I N T E R V I S T A
Articolo e immagini sonore di Antonio Spanò Greco
La nuova puntata della mia rubrica Loom and Vanish che si occupa di blues italiano è dedicata a Fabio Marzaroli, chitarrista piemontese, fondatore della Fabio Marza Band, che dal 2007 calca i palchi dei più svariati locali del nord Italia e vanta apparizioni nei più importanti e significativi festival blues della nostra penisola dividendo la scena con alcuni esponenti di rilievo quali Paolo Bonfanti, Alex Gariazzo e Stef Burns, solo per citarne alcuni. La band ha da poco pubblicato il quinto disco, Strange Door (leggi qui la recensione), e lo ha presentato dal nello storico locale canturino All’UnaeTrentacinqueCirca e allo Spirit de Milan, una ghiotta occasione per scambiare quattro chiacchiere con il leader e testare la resa dal vivo dei nuovi brani.
Ciao Fabio, grazie innanzitutto per la disponibilità! Comincio con il chiederti di presentarti come se stessi cercando una serata presso un locale.
Buongiorno sono Fabio Marzaroli della Fabio Marza Band, gruppo che dal 2008, con 5 album all’attivo, ultimo dei quali Strange Door, propone uno show di brani originali contenuti nella propria discografia. La band ha collaborato con i principali esponenti del Blues italiano e suona abitualmente nelle principali rassegne di Blues.
Come è nata la passione per il blues?
La passione per il Blues nasce da bambino, grazie a mio padre, grande ascoltatore di musica. In macchina, in ogni tragitto, c’era Blues, da lì nasce l’amore. Poi si è evoluto con lo studio del mio strumento.
Ti ricordi il tuo primo concerto?
Sì, lo ricordo bene. Avevo tredici anni quando ho suonato con una cover band di musica italiana. Ero terrorizzato!!!
Parlami della tua band e del rapporto che hai con loro.
La FMB è la mia seconda famiglia; prima di tutto voglio bene ai miei musicisti e li stimo molto! Dico sempre che senza di loro non si potrebbe realizzare nulla! Max e Fabio mi conoscono da 20 anni, Greta è entrata subito in sintonia con noi e ne vado orgoglioso!
Siamo quattro persone diverse, ma siamo prima di tutto amici, tutti remiamo in un’unica direzione e finché sarà così andrà tutto bene a prescindere.
Come nascono i brani?
I brani nascono da idee, non c’è una linea guida. Per me è una sensazione stranissima, prima di scrivere una musica o un testo sono inquieto, quasi nervoso e depresso. Da qui registro sul mio cellulare le idee principali e lavoro poi in prova con i ragazzi; lascio molta libertà di espressione ai miei musicisti, certo ci diamo consigli, ma ognuno di noi compone il brano! Poi si valuta, si cambia, si interviene oppure non li si suona più per mesi per poi stravolgerli.
Se Nightmare, il vostro precedente lavoro, nasce da una brutta esperienza, il 5° cd da dove inizia? E come si è sviluppato?
Nightmare è un disco a cui sono molto affezionato, le brutte vicende uniscono molto spesso, e quel disco fece proprio questo: ci ha unito ancora di più!
Strange Door è un lavoro molto diverso, molto più ragionato e studiato, è un anno e mezzo che ci lavoriamo, è un disco a mio avviso più maturo e meno istintivo!
In una intervista hai detto “La musica non è una competizione o una gara. La musica è arte, emozione e sentimento”. Sei contro ogni forma di contest, liste di fine anno, classiche varie?
Sì, non mi piace chi cataloga per forza e chi gareggia con l’arte. L’espressione e il contenuto di un brano, soprattutto se originale, è molto profondo, se genera emozione e stati d’animo vuol dire che chi ascolta ha fatto sue quelle sensazioni. Non mi piace confrontarmi per il gusto di arrivare primo o secondo, mi piace confrontarmi per trasmettersi emozioni e trascorsi. Tutto questo a mio avviso non esiste nei contest o simili.
De Gregori ha detto “Non sono mai gli artisti a dire basta, sono sempre le scene che si ritirano da te” questo per chiederti che i riscontri che hai avuto sulla scena, sono sempre stati positivi e sono sempre una iniezione di fiducia e positività?
È vero, i riscontri sulla scena sono sempre stati stupendi, questo però è un discorso diviso a metà: sul palco mentre suoni puoi “arrivare” alle persone, sempre, qualche volta o mai… Ma l’atteggiamento e la persona che sei si nota sempre, su e giù dal palco. Io sono così, esattamente come la gente mi vede mentre suono o mentre mangio, nulla di più e di meno, così come i miei musicisti. Amo il mio lavoro, amo le persone che vengono a sentirmi e mi piace avere a che fare con loro sempre! Sono fortunato ad avere questo carattere, non è una dote, è fortuna!
La citazione sul blues che preferisci?
Blues the healer!
Domanda secca: i tuoi 3 album preferiti di sempre?
Allman Brothers Band – Live at Fillmore East, John Lee Hooker – The Healer, Frank Zappa – Zappa in New York.
Gli ultimi tre ascolti che ti sono piaciuti?
Gli ultimi tre ascolti che mi sono piaciuti sono legati allo studio. Sarò strano, ma più avanza il tempo e più l’ascolto diventa molto mirato a questioni di suono, tocco, mood che interessano il mio approccio allo strumento. Sicuramente Jimmy Vaughan, B.B. King, Keb’ Mo’ gli ultimi tre…
Hai girato la penisola in lungo e in largo, hai avuto anche esperienze all’estero?
Si ho fatto un tour in Russia nel 2018 ed è stato splendido, ho suonato molto spesso in Svizzera. A mio avviso però non è più importante una data all’estero di una in Italia!
Trovo molto positivo e importante le collaborazioni che un artista cerca e attiva nel corso della sua carriera. Con chi ti piacerebbe condividere il palco?
Le collaborazioni sono splendide, ho avuto molta fortuna a riguardo: da Rudy Rotta a Stef Burns, Gnola, Bonfanti, Pugno, Gariazzo, le aperture a Treves, Robben Ford. Ho incontrato tante persone e sono cresciuto ogni volta…
Un sogno?
Suonare con Derek Trucks!
Un aneddoto divertente, simpatico tra i tanti?
La vita sulla strada di una band è ricca di aneddoti, uno più stupido dell’altro. Non ne ho particolari, ma i viaggi sono il momento più bello per una marea di stupidate!!
Ascolti altri generi di musica?
Certo! Ascolto molta musica, sono curioso. Insegnando musica sono “obbligato” ad ascoltare e insegnare musica diversa dal Blues, e mi piace molto.
Mi racconti più in dettaglio il tuo ultimo album a cominciare dal titolo, dai brani scelti e dalle collaborazioni che hai inserito?
Strange Door, il titolo, è l’apertura di nuove porte, nuovi orizzonti, nuove avventure. Le collaborazioni nel disco sono Matteo Boldini all’organo Hammond e Anais Drago al violino; in questo lavoro ho voluto affrontare le scelte musicali solo con la mia band, senza “aiuti” esterni. I brani sono 10, tutti originali, non mi piace dare una etichettatura al avoro: è un disco della FMB!!
Sei di Domodossola, origini piemontesi?
Sono di Domodossola, ma i miei genitori no: mia mamma è ciociara, di Montecassino, mio padre è di San Remo! Sono un miscuglio.
Vino o birra? Piatto preferito?
Vino rosso fermo. Spaghetti alla genovese.
Oltre alla musica hai altri interessi e passioni?
Si amo le auto d’epoca. Ho un Renault Super 5GL 1988, la coccolo ogni giorno, e mi piace andare ai raduni e curiosare!
Quante chitarre hai? La tua preferita?
Non ho tante chitarre, la mia preferita la ES 345 Gibson, la uso sempre! Ho una PSR elettrica ed una acustica. Un dobro Dean e una Lap steel artigianale.
Ultima domanda: quale domanda vuoi che ti faccia?
Vorrei mi chiedessi cosa vorrei diventare da grande!!!!
Alla prossima Fabio te la chiedo grazie mille!
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