V I D E O


Articolo curato da Luci

Da ragazzino non provava un grande interesse per la musica, ha iniziato a suonare la chitarra da autodidatta nel 2014. Pian piano è cresciuto in lui il desiderio di cimentarsi nella forma canzone e di aprire in totale autonomia un progetto cantautorale. È nato così nel 2018 Le rose e il deserto, creato da Luca Cassano, classe 1985, origini calabresi e milanese di adozione.
Ricercatore universitario per professione, lettore vorace, appassionato di poesia, ama definirsi uno “scrittore con la chitarra”, poiché fare musica per Luca significa principalmente scrivere.
I testi delle sue canzoni sono al centro di una ricerca che prova a rifuggire da qualsiasi approccio banale. Il giovane cantautore inoltre pone sempre grande attenzione ai suoni, alle immagini che le parole, anche senza melodia, riescono ad evocare.
Io non sono sabbia è il suo Ep di esordio, pubblicato lo scorso 19 giugno. Cinque canzoni attraverso le quali Cassano si racconta, ci parla dei suoi sentimenti, delle sue paure, accompagnato da accattivanti note electro-pop. Un viaggio, fresco, leggero, che fra rime, assonanze, suggestioni poetiche, è l’occasione sia per cantare che per pensare…

“Ci sono dentro un sacco di persone cui voglio bene e che mi hanno dato una mano, perché da solo non ce l’avrei mai fatta.” È con queste parole che il compositore presenta il video di Sabbia – brano che apre il disco – girato a maggio 2020 per le strade di numerose città (per la precisione Monza, Roma, Amsterdam, Milano, Aosta, Pisa, Viterbo, Bologna, Omegna, Novara, Lisbona, Modena, Firenze, Kabul). Le note sbarazzine si susseguono a gran ritmo, a tratti rallentano, ma restano sempre vivaci e acquistano un tocco originale quando spuntano accattivanti riverberi elettronici. Risultano così l’accompagnamento ideale per alleggerire un testo che in realtà è una toccante e amara riflessione sullo stallo di vita in cui è immerso il protagonista.

É tutto un instancabile ricominciare
Non è una linea retta sembra una spirale
Mi guardo allo specchio e cerco di ignorare
Che nel riflesso mi guarda mio padre
É inutile affannarsi c’è da galleggiare
É un movimento lento, circolare
E se in una pozzanghera ci vedo il mare
É per sfuggire agli occhi di mio padre