R E C E N S I O N E


Recensione di Alessandro Tacconi

“È sempre la storia di Socrate, di Cristo e di Colombo!
Ed il mondo rimane sempre preda delle miserabili nullità che lo sanno ingannare.”
Giuseppe Garibaldi

Correva l’anno 2011. Anno di celebrazioni e di unitarietà. Anno in cui l’Italia tutta ricordava il proprio “eroico passato unitario” di 150 anni prima: stretti a coorte e pronti alla morte quando l’Italia chiamò. Così nell’anno del signore 2011 quanti spettacoli teatrali, reading, tavole rotonde e recital, concerti e rievocazioni storiche. Quanti di questi eventi dall’agro odor di marchetta, fatti apposta per… assemblati in fretta e furia con troppa poca anima.
Ma trai mazzi e ciuffi di eventi tricolore, una perla rara è stata riportata in superficie 13 anni dopo la sua registrazione: Os caminhos de Garibaldi. Il progetto ideato, musicato e arrangiato già nel 2010 da Enzo Favata con la collaborazione di Alfonso Santimone intorno alla figura, anche controversa, di Giuseppe Garibaldi.

Due gli elementi che convincono Favata della necessità di un lavoro sull’Eroe dei due mondi: la fascinazione per questo personaggio e l’amore che questi nutriva per la Sardegna, terra natale dello stesso Enzo, e un libro trovato per caso durante un tour in Brasile che raccoglie i testi di un convegno dedicati al nostro: O Caminhos de Garibaldi na America.

“L’uomo il quale difende la sua patria o che attacca l’altrui paese non è che un soldato pietoso nella prima ipotesi – ingiusto nella seconda – ma l’uomo, il quale, facendosi cosmopolita, adotta la seconda per patria, e va ad offrire la spada ed il sangue ad ogni popolo che lotta contro la tirannia è più d’un soldato: è un eroe.”
Giuseppe Garibaldi

La Banda Garibaldina di Monte Surdu, così chiamata dallo stesso Favata, vede un gruppo composito di battaglieri musicisti: Flavio Davanzo (tromba e flicorno), Giancarlo Schiaffini (trombone), Filippo Vignato (trombone), Alfonso Santimone (piano), Danilo Gallo (contrabbasso), U.T. Gandhi (batteria), Enzo Favata (sax tenore e soprano, clarinetto basso). Un ensemble sonoramente particolare grazie alla presenza di due tromboni: il veterano Schiaffini e il più giovane Vignato. E se ne capisce il perché: Favata ha pensato ai suoi sodali come a una banda musicale di paese e nello stesso tempo come a un settetto di jazz contemporaneo. Così i nostri passano fluidamente da temi d’ispirazione popolare della tradizione sudamericana (Boa tarde, Montevideo, Habanera di Rio Grande) a quella italiana (Addio mia bella addio ripresa tre volte, Milazzo, La corsicana garibaldina) seguendo l’epopea di Giuseppe Garibaldi dal Nuovo Mondo alla tombale Caprera aprile 1882.

È bene ricordare che la versione dal vivo prevedeva anche la lettura di alcuni brani de Le memorie di Garibaldi di Alexandre Dumas da parte di Enedina Sanna. Dalla lettura di queste pagine apprendiamo anche delle efferatezze commesse dal nostro nel Nuovo Mondo: “Il nostro comportamento, spesso brutale, ci aveva alienato gli abitanti della provincia di Santa Caterina, e la popolazione di Imerni, situata all’estremità del lago, si era ribellata, perciò ricevetti dal generale Canavarro l’ordine di mettere a ferro e fuoco quel disgraziato paese: fui costretto ad obbedire…

“E che serve all’Italia d’aver dei bei porti e delle terre ubertose, quando i suoi governi ad altro non pensano che a far dei soldi per pascere le classi privilegiate, ed obbligar colla forza, coll’astuzia e col tradimento alla miseria ed al disonore le classi laboriose?”
Giuseppe Garibaldi

Un lavoro così articolato dal punto di vista musicale ma altrettanto godibile non è usuale ascoltarne, perciò il nostro plauso si accende di entusiasmo e gratitudine per il godimento che è in grado di regalare all’ascoltatore. Dobbiamo avere cari progetti musicali come questo di Enzo Favata, che ci ricordano figure anche controverse del nostro Paese, che si sono battute per principi più che legittimi e condivisibili. Soprattutto perché la fine di ciascuno è nota, ma è ciò che sta nel mezzo che fa la differenza.
Un’ultima riflessione. Singolare come proprio il Sudamerica sia la terra a cui si volge lo sguardo di molti musicisti di oggi e di ieri, a cui sta forse stretta la situazione politica attuale. Si pensi a Daniele Sepe col suo Poema 15, di cui abbiamo scritto non molto tempo fa in questa sede. O in tempi ancora meno sospetti, correva l’anno 1969, Liberation Music Orchestra di Charlie Haden. Il Sudamerica terra dalle vene aperte col proprio sangue irrora di sete di giustizia ed egualitarismo i cuori e gli animi di cittadini lontani migliaia di kilometri da questo continente.
Arte & Politica.
Musica + Politica.
Perché no se ce n’è bisogno!    

Tracklist:
01. Addio mia bella addio (traditional) 3:49
02. Boa tarde (E.Favata, A.Santimone) 7:36
03. Montevideo (E.Favata, F.Vignato) 1:57
04. Anita (E.Favata, A.Santimone) 9:34
05. Lo stratega (A.Santimone) 4:57
06. Habanera do Rio Grande (G.Schiaffini) 4:49
07. Addio mia bella addio [reprise] (traditional) 0:58
08. Inno di Garibaldi (A.Santimone) 2:23
09. Ballao (E.Favata) 6:26
10. Pensando que va (E.Favata) 4:55
11. Milazzo (A.Santimone) 6:33
12. Addio mia bella addio [end] (traditional) 0:45
13. Caprera aprile 1882 (E.Favata, A.Santimone, F.Davanzo) 3:32
14. La corsicana garibaldina (traditional) 5:23

Foto © Ziga Koritnik