The Mirror – visioni allo specchio di Christian Di Martino

Come provato a buttare giù due righe qualche giorno dopo la visione ma non credo di rendergli giustizia. Ancora mi devo riprendere. Bo Hu ci lascia in eredità un’opera immensa, che è nello stesso tempo la prima e l’ultima.
Purtroppo il giovane regista cinese completato il montaggio del film si suicida all’età di 29 anni.
4 ore di film che sembrano spazzare via gran parte del cinema contemporaneo. Un talento enorme che non ce l’ha fatta. Non ce l’ha fatta a sopravvivere. Un’opera sconvolgente, probabilmente la più grande opera prima che io abbia mai visto.

An elephant sitting still è doloroso, Bo Hu ci accompagna lentamente verso l’abisso dell’esistenza umana. Ma lo fa con una poesia narrativa unica e una profondità mai vista, in ogni lunga inquadratura, in ogni piano sequenza straordinario, così perfettamente parte di un mosaico ben preciso che non ce ne si rende conto. E poi quelle inquadrature “sulla” schiena di ogni personaggio come se affaticati portassero il peso di una vita non voluta.

[me l’hanno detto l’altro giorno. C’è un elefante… A Manzhouli. Se ne sta seduto lì tutto il giorno. Certe persone cercano di stimolarlo, pungolandolo con dei forconi. O forse lui si diverte a starsene lì. Non saprei. Molte persone si recano in questo luogo, solo per vederlo immobile.]

Inizia così An elephant sitting still ed è già tutto qui. Quell’elefante che si eleva su tutto, viene continuamente provocato eppure non si muove da lì. [puoi andare dove vuoi. Tu puoi. Tuttavia non troverai mai nulla di diverso. Tu sei alla ricerca di qualcos’altro. Lo capisco dal fatto che adesso sei proprio qui e ti stai guardando intorno nella speranza di trovare un luogo migliore ma non riesci ad arrivarci. Non potendoci arrivare, impara a convivere con questo posto.]

”Quando sei nato non puoi più nasconderti” si chiamava un vecchio film italiano ed è proprio così. La ricerca di altri luoghi non ci salverà da nuove sofferenze e da nuovi dolori. L’accettazione è l’unica chiave. 4 sono i personaggi principali della storia, che vagano in questi luoghi desolanti e lividi, di cui respiriamo persino la polvere e ne sentiamo l’umidità grazie alla meravigliosa lentezza di ogni scena. A un certo punto si incontreranno ma solo visivamente perché in realtà non lo faranno mai. Perché sono anime destinate alla solitudine e alla continua ricerca di un luogo migliore dove spogliarsi di tutte le sofferenze.

Bo Hu forse quel luogo lo ha trovato. Ma prima, quella scena finale, in un luogo sospeso, che è pura poesia. Riposa in pace caro Bo Hu. Ci ricorderemo di te perché fai già parte della storia del Cinema.

voto 10/10