matteo sansonetto blues revue my life began to change

Articolo di Antonio Spanò Greco

A prima vista non scommettereste un euro sulla passione di Matteo Sansonetto: faccia da bello della porta accanto, vestito da broker d’assalto e sorriso sempre pronto nascondono facilmente che il blues è parte integrante del personaggio, che Chicago è la sua città preferita e la sei corde la sua compagna da una vita. Non è difficile indovinare del perché la sua vita cominciò a cambiare, ma da allora i suoi viaggi nella Windy City sono diventati una costante, la passione per i classici dei tre King, B.B., Albert & Freddie una fede da riproporre nei suoi show, non solo nella sua regione nativa, il Veneto, ma un po’ in tutto il mondo.

Blues elettrico, intriso di soul, come nei migliori locali di South Side dove il fumo dei sigari annebbia il suono della sezione fiati, il sapore del whiskey arroventa l’ugola del cantante e la scollatura degli abiti da sera delle gentildonne rivitalizza le dita per l’assolo del chitarrista. Durante l’ultimo viaggio Matteo si chiude nel famoso Joy Ride Studio per tre giorni, assolda un nugolo di musicisti come Marty Binder alla batteria, Brian Burke al basso, Breezy Rodio alle chitarre e alla produzione, Roosevelt Purifoy all’hammond, Bill Overton e Art Davis ai fiati e Jen Williams ai cori, tutti artisti che hanno suonato in molti dischi blues. La partecipazione straordinaria di leggende come Lurrie Bell e Chris Foreman lascia il segno in brani come I was wrong il primo e My life began to change il secondo, dando ulteriore spolvero a questo lavoro composto da dieci tracce divise tra brani originali e cover di Lee Dorsey, Johnny Guitar Watson, Little Milton Campbell, Benny Latimore e un pezzo interpretato da Albert King che porta la firma di Allen Jones e Bettye Crutcher, tutti ottimamente interpretati e magistralmente eseguiti secondo la sensibilità di Matteo e la grande esperienza dei sessionman.

Un lavoro che tocca le corde dell’animo anche attraverso le canzoni scritte da Matteo, splendidi esempi di devozione ai suoi miti Albert King in I’ve been lookin for you, B.B. King in Come on in my house e l’autobiografica My life began to change che da il titolo al lavoro intensa e con un hammond da paura di Chris Foreman o la sfavillante I was wrong con Lurrie Bell sopra le righe. Possiamo dire che se nelle canzoni che portano la firma di Matteo vi è l’assoluta venerazione dei suoi amori musicali, nelle cover attinge al genere più propriamente soul per aggiungere corposità e diversificare la propria proposta musicale. Per finire non si può non applaudire Matteo per aver creato un lavoro intenso, pieno di colori, suonato alla perfezione che non potrà non appagare gli amanti del genere. Consigliatissimo anche dal vivo: Matteo sul palco è un istrione che sa come far colpo sul pubblico e destreggiarsi abilmente tra brani tiratissimi e lenti coinvolgenti.