Articolo di Simone Nicastro
Per una volta vorrei cambiare le carte in tavola e, per parlarvi di questo album, tralasciare i dettagli su chi è l’artista, cosa ha fatto precedentemente e l’area musicale in cui si muove. Per quello bastano pochi e veloci click: avrete tutte le informazioni e ogni tipo di giudizio espresso finora.
Ho deciso di muovermi in questo modo perché “Infedele”, l’album di cui vi parlerò, rappresenta per il sottoscritto l’opera giusta al momento giusto, quel tipo di lavoro che in qualche modo si ha il presentimento di cosa potrebbe valere e che poi si dimostra ancor più “totale” di quanto si immaginasse/sperasse.
Solo otto canzoni di una “densità” compositiva stupefacente e per nulla arginate dal minutaggio contenuto, anzi. Otto canzoni diversissime tra di loro ma che non perdono mai di vista la traiettoria originale e artistica dell’autore durante questo nuovo viaggio che passa attraverso le sue esperienze, i suoi gusti, le sue emozioni e alcune tappe scelte per raccontare, raccontarsi e raccontarci.
Si inizia con “Pantalica”, nome di una necropoli siciliana, dove un beat ossessivo apre all’infanzia, a tutti i sapori della terra, all’umanità (e non) che si è avventurata in quel luogo antico e soprattuttoa quel linguaggio arcaico che diventa, una volta incontrato, tensione eterna. Eternità che si può toccareconcretamente con mano nel costrutto sonoro immanente e nella coda finale del sax che supera le stesse pieghe del tempo.
“Ti attraverso” è quel passo, fintamente semplice, per intraprendere una possibile nuova rotta, l’incontro e la conoscenza di una ragazza dove il pop diventa più cantabile e vibrante, le parole si rigirano in gola e infine si esplicano in una tenerariflessione: “Ho percorso i miei sbagli, fatto nuovi bagagli, tutto senza bersagli. Siamo il genere strano, ci teniamo per mano solo quando ci amiamo. E vogliamo esperienza senza avere pazienza, affittiamo una stanza, tu sei la mia vacanza”.
Ma il pop è una cosa seria, si sa, e “Totale”, terzo brano in scaletta, è la ricerca di quella sintesi perfetta di forma e contenuto che tutti gli autori “popular” vogliono raggiungere, anche solo una volta nel proprio percorso. “Totale” si insinua nel cervello fin dalla prima strofa e poi avvolge il cuore con un ritornello calmo ma esplosivo. Un coro che si appoggia a semplici banalità per individuare e riscoprire la vera felicità, come ci ha insegnato tante volte un certo Battisti.
Non c’è percorso che non diventi a sua volta un viaggio, non c’è scoperta che non passi prima o poi dalla carne. “Vasco De Gama” attraversa il mare solo per incontrare e esplorare il corpo di lei, isola di grazia e salvezza (efficace) come lo stesso “Fado” che si insinua tra le onde arpeggiate prima dell’approdo provvisorio grazie ad un arrangiamentosensuale e cinematografico.
Una volta in sosta tanto vale riflettere su quanto c’è e potrebbe esserci, sospirare al buio di una camera l’incessanteattesa e alcune temporanee verità: “Decadenza e panna” è la quinta canzoneche si sostiene semplicemente sul suono di una Martin D28 accarezzata e sul sussurro di un uomo per la sua Anna. La solidità dell’acustica tra le crepe quotidiane.
Poi ci si rimette in pista, ci si incontra a Milano all’ora dell’aperitivo dove ogni voglia può essere soddisfatta, anche un clima esotico in un locale del centro, anche “svenire fra le cosce delle moglie del sultano”, anche diventar ricchi grazie al puro disimpegno, anche scoprire tra le leggende urbane la vera origine di Maometto. Tutti in pista tra sintetiche danze, disimpegno samba e ritornelli killer. “Maometto a Milano” e ne mancano solo due alla conclusione.
“Compleanno” è l’estremo e anche il vertice del viaggio (e dell’album). Lo spazio si apre in qualcosa di maestoso e malinconico, l’armonia attrae ma non rallegra, i festeggiamenti hanno il loro dolce e il loro amaro. Così, subito dopo l’inizio, ogni cosa si fa ambigua tra una cassa dritta, una progressione “EDM” e un abbandono al solo battito del cuore tra riverberi in sottofondo. Poi improvvisamente il ritorno alla festa, dove pur sembrando uguale tutto è leggermente diverso: un’altra tonalità e un synth aggiuntivo per allontanarsi definitivamente da questa penultima tappa.
Infatti c’è un solo un modo per concludere ma non scrivere la parola “fine” sul viaggio intrapreso. “Sospesi”, ultimo brano in scaletta, lascia aperte le ipotesi,si rifugia nel pianoforte, intimamente jazz, e sfrutta l’intera settimana di Natale per scoprire (o forse solo rammentarsi), nella quiete di una solitudine a due, ciò che essenzialmente occorre: dedicarsi soltanto a lei. E soltanto a sé. A Lorenzo.
Ecco proprio sul finale, almeno una volta, il nome dell’artista l’ho citato. Il suo vero nome.
Nel ringraziarvi di avermi letto fino a qui, mi permetto un ultimo pensiero. “Infedele” è un album meraviglioso, attraversa molti generi musicali, trasmette passioni, individua ricordi, crea immagini e risveglia emozioni con una tale profondità e ricchezza senza mai diventare artefatto e arrogante. Un lavoro che si intuisce essere di squadra, di confronti sinceri, di scelte artistiche doverose e di tempistiche necessarie per essere realizzato in tale maniera. Un’opera che riflette e allo stesso tempo si innalza nel nuovo panorama discografico italiano, rendendomi ancora una volta fiero e felice di vivere e amare la musica del nostro paese. Pure quella tanto ingiustamente bistratta di tanti artisti dei giorni nostri.
Tracklist
01 Pantalica
02 Ti attraverso
03 Totale
04 Vasco De Gama
05 Decadenza e panna
06 Maometto a Milano
07 Compleanno
08 Sospesi
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