R E C E N S I O N E


Recensione di Nadia Cornetti

Quando una band è sufficientemente connotata, puoi non ammetterlo, ma ti crei un po’ delle aspettative: e le previsioni solitamente spaziano dentro un confine, dentro la comfort zone del genere e del sound di riferimento, a cui ascrivi il tuo pensiero quasi premonitore. Di solito. Ma non stavolta. Next Big Niente è il nuovo album dei Bud Spencer Blues Explosion, uscito il 27 ottobre scorso per La Tempesta, 5 anni dopo il precedente lavoro, pre-covid e, pertanto, in un’altra epoca. Come di un’altra epoca appare subito questo Next Big Niente. Ho una sfilza di termini che al primo ascolto mi hanno investito mentre cercavo delle definizioni calzanti: onirico, acido, meditativo, grezzo, urgente, sporco, anarchico, artisticamente libero. Ma più di tutte una considerazione mi ha pervaso da subito: quest’album non è nato per il marketing (e non intendo che poi non possa diventarlo). Emergerà meglio dal mio viaggio tra i brani il vero significato di questa affermazione e sono sicura che sarete d’accordo con me nell’attribuirle un senso più che positivo.

Non vi so spiegare come mai io abbia sempre considerato i Bud Spencer Blues Explosion – al secolo Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio – un duo eclettico sì, ma anche rassicurante, contaminato da una commistione di generi (alternative, rock, punk, blues) e di mondi (italiano e americano) ma tutto sommato con i piedi per terra. Quest’album, come ho già accennato, è stata una bella sorpresa, quel pizzico di novità, di follia e di shock che servono a ridestarti e a sentirti anche un po’ colpevole di aver anticipato l’ascolto con aspettativa saccente.
Questo è Next Big Niente: 10 tracce – di cui 5 strumentali – che tutto sommato compongono un album corto, di 39 minuti totali ma, come in un’altra dimensione temporale, capace con le sue mille sorprese di dilatare i minuti al solo ascolto.
Dallo scorso maggio al giorno dell’uscita dell’album i BSBE hanno sguinzagliato ben 5 singoli da questa loro ultima fatica. Le prime tracce rilasciate sono Vandali e Stranidei: la prima è una composizione strumentale con una bellissima linea di basso, continui cambi ritmici, che creano un brano a tratti country e folkeggiante, in una commistione di stili e generi che mi ricordano moltissimo gli stimatissimi Calibro 35, da cui i nostri ereditano certamente il divertimento e la capacità di creare dei veri e propri “vandalismi armonici” – è il caso di dirlo – ma pur sempre eseguiti con maestria. La seconda, Stranidei, ha un’intro che riporta molto al modo di usare la voce di Alberto Ferrari nei suoi Verdena, e non solo (caratteristica che tornerà a più riprese). Il testo è molto bello, allucinato, oltre che spirituale (“Si cerca la verità / Navigano i marinai / Dammi il tempo che puoi / Dio delle piccole cose”).

Lo scorso luglio hanno visto la luce altri due singoli, Medioriente e Miku 五: la coppia del disco proveniente dall’Est. Medioriente non ci spiazza e parte da subito con melodie arabeggianti, ritmi caldi e sensuali, con un groove marcato e una ritmica molto coinvolgente. Dei cori soavi fanno da eco e sono in grado di fondersi e intrecciarsi molto bene con riff di chitarre rock, ma anche con influssi ambient: mi prenderete per matta, ma a me sembra quasi di percepire Moby, in qualche eco lontano. La parte strumentale, come in tutto il disco, è molto presente e ribalta la forma canzone classica, con il testo nello sfondo agli strumenti. Gli oltre i 6 minuti non stancano, e la sua sperimentazione che coesiste con la classicità ne fa uno dei più bei pezzi di questo bizzarro album. Per Miku 五 non saprei molto bene da dove iniziare: si tratta di un brano con un “parlato di chitarra” o “suonato con voce” che decisamente non smania per farsi comprendere. Ecco, questo pezzo esprime molto bene l’intento di Next Big Niente: meno urgenza comunicativa, desiderio di trasmettere un messaggio, ma più urgenza artistica, nel senso più puro del termine.

Poco prima dell’uscita dell’album i BSBE ci hanno donato un quinto singolo, Insynthesi dove il blues pervade e permea l’anima: 2 corde pizzicate in un loop ipnotico scandiscono il ritmo quasi più delle percussioni. Il breve testo è un piccolo gioiello nel quale le parole brillano e colpiscono dritte al cuore: “Si scivola nelle bugie / Gli spiriti ridono / Improvvisiamo poi salutiamo / La recita, il saggio di musica / I sogni come le bugie / Camminiamo sul vulcano / Stelle senza calcoli / Come fratelli in sintesi”.
Questo erano i singoli. Ma l’ouverture? Il biglietto da visita del disco è Big Niente, un esperimento, un vero e proprio soundcheck, o il brano d’attesa di un live, che ci introduce a un trip psichico e psichedelico: pare di sentire i colori di un sound nuovo per i BSBE, in un ascolto sinestetico che ci propone molto meno una forma canzone e molta più voglia di scoprire, di “psicanalizzare” quasi gli strumenti e di metterli alla prova, cosa che di certo i ragazzi hanno fatto. Timbrato il ticket dell’ascolto ci aspetta anche altro: dal curioso sentore western, blues, country rock di Sabroso Tapas Bar allo splendido testo di Come un Raggio, uscito dalla penna di Umberto Maria Giardini (“Invento quel che posso / Mi accorgo che non ho più tempo / In fondo non mi occorre nulla / Quello che cerco ce l′ho dentro”), che si fonde a una sezione ritmica importantissima e si lascia guidare da un incantevole ritmo tribale: non cessa mai la sensazione soundcheck tipica di tutto l’album, una sensazione che fa venir voglia di live. E ancora, la stridula Camper, un esperimento elettronico che mi preleva da un concerto e mi porta ad ascoltare i rumori di una sala giochi; conclude il concerto-album Gerrili, con la quale un ultimo check strumenti è d’obbligo prima di riporli nella custodia.

Nei lavori passati i BSBE han dimostrato senza dubbio di saper suonare, e con questo disco pare vogliano scavalcare le aspettative. Penso inevitabilmente ad altri validissimi musicisti che hanno raggiunto questo step e hanno dimostrato di voler osare, sperimentare e proporre qualcosa di, magari, meno classico ma sicuramente molto impegnato e di alta qualità: già al primo ascolto la mia mente non ha potuto fare a meno di accostare Next Big Niente a molti trip della superband I Hate My Village.
Insomma, ho tra le mani – e nelle orecchie – un album che è una sala prove, pare l’accordatura degli strumenti prima di un live, composto da vibrazioni e rumori armonici e disarmonici insieme, suoni sempre interessanti, che partono distanti e sconnessi ma si uniscono gradualmente. Per concludere, definirei questo progetto valido, pregno di qualità, un contenitore sonoro dove scovare e trovare senza alcuna delusione tutto ciò di cui una grande band è capace.
Ecco a voi Next Big Niente: un “Enorme Tutto, Qui e Ora”.

Tracklist:
01. Big niente
02. Medioriente
03. Insynthesi
04. Stranidei
05. Sabroso Tapas Bar
06. Miku
07. Vandali
08. Come un raggio
09. Camper
10. Gerrili

Photo © Simone Cecchetti