R E C E N S I O N E


Recensione di Giovanni Tamburino

Stop. Pausa. Poi, azione.

Nella frenesia della città moderna, in cui si tira dritto sempre e comunque e lo svago è un vezzo del weekend, la necessità di qualcosa che rompa in maniera netta e violenta l’ansimante corsa quotidiana risulta sempre più evidente.

Allo stesso modo, in un panorama musicale orientato al rapido consumo, al riferimento chiaro e all’appeal da ricondivisione, la reazione più plausibile e, forse, più efficace, è quella di una risata sarcastica e un beat in punta di piedi.

Riflessione ed ironia, tra un febbrile flusso di coscienza e un sound ammiccante, arriva il debut album di Simone Matteuzzi: Invito per Colazione. Il disco, in uscita per Zebra Sound, presenta il giovane artista, classe 2001, come un personaggio trasversale in una realtà che sembra saper andare in un’unica direzione.

Sonorità ispirate al nu jazz, al pop, risalendo fino alle prime contaminazioni da parte della black music, proietta su uno sfondo onirico una Milano distorta dalle campionature, quasi al rallenty, per poi andarsi a posare sulle spiagge tropicali in pomeriggi afosi, come con le chitarre e marimbe in Affinchè il mare.

Un disco dall’interessante caratura intellettuale, equilibrato e ragionato non solo nel suono, quanto nei riferimenti, come l’ispirazione alla poesia di Dino Campana in Elettrico, in cui il non-sense diventa scandaglio nelle più remote profondità della ricerca del sé. Perdersi come via per ritrovarsi, la rinuncia al senso come mezzo per il raggiungimento di un significato più alto.

Un incedere all’apparenza pigro, ma pieno e intenso, una fossa oceanica dove la superficie lenta dell’acqua nasconde movimenti tettonici alle più remote profondità.

In questa contraddizione ricca di caos creativo, Invito per colazione diventa principalmente un gioco, fatto di intuizioni e non detti, di suoni che dicono più delle parole e sillabe che creano melodie, Simone mantiene dall’inizio alla fine un sorriso sornione e consapevole. Quello dello Stregatto, che sa cosa si nasconde oltre il velo, senza però prendersi il disturbo di rivelarlo.

Si puntano tutti i riflettori verso un’interiorità che viene osservata da ogni angolazione e in ogni sfaccettatura, arrivando persino a studiare le ombre deformi che finisce per proiettare.

Mutano forme e convenzioni, i suoni si raddrizzano e incurvano come materia viva e organica, smontando e rimontando con essi pensieri, realtà, verità e scherzo.

Una grande opera di costruzione, distruzione, destrutturazione, in cui riemerge il tempo. Riaffiora un senso. Riappare un sé, unico e indipendente.

Tracklist:
01. Le mele
02. ELETTRICO
03. Ipersensibile
04. Caldo
05. Invito per colazione
06. Oblomov
07. Affinché il mare
08. Vorrei essere un gatto
09. Riposo
10. Zanzare

Photo © Camilla Matteuzzi