L O O M  &  V A N I S H


Articolo di Antonio Spanò Greco

La nuova puntata della mia rubrica “Loom and Vanish” è dedicata a un gruppo emergente nel panorama del blues italiano, i Gospel Book Revisited che a breve si presenteranno sul mercato con un nuovo album, Morning Songs & Midnight Lullabies, composto interamente da brani inediti e con ospiti importanti. Umberto Poli, il chitarrista, ci parla della band e di sé stesso. Grazie Umberto, sono contento di questa opportunità!

Perché Gospel Book Revisited?

Perché ciò che suoniamo e che amiamo ascoltare parte da lì, dal Blues e dal Gospel… dal cuore sacro e profano degli Stati Uniti, dal libro dei canti di quella tradizione secolare. Canti che a noi piace stravolgere e, appunto, rivisitare… inventandone anche e soprattutto di nuovi.

Mi vuoi raccontare i vostri inizi pre 2014, i vostri percorsi prima di unirvi in gruppo?

I nostri sono quattro percorsi molto diversi, così come le nostre età. Io arrivo da svariate esperienze in ambito Blues, Southern e di canzone d’autore, Gianfranco ha un passato fortemente legato al Rock e all’Indie, Samuel è l’anima Progressive della band e Camilla quella più soul e contaminata dalla musica classica.

I punti cruciali del vostro progetto?

Suonare, divertirci, stare insieme, far sì che la nostra musica arrivi a un pubblico sempre più ampio, sfaccettato, aperto e senza preclusioni di genere.

Fin qui avete ricevuto molti elogi e consensi, ma qualche critica? Qualcosa ti ha dato fastidio?

Sono abituato a lavorare sodo, a non arrendermi mai e ad essere onesto con me stesso, in primis, e con gli altri. Gli elogi, così come le critiche – costruttive e non – servono per maturare e scoprire cose nuove, talvolta imparando a (ri)conoscere meglio i propri limiti. Questi principi sono gli stessi che animano anche la band.

Il titolo del vostro primo album in studio è emblematico. Scelta facile?

Sì, è nato in maniera piuttosto spontanea e ci ha visto subito tutti d’accordo… strano ma vero!

Punto di partenza di Morning Songs & Midnight Lullabies?

Il punto di partenza, che costituisce anche la base strutturale dell’album, è senza dubbio la dicotomia tra i brani della prima parte (le Morning Songs, energiche e solari) e quelli della seconda (le Midnight Lullabies, più delicate e introspettive).

Come nascono le vostre canzoni?

Capita spesso che io arrivi alle prove con un’idea forte di musica e parole, un nucleo da sviluppare poi successivamente insieme attraverso suggestioni, arrangiamenti e interplay. Negli ultimi tempi, abbiamo iniziato ad improvvisare con più frequenza in studio e a registrare ogni tipo di idea, spunto, riff, giro di accordi o sequenza di note.

Un aggettivo per definire i GBR e i vari componenti della band?

Se dovessi definire i GBR con un aggettivo, direi “vulcanici”… e credo che lo stesso termine si adatti bene a ciascuno dei nostri caratteri.

Ci vuoi parlare di Luther Dickinson, Fabrizio Poggi e degli altri ospiti dell’album?

Luther è musicista straordinario, uno dei miei chitarristi preferiti assieme a Neal Casal – recentemente scomparso. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e intervistarlo nel 2011 e averlo ospite sul nostro disco è stato un piccolo sogno che abbiamo potuto realizzare grazie al prezioso aiuto del nostro ufficio stampa e management, A-Z Blues. Fabrizio, invece, è un amico e un grande armonicista italiano, un’enciclopedia vivente del Blues: anche in questo caso, è stato stupendo poter intrecciare le nostre strade. Gli altri ospiti sono tutti nostri amici di lunga data, il cui apporto al disco è stato fondamentale: Cecilia (voce e arpa), Enrico D’Amico (sax tenore), Flavio Rubatto (didjeridoo e kalimba), Simone Zoja (pianoforte), Carola Maina e Federico Mori (cori).

Il complimento più apprezzato?

Un carissimo amico e fotografo ci ha detto recentemente che quando saliamo sul palco esplode tutto… e penso sia un bellissimo complimento.

Mi sono piaciuti molto gli interventi dei fiati e delle tastiere in alcuni brani. Vi presenterete anche dal vivo con una formazione allargata?

Certo, ci è anche già capitato. Quando le condizioni lo permettono, ci piace molto condividere il palco con altri musicisti e ospiti.

A breve aprirete per i North Mississippi Allstars, un’occasione unica. C’è un posto dove sogni un giorno di poter suonare?

Sicuramente in uno dei festival americani che ammiro estasiato da anni, il LOCKN’ ad esempio, oppure in location leggendarie come l’Olympia di Parigi e il Paradiso di Amsterdam.

E un artista o un gruppo con cui calcare il palco?

Chris Robinson, al primo posto.

Parlami dei testi: chi li scrive e di che cosa trattano?

Sono io l’autore dei testi. Ogni qual volta compongo musica mi viene spontaneo corredarla di parole. Molto spesso, anzi, capita che siano un titolo o una frase a far sgorgare ispirazione e suoni. Le tematiche dell’album spaziano dal concetto di libertà (Tall Tree) a quello di amicizia (Stones In My Pocket), dall’amore (Mine) alla perdita (There Comes My Time) fino al passato (Fireflies and Butterflies) e alla speranza (Dreamtime Lullaby).

La tua canzone preferita, se c’è, del vostro album?

Tutte, in fondo. Ma Stones In My Pocket occupa un posto speciale.

Una citazione sul Blues che ti è congeniale?

Te ne potrei citare a decine. Diciamo che mi piace intendere il Blues come una tavolozza di colori primari: sta poi al gruppo o all’artista creare la magia, trovando sfumature e combinazioni sempre nuove, originali.

I tre dischi che ti hanno cambiato la vita?

The Heart of Saturday Night (1974) di Tom Waits; At Fillmore East (1971) degli Allman Brothers; Back In Black degli AcDc (1980).

Gli ultimi tre dischi che ti sono piaciuti di più?

Let’s Rock dei Black Keys mi ha letteralmente conquistato, ascolto dopo ascolto. Poi, The Shape of a Storm di Damien Jurado, malinconico ed essenziale. Infine, il box set della Rolling Thunder Revue di Bob Dylan, in assoluto il mio periodo preferito (dal vivo e in studio) del menestrello di Duluth.

Artisti italiani che apprezzi?

Vinicio Capossela, Fabrizio De Andrè, Paolo Conte, Francesco Guccini, Brunori Sas, Verdena, Marlene Kuntz, Afterhours, Yo Yo Mundi, Modena City Ramblers, Gianmaria Testa, l’amico chitarrista Francesco Piu, gli eporediesi Satoyama… ma in realtà ce ne sarebbero tantissimi altri!

Grazie ancora e un grosso in bocca al lupo per il concerto a Spazio Teatro 89 e soprattutto per la finale dell’Italian Blues Challenge di Torrita.

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La recensione:

Freschi della raggiunta finale dell’Italian Blues Challenge, che quest’anno si svolgerà a Torrita di Siena, e che designerà il rappresentante italiano all’European Blues Challenge, i Gospel Book Revisited si preparano a far uscire il loro terzo lavoro, per certi versi quasi da considerare un esordio, interamente composto da inediti e con ospiti importanti. Morning Songs & Midnight Lullabies è un titolo azzeccato e identifica perfettamente le due facce, solo apparentemente in contraddizione, musicali del gruppo.

Questo disco è una sorta di viaggio personale ed esperienziale in quella che, per noi, è la musica che amiamo in tutte le sue sfaccettature dal giorno delle Morning Songs alla notte delle Midnight Lullabies” così mi racconta Umberto durante i nostri scambi di opinione. Viaggio non facile, penso, ma intrapreso con molto entusiasmo, conoscenza dei propri mezzi e tanta passione per la musica in generale. Provate a dare un’occhiata alla pagina facebook del gruppo e a leggere tra le influenze, vi troverete Jimi Hendrix e Aretha Franklin, Maceo Parker e Black Crowes mentre alla parola genere vengono indicati Blues, Rock, Soul, Southern Rock e Funk. Tutto ciò ha dato alla luce un album molto bello e gradevole, energico e delicato, roccioso e avvolgente. Le sensazioni che si hanno ascoltando gli 11 brani sono positive: colpisce l’assoluta padronanza degli strumenti e la perfetta dinamica dei suoni, nulla è lasciato al caso e ogni intervento degli ospiti è calibrato a dovere. Il già citato Umberto Poli alle chitarre, Camilla Maina alla voce, Samuel Napoli alla batteria e Gianfranco Nasso al basso sono stati bravi a portare a termine il loro viaggio seguendo la rotta dettata dal loro amore assoluto per la musica con la M maiuscola.

Le Morning Songs iniziano con Tall tree, brano che per certi versi spiazza dove la chitarra di Umberto estremizza i suoni, Page che incontra White, e la voce di Camilla assume tonalità inaspettate. Stones in my pocket ha quell’aria retrò e ammiccante, ma con i suoni dei giorni nostri, una possibile hit, il ritmo entra subito in circolo. Slow Intention è un’altra canzone che per certi versi spiazza, rock duro e possente e inserti di chitarra devastanti, i fiati nel finale sono azzeccati e incandescenti. La seguente The world is liquid presenta all’armonica il grande Fabrizio Poggi che contribuisce a rendere il brano tanto asfissiante quanto melmoso e incessante nel ritmo, Camilla alla voce è incredibile, pezzo sublime. Shine and burn non lascia tregua, crogiuolo di stili che si intersecano tra loro e danno vita a un pezzo trascinante e difficile da dimenticare, mentre Hard Mama parte dal gospel, fa un tuffo in Africa e si rinchiude nei muri della Motown Records. Mine apre le Midnight Lullabies e la slide di Luther Dickinson rende il brano di una dolcezza e una leggerezza invidiabili grazie anche alla voce sublime di Camilla e alle tastiere di Maurizio Spandre. Seguono The Key, brano sussurrato, lieve e carezzevole quasi sfuggevole ma ipnotico e Fireflies and Butterflies, canzone di impronta folk con Umberto alla weissenborn, Samuel all’udu, Gianfranco al basso acustico e la sorella di Camilla, Cecilia, che suona l’arpa e accompagna Camilla alla voce, brano magico che ci fa sognare le verdi distese irlandesi. There comes my time ospita Simone Zoja al piano che accompagna la sempre più incredibile voce di Camilla, da ascoltare in assoluto silenzio. Chiude Dreamtime Lullabies superba ninnananna con Camilla alla viola, Umberto al cigar box, Gianfranco al double bass e Samuel al glockenspel e steel drum che creano atmosfere eteree e sognanti.

Un album che va ben altre le aspettative, sorprende e spiazza e alla fine ci culla. Il 17 di ottobre apriranno le danze per i North Mississippi Allstars allo Spazio Teatro 89 di Milano. Un’occasione unica per tuffarvi nel mare dei suoni dei GBR e conoscere a fondo questa solida e splendida realtà della musica italiana.