R E C E N S I O N E


Recensione di Giovanni Tamburino

Il 26 novembre 2021, dopo I soldi per New York e Verde, è uscito per Dischi Sotterranei Le cose che ho, il terzo lavoro del cantautore padovano Jesse the Faccio.
Dopo i testi e le sonorità tra lo scanzonato e il punk delle precedenti produzioni, la cifra costante adesso è l’intimità, in una dimensione nuova e completamente inedita.
Il disco diventa la porta per un ambiente fin troppo familiare a chiunque abbia vissuto gli ultimi due anni. Riconosciamo sensazioni che preferiremmo non avere mai scoperto che ritornano e si riassumono senza nemmeno troppa sintesi nei quattro pezzi dell’EP, raccontando l’animo di Jesse in un momento così essenziale come quello del lockdown.

Concepite e incise durante e immediatamente nel corso del 2020, le quattro perle di questa collana di brani danno perfettamente l’idea di come siano state realizzate. La gestazione di ogni pezzo è stata rapida, fedele all’impulso che ne ha determinato la creazione. Quella stessa malinconica sincerità trova la realizzazione perfetta nei testi. Monologhi detti ad alta voce, ma forse più dialoghi con qualcuno che non è presente, eppure ancora fin troppo ingombrante.

Giri di chitarra e suoni campionati che ricreano un luogo fisico e mentale allo stesso tempo, di cui la voce riesce a definire gli angoli e i vuoti, tra arpeggi e toni lo-fi.
Nel breve percorso del disco si condensano amore e abbandono, paranoia e rassegnazione in una coerenza nemmeno troppo paradossale per chiunque abbia vissuto la contraddittorietà degli eventi, in particolare in questa fin troppo bruciante contemporaneità.

Seduto a fissare il vuoto oltre un muro, nemmeno immaginando così Jesse si riesce a percepire nettamente una resa di fronte alla condizione espressa nei brani. Allo stesso modo, i video che accompagnano ogni brano diventano una perfetta resa visiva del messaggio e dello stato d’animo del cantautore, sempre protagonista delle riprese.
L’umanità lacerata come carne scoperta non smette di palpitare e con Come posso (collo) l’immobilità si spezza, la domanda sulla propria condizione smette di essere retorica. Aprendosi apre anche lo spazio circostante, si ostina a non accartocciarsi per ridurre l’impatto con l’esterno.
Quella di Jesse the Faccio è una confessione che sa di catarsi, una metamorfosi di cui il malinconico bozzolo è nient’altro che una necessaria fase prima di nuovi cambiamenti.


Tracklist:
01. Credo mi vedi
02. Che resta
03. Cose che ho
04. Come posso (collo)