R E C E N S I O N E


Recensione di Arianna Mancini

Lub Dub è stato il loro penultimo album (qui la recensione). “Lub Dub” è il suono emesso dalle valvole cardiache, il “mantra del cuore” comune a tutti gli esseri viventi. Sta accadendo qualcosa di magico: quelle pulsazioni vitali riprendono forma, e movendo le lancette del tempo fanno scoccare una nuova mezzanotte in casa Toys, quella mezzanotte che sancisce il loro atteso ritorno.

Midnight Again, nuovo capitolo di vita degli A Toys Orchestra, è uscito lo scorso 22 marzo per Santeria/ Audioglobe. La sera stessa al Locomotiv Club di Bologna, loro città d’adozione, ha avuto luogo la prima data del tour. Lì sottopalco mi sono sentita parte integrante di questo flusso crescente di gioia e d’energia condivisa. La nostra “Orchestra di Giocattoli” era da troppo tempo assente dai palchi, ed è stata immensa nel donarsi, nel suscitare stupore, nel condividere, nel trasmettere quell’amore che non si può esprimere a parole. La fatica di concepire un nuovo album e l’impegno nel costruire il live sono stati pienamente ripagati da un locale gremito che vibrava di entusiasmo, un release party che ha tutti i crismi per essere solo l’inizio di un lungo viaggio. Spaziando fra i nuovi brani ed i pezzi storici, il 22 marzo insieme ad una nuova mezzanotte è scoccata anche una nuova primavera.

Una volta tornata a casa, è iniziato il mio ascolto immersivo di Midnight Again, quello con la puntina che scorre nei solchi del vinile. È un’alchimia che non finisce mai di stupirmi e di ammaliarmi. Eccoci. Dopo Midnight Talks (2010) e Midnight (R)Evolution (2011), con Midnight Again si chiude idealmente il cerchio della trilogia della mezzanotte o de “La Trilogia degli Insonni”, come personalmente amo definirla io, a livello affettivo.   

Una mezzanotte che torna, sorprende e ti incastra in quei solchi ad ogni ascolto. Per dirla con le parole scritte sulla chitarra elettrica di Enzo Moretto: «LOVE IS LOVE». Sì, l’amore è amore, ed in questo caso l’amore per ciò che è vero, autentico e libero: come il loro percorso artistico, come questo nuovo disco. Il sound Toys è inconfondibile ma è sempre in mutamento, ad ogni disco cambia veste, aggiunge sfumature, “fa inversione ad U”, per citare una vecchia intervista (leggi qui). Questa volta, la nostra Orchestra di Giocattoli ha anche calato tutti gli assi in un colpo solo. È Di Nuovo Mezzanotte di Sogni in Technicolor.

Il primo dettaglio di questa autenticità risiede nella sua registrazione, affidata ad una produzione per larga parte analogica, avvenuta presso il Vacuum Studio di Bologna, un casolare perso nei meandri della campagna emiliana. «Sembra il Texas ma è Bologna», per dirla con le parole di Enzo. A tale proposito, guardate il video di Goodbye Day diretto da Fabio Luongo (che aveva già posto la sua firma ai video di Peter Pan Syndrome e Powder on the Words), rende bene l’atmosfera corale e schietta che si respira in Midnight Again. Di pari passo all’autenticità c’è l’idea di una band con la porta sempre aperta al confronto e alle nuove collaborazioni, anche quelle nate per caso. (Ad esempio, come quella con le due coriste della comunità protestante italo-africana, con cui i Toys condividevano la sala prove. Un aneddoto raccontato dallo stesso Enzo nelle sue pagine social).

In questo ottavo capitolo sonoro la famiglia Toys, capitanata da Enzo Moretto (autore e compositore dei brani della band, voce, chitarra, piano, tastiere) con Ilaria d’Angelis (voce, chitarra, piano, tastiere), Raffaele Benevento (basso, chitarra, seconda voce) Alessandro Baris (batteria, percussioni, seconda voce) si affida alla virgiliana guida di Bruno Germano, che oltre ad occuparsi della registrazione, missaggio, co-produzione con Enzo, è presente anche alle percussioni e seconde voci. Midnight Again, oltre che vestirsi di autentica luce analogica, inaugura una nuova fase, un approccio completamente inedito, ospitando una miriade di musicisti: un quintetto d’archi (WKO-camera degli ammutinati), una sezione di fiati, un piccolo coro gospel e Mariagiulia Degli Amori (percussioni, seconda voce) nuovo membro polistrumentista, presente sul palco anche la sera del release party.

Questa nuova mezzanotte, si compone di dodici lunghe ballate inedite, dalle diverse sfumature, estranee al formato radio, come lo sono i Toys alle convenzioni. Cavalcate romantiche, solitarie, a volte polverose o spruzzate con la ruggine alcolica di una malinconia notturna, altre volte si tingono di un arcobaleno dai vividi arrangiamenti, per poi passare ad istantanee in bianco e nero. Il peculiare stile: “mantra poetico”, tipico della composizione e della scrittura di Enzo, torna nella circolarità dei testi e delle melodie (Hallelujah, Take Me Home, Sometimes I Wonder, Whatever We Are, Out of Control, Hero). Torna per ipnotizzarti, prenderti per mano, farti perdere nell’estatica circolarità ossessiva. Un album pieno zeppo di molteplici spessori sonori, intensi sia nella cupezza che nella coralità, attraversati da una vena intima e lunare ma che si aprono inaspettatamente a cambi, in cui archi, fiati e cori risplendono di potenza evocativa. Il nucleo pulsante, dalla genetica rock – rhythm and blues, vira anche verso anfratti soul e si espande, contaminandosi di magnetismo gospel, che a volte si eclissa in spazi intimi.

Un esempio di questa intimità lo troviamo in Hallelujah, brano d’apertura. Un’invocazione laica fatta di mille interrogativi che scorrono su trame sonore tenui e dilatate, complici la sezione ritmica, il battito di mani, il synth e quell’ipnotico mantra che si ripete. Tutto sembra svolgersi in uno scenario fuori dal tempo, in un luogo non ben definito. A seguire, l’andamento giocoso e ritmato di Life Starts Tomorrow, ci riporta al qui ed ora, anche se in realtà la vita inizia domani, e con il suo tocco di intelligente ironia apre un varco in spazi solari, popolati da cori, sezioni di fiati che dialogano danzando fra loro. Non molto distante è Goodbye Day, con il suo incedere marciante, in tipico marchio Toys, e che ricorda le atmosfere notturne dei The Black Heart Procession.   

In Take Me Home, soprattutto nel suo incipit, si respira un malinconico intimismo, il brano si regge principalmente su piano e voce, a cui in un secondo momento si aggiungono dei timidi archi. Poi cresce in intensità fino a prendere quota culminando in un coinvolgente momento di climax, cucito sulle folgoranti tinte del coro gospel, per scivolare poi verso polveri morriconiane, in scenari da colonna sonora western. In chiusura la sezione dei fiati e gli archi si intrecciano creando corpi di luce.     

Eterea nel suo esprimere il senso d’abbandono, Miss U si colora di una solitudine crepuscolare. Quello stato emotivo che ti porta a togliere tutte le batterie dagli orologi. Sospendere il tempo. Quegli orologi che campeggiano nel foglio interno del disco in cui sono scritti i testi ed i credits, e nell’artwork: un’immagine in bianco e nero di un uomo con la testa a orologio che guarda l’orologio sul suo polso. Il brano ripropone un’altra sfavillante chiusura, questo è il disco delle lunghe code da terremoto emotivo.

Sometimes I Wonder profuma di una notte insonne, di troppo whiskey, di chilometri percorsi guidando alla deriva su un’autostrada, in attesa di rincasare, con l’alba che sorge prima di andare a dormire per mettere a tacere i propri demoni. Ancora una volta.

Demoni che perdono consistenza in Whatever We Are, un avvolgente duetto fra Ilaria ed Enzo, le loro voci si uniscono in una suggestiva danza di contrasti e chiaroscuri, che ci riporta alle atmosfere della collaborazione fra Isobel Campbell & Mark Lanegan (Sunday at the Devil Dirt, Ballad of the Broken Seas, Hawk).

Pioggia battente che cade da un cielo plumbeo: è lo scenario perfetto per Our Souls, che scivola su nebbiosi echi anni ’80. Altra cupa invocazione in stile new wave.   

Ci stiamo avvicinando verso la fine del disco e continuiamo a calibrarci fra intimismo e coralità, cambi di ritmo e prospettive che ti risucchiano e ipnotizzano. Midnight Gospel e la sua coralità celestiale,

Out of Control ed il suo lacerante lamento notturno, Hero dal liquido tappeto watersiano con le risposte mancate e l’eterna assenza. Il sipario si chiude con OCD Lullaby, una ninna nanna sui generis in cui ognuno potrà riconoscere un frammento della propria “follia”. Midnight Again è un perdersi nella moltitudine di luci e forme sonore con un approccio rinnovato ed indiscutibilmente autentico, c’era proprio bisogno di questo ritorno, una mezzanotte in più, una mezzanotte necessaria.

Tracklist:
01. Hallelujah
02. Life Starts Tomorrow
03. Goodbye Day
04. Take Me Home
05. Miss U
06. Sometimes I Wonder
07. Whatever We Are
08. Our Souls
09. Midnight Gospel
10. Out Of Control
11. Hero
12. OCD Lullaby

Foto © Beatrice Belletti