R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Ho sempre amato i titoli rigorosi, magari anche un po’ austeri e così Canons di Lina Allemano, uscito l’8 dicembre per l’etichetta Lumo Records, mi ha subito attirato. Coi canoni non si scherza, sono rigorose strutture entro le quali l’artista, il compositore in questo caso, fa nascere la poesia. È dal massimo rigore che deriva la massima libertà, come sosteneva Paul Valery. Con queste certezze (seppur relative) ho iniziato ad ascoltare Canons e nessuna fiducia fu meglio riposta. È il lavoro che mi aspettavo, nove brani originali (e non solo nel senso che sono frutto del lavoro della musicista), di cristallina bellezza, dove l’improvvisazione gioca un ruolo fondamentale nel solco del rigore e, a volte, dell’estremo rigore.

È 3 Trumpet Canon ad aprire il disco, brano dall’equilibrio pressoché perfetto e dalle simmetrie appena appena disturbate, in particolare dagli sbuffi e dai refoli nella parte finale del pezzo. Più caldo e colorato Bobby’s Canon dove la tromba di Lina è come “temperata” dagli inserti di violoncello, morbidi e avvolgenti di Peggy Lee. Una melodia dolce e ricorrente percorre tutto il pezzo, facendolo inclinare verso le sonorità di una ballata quasi folk. Più inquieto e dissonante Shadows, uno dei quattro pezzi composti con Mike Smith: atmosfera sospesa e piena di attesa dove la tromba di Lina Allemano è sempre in un rapporto di equilibrio/disequilibrio nel tessuto musicale che sembra sfibrarsi per poi ricompattarsi. Anche Butterscones sembra strizzare l’occhio alla ballata benché, anche qui, sia il rigore e l’equilibrio la cifra stilistica del brano; tutt’altra musica con il rigore sperimentale di Wilds, con quella sua tromba creatrice di equilibrio nel quasi ossessivo refrain e poi dissolutrice dell’equilibrio appena creato. Con Twinkle Tones, minimale e sommessamente atonale entriamo nella intimità più profonda con lo strumento di Lina, un viaggio nel suono profondo come capita in questi casi, viaggio compiuto in compagnia del sintetizzatore di Ryan Driver, del contrabbasso di Rob Clutton e della chitarra di Tim Posgate. Più disteso e pacato, ecco Moons con la tromba che pare aprire lunari e placidi orizzonti che ancora persistono, anche col supporto del trombone di Matthias Müller, in Canon of Sorts. Chiude il lavoro Ponds, un solo di tromba in compagnia degli effetti elettronici di Mike Smith. È qui, proprio in questo brano, che l’assoluta autonomia della tromba può dirsi compiuta, anche grazie a questo sentore “definitivo” del timbro.

Lina Allemano è una originalissima compositrice ed interprete del jazz contemporaneo, e questo non lo scopro certo io, ma è anche, attraverso la sua musica e la sua ricerca, una delle più grandi assertrici della autonomia e della bellezza della tromba che del jazz ha contribuito a costruirne la leggenda. E siccome sono un inguaribile esteta, nota di merito alla cover di Lena Czerniawska. Disco super.

Tracklist:
01. 3 Trumpet Canon
02. Bobby’s Canon
03. Shadows (by BLOOP)
04. Butterscones
05. Wilds (by BLOOP)
06. Twinkle Tones
07. Moons (by BLOOP)
08. Canon of Sorts
09. Ponds (by BLOOP)