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Articolo di Eleonora Montesanti

A simple present“, esordio solista di Milo Scaglioni, è un disco bellissimo. La parola perfetta per descriverlo è delicatezza. Quella delicatezza che, amorevolmente, è in grado di farci fare la pace con il mondo, almeno per quaranta minuti.

E’ questa la durata delle dieci tracce che compongono un lavoro che coniuga perfettamente le sfumature della periferia manchesteriana, la pragmaticità della provincia lombarda e la magnificenza di Roma in una visione di se stessi in un percorso, personale e geografico.

A livello musicale, A simple present si colloca, in una condizione atemporale, tra Elliott Smith, i Beatles e i Doors, in un folk intimistico, che a tratti si tuffa nel prog, a tratti nella psichedelia. I musicisti che – oltre a Milo – hanno lavorato a quest’album sono eccezionali: Gianluca De Rubertis (pianoforte), Enrico Gabrielli (tastiere, fiati, cori), Roberto Dellera (basso), Lino Gitto (batteria), Simone Provenzano(percussioni). L’onestà e la purezza artistica di queste personalità, guidate dal filo conduttore di Milo, fatto di magia e linearità, hanno portato a un risultato pazzesco.

E non ha nessuna importanza il fatto che, forse, questo genere possa essere ricondotto a un’epoca passata, perché A simple present si riflette nei nostri tempi, trasformando ogni ascolto in un presente irrinunciabile.

Ci si perde e ci si ritrova continuamente, tra le armonie pop di October (What you want is where you belong), la malinconia agro-dolce di Sea of Misery, l’apparente spensieratezza di Black dogs No.7 e la coda psichedelica che chiude l’album, in un pezzo che si intitola Enough is not enough, il quale ci ricorda che diventare se stessi è la cosa più importante di tutte, indipendentemente dal luogo in cui ci si trova.

Insomma, sembra proprio che A simple present, visto il suo approccio sincero e genuino, rappresenti il congelamento di un momento importante per Milo Scaglioni, un momento preciso in cui il proprio sviluppo personale va di pari passo con quello artistico, che non è una cosa tanto banale, anzi.

E allora non possiamo far altro che ringraziarlo per questo regalo così semplice, ma con una forza emotiva così forte.

TRACKLIST:
01. Sea of misery
02. October (what you want is where you belong)
03. Baffled mirror
04. Black dog n°7
05. Letter for pretty
06. Stone cold sober
07. Place your bet
08. The 1st, the second and the last
09. Taller on that tree
10. Enough is not enough