R E C E N S I O N E
Recensione di Riccardo Provasi
Al solito, coccolati dalle poltroncine tra le mura ormai note del Palazzo del Cinema Anteo, abbiamo avuto la possibilità, il 23 di gennaio, di assistere ad un momento di ascolto del nuovo album di Franco Mussida, leggendario chitarrista fondatore della PFM, vera e propria pietra miliare della storia musicale milanese, italiana ed europea.
Sviluppato da Moondays, Il pianeta della musica e il viaggio di Iòtu (CPM Music Factory/Self Distribuzione) ha la caratteristica di essere disponibile in Pure Audio Blu-Ray, oltre ad avere tracce rilasciate Hi Res, ovvero col master originale.
In veste di compositore e guida dell’intervento, il maestro Mussida vuole indicarci il percorso che lo ha portato a questa nuova avventura, verso il futuro, come ha sempre fatto. Accanto a lui Lorenzo Cazzaniga, “padre e figlio del progetto musicale” come ci tiene a sottolineare il chitarrista (in termini più precisi, curatore e produttore del progetto).

Il tutto nasce dall’idea di creare un suono “nello spazio”: questo è stato il concetto che ha guidato tutta la fase di produzione.
In generale, la tecnologia Dolby Athmos, sviluppata nel 2012 e resa nota in tutto il mondo grazie allo sforzo di Apple, consiste nel superare (una volta finito l’articolo forse non saremmo più d’accordo con questo termine) il profilo audio “stereo” per arrivare ad una modalità di ascolto tridimensionale, spaziale.
Prima di assistere all’esecuzione dell’album tramite le enormi casse della sala cinematografica, Franco Mussida ci ha tenuto ad indicare quali siano state le motivazioni che lo hanno spinto a intraprendere questo progetto. Da sempre attento a realizzare musica definita da lui “per elaborazione”, in cui sia l’ascoltatore una volta consumato l’ascolto debba decidere il valore della musica, con questo lavoro ha voluto ricercare anche una dimensione di qualità per le sorgenti sonore. L’artista afferma come negli ultimi tempi la tendenza sia quella di una costante diminuzione della qualità sonora: per questo, nel disco ci sarà un link per conoscere i vari strumenti adoperati nelle singole composizioni.
Il fulcro della questione è un ritorno ad una musica diffusa, spaziale, ispirata dall’evoluzione del suono alla monodia dei canti gregoriani alla polifonia degli strumenti armonici come il pianoforte. Infatti, la dimensione stereo a cui siamo abituati non è che una semplificazione della realtà, in cui i suoni ci raggiungono da ogni direzione.
È affascinante sentire un artista di questo calibro ancora grondante di passione per la ricerca, incantato dalla complessità della musica.
Ed ecco che arriva la risposta, la chiave per leggere e ascoltare Il pianeta della musica e il viaggio di Iòtu: abbandonare questa complessità, ritornare bambini per meravigliarsi del mondo e dei suoni, proprio come Iotù, bimbo di quattro anni protagonista dell’opera, affascinato dal pianeta della musica e libero da ogni pregiudizio.

Photo © Federica Mirabelli
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