R E C E N S I O N E
Recensione di Roberto Bianchi
Piers Faccini, nato in Inghilterra e cresciuto in Francia, ha pubblicato da pochi giorni il suo settimo disco, Shapes Of Fall. Il nuovo lavoro aggiunge un importante tassello al connubio tra Folk, Blues, sonorità Nord Africane e tradizioni Mediterranee. L’interessante percorso di ricerca dell’Artista, iniziato con il precedente I Dreamed An Island del 2016, si è affinato evolvendosi fino a creare un equilibrio di grande fascino. “Le Forme dell’Autunno” rappresentano secondo l’autore la caduta di quello che stiamo vivendo, il collasso di quanto ci circonda. L’album è stato concepito nella casa di Piers, un luogo bucolico circondato dalla natura del Parco Nazionale delle Cavenne, vicino al massiccio centrale francese.
La narrativa e l’impianto musicale sono cresciuti gradualmente, Faccini ha modulato la propria voce mettendola in sintonia con tutti gli elementi della natura: il grido di dolore degli alberi, degli animali, delle radici, delle foglie e dei minerali è stato ascoltato con sensibile attenzione ed elaborato come il Canto della Terra.

L’iniziale They Will Gather No Seed sintetizza le intenzioni del musicista, regalandoci un‘atmosfera onirica, sorretta da un deciso schioccare di dita, accompagnato dalle note basse di un piano, da una chitarra pizzicata e dalla dolcezza di un quartetto d’archi orchestrato da Lucas Suarez.
Foghorn Calling è un blues etnico: Piers suona uno strumento ibrido a dodici corde, costruito per lui dal liutaio Michel Cassan; le percussioni di Karim e il quembri di Malik Ziad creano una base ritmica ipnotica e pulsante che ci trasporta nell’esoterica e rituale dimensione delle tribù Gnawa, originarie della Nuova Guinea ma stanziali da secoli in Marocco. La voce è uno strumento aggiunto, che recita un messaggio di speranza e di volontà, con l’intento di estirpare il nostro lato oscuro.
Dalle stesse fondamenta etniche emergono Dunya, una sorta di Mantra purificatore, nobilitato dalla melodia della voce e dagli archi, e Firefly, che miscela sapientemente la tradizione mediterranea con la camaleontica voce di Faccini e il contrastante suono della chitarra elettrica. Remember Them è convincente, calda ed evocativa.
Il fulcro del disco è senza ombra di dubbio la conturbante All Aboard: un‘esortazione, una preghiera, un grido di dolore. Dalle note emerge la necessità di reagire, di fare qualcosa. Il parallelismo con la mistica Arca di Noè è evidente: “Tutti a bordo, per proteggerci e salvarci” oggi come ieri, per regalarci un domani migliore! All Abord esprime i mutevoli ritmi “Trance” dell’Italia Meridionale e del Maghreb, finalizzati alla guarigione. La voce dell’artista si alterna e sovrappone a quelle di Ben Harper e del maestro marocchino Abdelkebir Merchane, edificando splendide armonie che sono corroborate dagli strumenti tradizionali suonati dai fratelli Ziad.
Le incertezze, le paure, i dubbi, la luce e la speranza si rincorrono in ogni passo di questo tortuoso percorso; le volute contraddizioni si evidenziano ascoltando Togheter Forever Everywhere, sorretta da una dolce base acustica che si contrappone a una prosa inquietante.
Ogni traccia ha una spiccata personalità: la varietà dei suoni non crea spaccature, ma piuttosto rafforza il legame narrativo, regalandoci una sorprendente continuità di lettura.
Seguendo un’immaginaria linea circolare, incontriamo gioielli come la splendida Levante, etnica e avvolgente, oppure The Longhest Night, un rilassato folk blues con richiami andalusi; e ancora restiamo ammaliati da Lay Low To Lie, delicata ballata con un pregevole impianto musicale.
Il folk inglese ritorna con Paradise e, ancor di più con The Real Way Out, bellissima ballata che emerge da un’impalcatura composta da tre semplici elementi: voce, chitarra e violoncello. La composizione potrebbe essere tranquillamente uscita dalla penna di un ispirato Paul McCartney, una ciliegina sulla torta che completa un lavoro complesso e variegato, mai banale!
Tutti i brani sono scritti e prodotti dall’Artista, che nell’album ha suonato le chitarre e l’armonica; con lui, oltre ai citati ospiti, l’ottimo Simone Pratticò alla batteria, Juliette Serrad al violoncello e Séverine Morfin al violino.
Piers Faccini, riesce a trasmettere emozioni pure, intime e intrise di grande intensità. Shapes of the Fall s’insinua sotto la pelle e ha la rara capacità di raggiungere il cuore.
Tracklist:
01. They Will Gather No Seed
02. Foghorn Calling
03. Dunya
04. Together Forever Everywhere
05. All Aboard (ft. Ben Harper & Maallem Abdelkebir Merchane)
06. Levante
07. Lay Low To Lie
08. The Longest Night
09. Firefly
10. Paradise Fell
11. Remember Them
12. The Real Way Out
13. Epilogue
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