented anche nel primo disco uscito nel 2018 ma poi per qualche motivo non l’ho fatto. Per me è un po’ come ricongiungermi con un vecchio amore e riposizionare il baricentro della mia estetica musicale, non lasciandomi più condizionare dal fatto che in tour sono solito andare con le chitarre ma al contrario lasciare che il vestito più consono alla canzone sia scelto dalla canzone stessa. One Kiss Broke The Promise nasce come pezzo al piano, posso divertirmi a suonarla con il bouzouki o la chitarra ma di fatto è una piano ballad.
Il testo è molto curato, dal contenuto intimo, malinconico, sofferto, carico di consapevolezze circa le contraddizioni che alimentano i sentimenti importanti. Ti va di spiegarcene l’essenza per dare modo di coglierla al meglio anche a chi non ha molta dimestichezza con la lingua inglese? A proposito, visto la tua accentuata vena cantautorale, pensi potrà accadere, in futuro, di scrivere anche in italiano?
La canzone racconta di come alcune volte possano realizzarsi delle promesse silenziose, non dette, non siglate in modo ufficiale ma che le persone coinvolte percepiscono perfettamente nello sguardo dell’uno e dell’altro. Alcune volte può capitare che questi fragili equilibri possano spezzarsi nell’istante di un bacio, che rimette in discussione tutto.
Per rispondere alla questione dell’italiano… proprio non ce la faccio. Mi guardo intorno, mi sento sfidato da un contesto che si adegua sempre di più soprattutto con il passaggio di diversi artisti dall’inglese all’italiano.
Ho di recente scritto un brano in italiano spinto da questo stimolo creativo ma nonostante mi piaccia non lo sento mio. Hai presente quella sensazione di quando per strada guardi una vetrina con un bellissimo abito che però su di te non riesci proprio a vedere? Ecco, qualcosa del genere. Resterà probabilmente in un bel cassetto…
Ci racconti qualcosa di più tecnico sulla canzone?
Il brano è stato prodotto e registrato insieme ai ragazzi de Il Faro Recording Studio: Lucantonio Fusaro, Claudio Piperissa e Luca Ferrari con cui ormai c’è un rapporto di amicizia oltre che di stima. L’idea di ricavarne una versione live video è nata in seguito a una mia riflessione su come il classico video ufficiale non porti nulla in più rispetto alla canzone nella sua versione studio. Così ho voluto realizzare una session di 3 brani dal nuovo disco in cui presentarli in una veste “nativa” cioè proprio come sono nati. Per fare questo ho coinvolto l’amico musicista, compositore e produttore Giuliano Vozella: una persona estremamente creativa e di talento che ho conosciuto quando mi sono trasferito a Milano. All’epoca mi occupavo anche di booking e ricordo di avergli organizzato un bel giro al Sud!
Questa la versione originale, con le sue trame acustiche avvolgenti e un crescendo che apre a vibrazioni urbane e atmosfere notturne…
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