L I V E – R E P O R T
Articolo e immagini sonore di Stefania D’Egidio
Ci sono concerti che vanno visti almeno una volta nella vita, altri anche di più, come i Modena City Ramblers, perchè fanno bene al corpo e allo spirito: definirli band sarebbe riduttivo, sono in realtà più un collettivo, quasi una famiglia allargata, con i vari membri che vanno e vengono, conservando però l’indomito spirito degli esordi. Sabato 16 luglio sono stati di nuovo ospiti del Carroponte, dopo il successo dell’anno scorso, per una tappa del tour Appunti Partigiani 2005-2022: l’album che è considerato come una tappa miliare della loro ormai trentennale carriera in cui hanno girato in lungo e largo la penisola, senza fermarsi mai, per portare avanti un’idea di musica e di impegno sociale (presente al concerto anche uno stand di Emergency).

I MCR sono tra i pochi forse a non aver risentito della crisi del mercato discografico proprio perché hanno sempre privilegiato la dimensione live rispetto all’attività in studio: musica vuol dire condivisione e la data di Sesto San Giovanni ne è stata l’ennesima conferma. Serata caldissima, con un tasso di umidità ai limiti della sopportazione, ma questo non ha scoraggiato i fedelissimi, alcuni dei quali arrivati anche da fuori regione per strappare un autografo o un selfie con i Ramblers, sempre molto disponibili con i propri fans. Tra il pubblico tante giovani coppie con passeggino al seguito, mai mi era capitato di vedere così tanti bambini ad un concerto, quelli più grandicelli persino scatenatissimi nei balli.
Nessun gruppo di supporto in apertura, ma si va subito al sodo con l’ingresso di D’Aniello e soci sul palco intorno alle 21.15, in una formazione a sette; la formula è la stessa degli ultimi 31 anni, quel mix esplosivo di folk irlandese e sonorità rock punk per il quale è stato coniato il termine di combat folk, con testi votati alla storia e al sociale e, come negarlo, dal 1991 ad oggi ne sono successe di cose, tra governi che si sono succeduti, stragi di mafia, rivoluzione digitale, mutamenti climatici, pandemia, crisi economiche, guerre di serie A e serie B… Insomma, i MCR, che novellini non sono, ci tengono sempre a ricordarlo, il mondo non è più lo stesso, ma c’è sempre un motivo per continuare a combattere per una società migliore e più giusta. Le loro canzoni, del resto, hanno sempre lo stesso leitmotiv: l’antifascismo e la lotta per la libertà e i diritti di tutti.


La scaletta poi è da brividi, da Ebano a Contessa, da Auschwitz dell’amico Guccini, di cui sembrano aver raccolto l’eredità, a Oltre Il Ponte; pelle d’oca a non finire, mano a mano che snocciolano i loro grandi successi: si balla, si canta, si batte le mani al ritmo forsennato di violino e fisarmonica, c’è spazio anche per I Ribelli Della Montagna, La Pianura Dei Sette Fratelli, in onore dei fratelli Cervi, la dolcissima In Un Giorno Di Pioggia, le scatenatissime I Cento Passi, Viva La Vida e El Presidente, l’emozionante La Legge Giusta, dedicata ai tanti Stefano Cucchi, Gabriele Sandri, Carlo Giuliani, Federico Aldovrandi, uccisi da chi avrebbe dovuto proteggerli, e ai ben noti fatti di Genova, fino a Transamerika, in onore di Che Guevara.



Due ore di musica intensa, coinvolgente, in cui artisti e pubblico sono diventati un corpo unico: questo è stato e continua ad essere il modulo Ramblers, una squadra perfetta in cui cambiano i giocatori (e negli anni ne sono cambiati davvero tanti), ma la filosofia di gioco resta immutata e vincente. Chiude la serata, come ormai da tradizione, l’intramontabile Bella Ciao, che i MCR, rivisitandola alla loro maniera, hanno reso celebre in tutto il mondo, rendendola un inno non solo di una parte, ma di chiunque lotti per la libertà, dalla Siria all’Ucraina.























Rispondi